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PALEOGRAFIA MEDIEVALE

By Nuova Storia Culturale il 10 gennaio 2012 •

La paleografia, neologismo nato nel XVIII secolo dal greco παλαιός (palaiòs), “antico” e γραφή (grafè), “scrittura”, è la disciplina che studia la storia della scrittura, specialmente quella manoscritta. Si riferisce all’arte di leggere, interpretare e spiegare le scritture antiche e di saperne riconoscere l’autenticità.
La capacità del paleografo è quella di capire e tradurre non solo il testo antico in lingua moderna, ma anche di esprimere il legame tra l’attività di chi scriveva nel passato e tutti gli aspetti dell’esistenza allora connessi a tale attività.
La disciplina si occupa dei testi manoscritti in qualsiasi lingua e di qualsiasi ambito cronologico in genere fino all’epoca di diffusione della stampa, sebbene tradizionalmente si sia occupata in prevalenza di testi medievali, scritti in lingua latina (paleografia latina) o in lingua greca (paleografia greca). Successivamente si è sviluppata anche in relazione alle diverse lingue volgari. Naturalmente ogni alfabeto costituisce una branca a sé, e così esistono anche una paleografia araba, una ebraica e così via.
Il suo apporto alla Storia consiste nella decodifica dei documenti manoscritti utilizzati come fonte, sebbene l’oggetto diretto della disciplina siano le pratiche di scrittura e la storia del segno grafico indipendentemente dal suo contenuto. Oggetto della paleografia è stabilire il genere (secondo l’area di impiego: ad esempio notarile, libraria, cancelleresca) e il tipo (secondo la stilizzazione grafica: ad esempio, scrittura merovingica, beneventana o le altre stilizzazioni nazionali) delle varie scritture, oltre che la loro data e il loro luogo di provenienza: spesso tali concetti sono collegati, dal momento che un certo tipo di scrittura si sviluppa prevalentemente in un dato luogo geografico e in una data epoca, in un dato ambito d’impiego — solo in epoca moderna la grafia diventa un fatto personale, individuale, diverso per ogni scrivente. In epoca medioevale, centri di produzione grafica che queste caratteristiche consentono di individuare sono i cosiddetti scriptoria, che costituiscono elemento basilare nella ricostruzione storica della produzione culturale.
La paleografia musicale
La paleografia musicale si occupa del particolare tipo di “scrittura” costituito dalla notazione musicale, mentre la papirologia si occupa dei testi scritti su papiro, anziché su carta o pergamena. La paleografia musicale nacque a fine XIX secolo per mano dei monaci benedettini di Solesmes.
Filologia, epigrafia, codicologia, diplomatica, archivistica
Altre discipline ad essa correlate o che di essa si avvalgono sono la filologia, l’epigrafia, la codicologia, la diplomatica, l’archivistica.
Nel 1600
Nasce la paleografia a sussidio degli studi di diplomatica con lo scopo di determinare la cronologia e i caratteri dei vari tipi di scrittura, al fine di poter verificare l’autenticità di documenti manoscritti.
Atto di nascita si considera il De re diplomatica (1681), pubblicato a Parigi dal monaco benedettino della congregazione di San Mauro Jean Mabillon. Negli ultimi quattro capitoli di ques’opera si tenta per la prima volta una distinzione sistematica dei generi di scrittura e una loro classificazione e datazione.
Nel 1700
Bernard de Montfaucon (1655-1741), monaco benedettino, pubblica Palaeographia Graeca; con quest’opera che dà il nome alla scienza s’iniziano gli studi sulle scritture greche.
In Italia, il marchese Scipione Maffei (1675-1755) pubblica, fra le altre cose, la sua Istoria diplomatica.
René Tassin e Charles Toustain, monaci benedettini della congregazione di San Mauro, pubblicano a Parigi il Nouveau traité de diplomatique (Nouveau traité de diplomatique, où l’on examine les fondemens de cet art: on établit des règles sur le discernement des titres, et l’on expose historiquement les caractères des bulles pontificales et des diplomes Donnés en chaque Siècle: … par deux Religieux Bénédictins de la Congrégation de S. Maur).
Nel 1800
La paleografia conquista una più approfondita coscienza critica e le ricerche si orientano verso una localizzazione e una più precisa individuazione delle scritture:
In Francia
L’École nationale des chartes fondata a Parigi, il cui maggior rappresentante, Léopold Delisle, studiò i caratteri del centro scrittori di Tours.
L’École pratique des Hautes Études fondata a Parigi, il cui maggior rappresentante fu Émile Châtelain.
Nel 1900
In Germania: Wilhelm Wattenbach trattò per primo scientificamente gli argomenti relativi ai caratteri esterni dei manoscritti.
Ludwig Traube, fondatore della Scuola di Monaco, inserì definitivamente la paleografia nella storia della cultura mettendo in luce la sua importanza come componente della ricerca filologica.
Paul Lehmann e Bernard Bischoff ereditarono l’insegnamento del Traube.
In Inghilterra : Rand Elias Avery Lowe
In Italia: Luigi Schiaparelli, Vincenzo Federici, Giulio Battelli; Giorgio Cencetti
Dopo la Seconda guerra mondiale alcuni studi di Robert Marichal e di Jean Mallon hanno riproposto con un nuovo orientamento la metodologia e la nomenclatura delle scritture.
Oggi la paleografia è considerata una scienza autonoma.
Oggetto della paleografia
Concetti
Come detto, la paleografia studia la scrittura; a tale scopo, essa si avvale di diversi concetti:
una maiuscola è una lettera compresa in un sistema bilineare: essa è inclusa tra due linee parallele immaginarie, senza fuoriuscirne: esempio “A B C D E F G H I J ecc.”;
una minuscola è una lettera il cui corpo principale è compreso in un sistema bilineare, mentre altre due linee immaginarie, una sopra e una sotto, delimitano i limiti delle aste ascendenti o discendenti: esempio “a b c d e f g h i j ecc.”; in generale comunque, e soprattutto per quelle minuscole senza aste (e quindi anch’esse comprese in un sistema bilineare), la differenza tra maiuscole e minuscole è di grandezza relativa (“C c”) o di forma (“E e”);
un legamento o una legatura è il collegamento tra due lettere: si ottiene quando esse vengono tracciate di seguito, senza staccare la penna (o in generale lo strumento con il quale si scrive) dal foglio (o in generale dal supporto scrittorio);
un tratto è la parte costituente di una lettera;
un nesso è l’unione di due lettere, in modo tale che esse abbiano in comune almeno un tratto: esempio “æ” per “ae”;
la forma o disegno è l’aspetto delle lettere;
il modulo è la loro misura: può essere grande, medio o piccolo;
il tratteggio è il modo in cui i tratti vengono eseguiti: quindi quanti tratti, in quale ordine e con quale direzione ogni lettera è tracciata;
l’andamento o ductus è il modo in cui si scrive: in particolare si dice posato se la scrittura è diritta e con pochi legamenti, corsivo se è essa è realizzata senza staccare la penna dal foglio, per cui ha molti legamenti e in genere è inclinata;
l’angolo di scrittura è la posizione in cui si trova lo strumento scrittorio rispetto al foglio.
Storia della scrittura
Studiando il modo in cui tutti questi concetti vengono applicati, consapevolmente o inconsapevolmente, nella pratica della scrittura, la paleografia identifica una determinata scrittura, dotata di certe caratteristiche. La paleografia poi ne ricostruisce la storia, studiando quali scritture si sono succedute nel tempo e nello spazio e in quale modo esse si sono evolute dall’una all’altra.
Nell’ambito della paleografia latina, per esempio, si avvincendano le seguenti scritture:
Capitale libraria



I secolo a.C. – VI secolo d.C.
Scrittura libraria maiuscola, dall’andamento posato, con lettere rigidamente separate. Deriva dalla trasposizione dei modelli di scrittura usati sulle lapidi (scrittura epigrafica). La formazione della capitale libraria è legata alla nascita di una letteratura latina vera e propria (III – I secolo a.C.) nonché all’uso di strumento flessibile (calamo) e di un materiale morbido (papiro ) invece della tavoletta cerata e dello stilo che costringevano a una scrittura rigida e spigolosa. La capitale libraria era destinata ai codici più lussuosi. Nell’antichità classica era usata nella poesia pagana. La larghezza dello specchio di scrittura era calcolata in funzione della lunghezza media dell’esametro (misura metrica molto diffusa nella poesia latina). (Ilaria Sabbatini)
Aspetto:
forte chiaroscuro
angoli più rotondi della scrittura epigrafica
trattini o ingrossamenti a spatola in fondo alle aste
 
Esempio di scrittura Capitale libraria
Minuscola antica



Scrittura d’uso comune, talvolta usata come scrittura libraria, è una minuscola dall’andamento posato. Viene eseguita con un angolo di scrittura di 75°- 85°. La formazione della minuscola antica è frutto di un mutamento della scrittura d’uso comune (maiuscola) a sgraffio, in un periodo in cui si verifica una grande diffusione della scrittura a tutti i livelli sociali e culturali. La sua comparsa coincide con l’adozione della pergamena e con la modifica del taglio della penna. Non si tratta di un tipo grafico specifico ma di un insieme di scritture diverse e individuali ma simili destinate ai libri di minore pregio e a tutti gli altri usi comuni. E’ usata nella poesia pagana. Deriva da un processo grafico che ha modificato le lettere maiuscole dell’alfabeto romano in senso corsiveggiante, con arrotondamento degli angoli.
Aspetto:
dimensioni piccole
inscrivibile in quattro linee parallele (minuscola)
tratteggio contrastato
 
Esempio di Minuscola antica
Libraria onciale



II-IX secolo
La onciale è una scrittura libraria, minuscola in quanto riprende le forme dell’alfabeto minuscolo però nell’aspetto simile ad una maiuscola. E’ caratterizzata da un andamento posato e da un tratteggio rotondeggiante. Elaborata a partire dalla minuscola primitiva del tipo calligrafico usato nei libri. Questa grafia è nata in Africa in ambiente latino-cristiano. La sua origine è legata all’influenza della maiuscola biblica (di derivazione greca) e all’adozione della penna d’oca, che permetteva una notevole facilità nel disegno delle curve. Studiata per ottenere maggiore qualità e solennità del manoscritto senza abbandonare l’andamento minuscolo, l’onciale mantiene le forme della minuscola, ma ha l’aspetto della maiuscola. E’ ottenuta dalla minuscola tramite l’arrotondamento e l’ingrossamento del corpo della lettera e l’accorciamento dei tratti ascendenti e discendenti in modo da essere compresa in un sistema bilineare. E’ una scrittura destinata ai libri sacri.
Aspetto:
schiacciamento della minuscola in un sistema bilineare
tratteggio fluido e forme circolari
orientamento obliquo dei pieni.
 
Esempio di minuscola onciale
-libraria semionciale, V-IX secolo
semionciale insulare (nelle isole britanniche)
-minuscola corsiva, IV-X secolo
-precaroline, evolutesi dalla semionciale e dalla corsiva: minuscola merovingica, minuscola visigotica e minuscola beneventana, VII-XIII secolo

Minuscola carolina



VIII-XII secolo
Nell’Italia centro-Settentrionale Alto-medievale il particolarismo grafico ebbe la sua massima espressione. Erano molti i centri di produzione come i capitolari che erano legati ai grandi centri monastici di nuova fondazione : Bobbio(613), Novalesa(726) , Nonantola(metà dell’VIII secolo). In questi centri si adoperavano diversi tipi di scrittura, alcuni vicini alla semi-onciale o all’onciale , ma presentavano questi alcuni elementi corsivi , o comunque tratteggi contrastanti con il canone classico; altri invece usavano una più accurata e posata scrittura della corsiva documentaria locale e perciò ricchi di legamenti e di elementi corsivi. Questi ultime possiamo definirle scritture pre-caroline italiane, o come lo nomina il Pratesi: “scritture altomedievali”.
Verona fu uno dei primi centri ad adottare la minuscola Carolina(VIII-IX secolo).
Nell’alto Medioevo si era persa oltre all’unità politica ed economica , anche l’unità grafica. Ma con Carlo Magno si ritorna ad una unificazione della scrittura , si sviluppa nell’VIII-IX secolo una scrittura con più pulizia formale e con più rotondità, chiamata Carolina.
La Scrittura Carolina è una scrittura libraria per eccellenza. Ci sono molte teorie su come sia nata: nella Francia Occidentale o nella Francia Orientale; alcuni sostengono che risale dalle varie pre-caroline in Francia. Lo studioso Cencetti sostiene  che la carolina non deriva dalle pre-caroline francesi, ma  dalla minuscola libraria. Pratesi dice che la Carolina canonizzata è un fenomeno tardo e che risale a Ludovico II.
Carlo Magno era molto sensibile al problema della scrittura e della cultura e all’unificazione della scrittura per questo si fa promotore dell’unificazione grafica nel suo Impero.
Caratteristiche
La carolina è una varietà minuscola, rotonda nelle forme, con lettere nettamente separate, dall’andamento posato nell’uso librario. Diffusa anche nell’uso documentario fin dal IX secolo (cancelleria imperiale). E’ di lettura immediata e riprende il modello grafico della minuscola antica. Varie ipotesi sono state formulate a proposito della sua origine. L’ipotesi più attendibile è che l’azione di elaborazione della carolina sia partita da più centri. La nuova scrittura sarebbe nata, nei secoli VIII – IX, dall’imitazione della minuscola primitiva romana dei secoli IV e V, in concomitanza con la riproposta degli antichi testi latini rinvenuti dopo due secoli di oblio, e non in un centro unico ma contemporaneamente in una vasta area europea. Importante ruolo ha avuto la scrittura minuscola scolastica di livello elementare in quanto è stata la pratica scolastica ad aver conservato inalterati i modelli grafici della minuscola antica. Tutto questo si colloca nell’ambito della riforma culturale promossa nell’impero da Carlo Magno, riforma che ebbe tra gli effetti principali l’allargamento dell’istruzione a tutti i livelli sociali (potenziamento delle strutture scolastiche) e l’aumento della produzione libraria tra VIII secolo e IX secolo. Ulteriori effetti della riforma carolingia furono anche: la miglior organizzazione dei centri scrittorii e una più accurata preparazione grafica e grammaticale dei copisti, come era disposto dal capitolare di Aix-la-Chapelle del 789 e dalle deliberazioni del Concilio di Tours dell’813. A partire da questo periodo nella produzione libraria si impone un uso gerarchico dei vari tipi di scrittura: i titoli erano scritti in capitale libraria, i testi in minuscola carolina e così via.
Aspetto:
rotondeggiante e uniforme
lettere fortemente separate
assenza di legamenti e abbreviature
simile alla minuscola primitiva
non contrastata
con aste ingrossate a forcella alle estremità
 
Esempio di scrittura carolina



 
Altro esempio di scrittura carolina
Gotica



XII-XIV secolo
Scrittura libraria dall’andamento posato e tratteggio angoloso, derivante da una particolare esecuzione della carolina scomposta in pochi elementi costitutivi. Rispetto alla carolina l’andamento è irrigidito, i contrasti tra pieni e filetti sono esagerati, le forme rotonde acutizzate. La sua origine è in relazione con l’uso, fin dalla seconda metà del secolo XI, della penna animale con taglio obliquo a sinistra (cosa che si capisce dall’attacco superiore delle aste verticali che risulta appunto obliquo a sinistra). Ciò conferisce ai tratti orizzontali uno spessore pari a quello dei tratti verticali, mentre i tratti obliqui si riducono a sottili filetti. Nelle curve si verifica una spezzatura per la repentina riduzione di spessore del tratto. Il luogo di origine è la zona costituta dalla Francia settentrionale e dall’Inghilterra meridionale. La sua formazione coincide con l’aumento della produzione libraria e con il sorgere delle grandi università.
Alla comparsa del nuovo stile grafico si accompagna anche:
-l’affermazione di un tipo di libro scolastico o da studio
-una impostazione della pagina che contempla ai margini esterni e inferiori un ampio spazio per le glosse (spiegazioni letterali) e i commenti con il testo distribuito su due colonne fitte di scrittura
-un notevole uso di abbreviazioni convenzionali
-una più chiara divisione delle sezioni mediante l’uso di iniziali a colori, di maiuscole, di rubriche, di paragrafatura, di segni di interpunzione e di divisione del testo
Aspetto:
scrittura angolosa con curve spezzate
aspetto compatto
aste poco sviluppate
aste inferiori ripiegate a destra con un trattino
abbreviazioni numerose
 
Esempio di scrittura Gotica
Minuscola Cancelleresca



XIII – XIV secolo
Scrittura minuscola, dal tratteggio fluido e dall’andamento corsivo. Risulta dall’evoluzione corsiveggiante della carolina di uso documentario. In generale le scritture corsive sono tracciate con calamo a punta acuta, mentre le librarie con calamo a punta quadra o obliqua; la rapidità del tracciato della corsiva mette in evidenza il tratteggio e l’andamento. Nell’andamento corsivo il tratteggio invisibile (cioè quei movimenti che permettono di passare da una lettera a un’altra nella stessa parola) è eseguito senza staccare il calamo dal foglio: queste sono legature); nell’uso librario il tratteggio invisibile è eseguito con il calamo levato. La minuscola cancelleresca è caratterizzata dalla marcata legatura delle lettere. Usata da scriventi non di professione (notai, banchieri, commercianti). Per un lungo periodo l’affermazione della carolina in campo documentario comportò, per la sua stessa natura grafica, una netta rinuncia alla corsività. La stessa forma mozza della punta della penna impediva l’esecuzione dei legamenti tipici di ogni scrittura corsiva. Di conseguenza si ebbe, tra IX e XII secolo, una forte analogia tra grafia libraria e grafia documentaria, o di uso comune. All’origine dell’innovazione in senso corsiveggiante sta la diffusione del notariato, la sempre maggior diffusione della documentazione scritta di tipo privato, l’affermarsi del volgare come lingua letteraria, la concentrazione intellettuale delle università e, da un punto di vista materiale, l’adozione di una penna a taglio centrale. La nuova scrittura ebbe in Firenze un centro di elaborazione e diffusione. Il fenomeno si spiega con l’ampia diffusione della scolarizzazione nella città e con il conseguente aumento dell’alfabetizzazione a tutti i livelli sociali. Si deve inoltra pensare che la società fiorentina ebbe un altissimo livello culturale legato alla presenza di grandi personalità letterarie. Scrittura originariamente di uso documentario e quindi di esecuzione veloce, quando si diffuse in campo librario, la cancelleresca assunse andamento posato e forme calligrafizzate. Nel passaggio all’uso librario divenne la scrittura propria dei testi primi volgari o volgarizzati, non però delle opere della cultura universitaria o ecclesiastica.
Aspetto:
rotondità del corpo delle lettere
legamenti accentuati
uso di svolazzi, code e bandiere
 
Esempio di scrittura Minuscola Cancelleresca
Mercantesca



XIV – XVI secolo
Scrittura minuscola, dal tratteggio dritto e rigido, dall’andamento corsivo (penna a taglio tondo). Si tratta di una variante della corsiva documentaria: essa fu in origine la scrittura dei registri dei mercanti. Usata largamente a Firenze, questa scrittura nasce nell’ambito d’uso comune, sotto l’impulso dell’esigenza dei borghesi di provvedersi di una documentazione scritta ad uso professionale. Infatti se pure esistevano i notai, pronti a soddisfare tutte le necessità, per certa documentazione, le categorie imprenditoriali esigevano il segreto più assoluto e quindi avevano la necessità di redigere certi atti di propria mano. Del resto i notai usavano per gli atti la lingua della loro professione: il latino, ostico e inadeguato ai bisogni dei neo-borghesi. Nel ‘400 la mercantesca, in forma calligrafica, fu adoperata anche in ambito librario, nella copia di testi volgari (Commedia e Decameròn), in volgarizzamenti di opere dei padri della Chiesa, in opere minori, in diari (ricordanze) e cronache, in trattati tecnici, sempre però entro codici cartacei di scarso valore commerciale. In questa scrittura manca un sistema di maiuscole e la punteggiatura.
Aspetto:
forme larghe e tonde (dal corpo schiacciato)
aste brevi e occhiellate
scrittura dritta e rigida, con pochi legamenti
 
Esempio di scrittura Mercantesca
Littera Antiqua



1400 circa
Scrittura che costituisce una operazione puramente intellettuale e che consiste in una riproduzione della minuscola carolina nelle forme delle lettere e negli usi grafici, nelle abbreviazioni, nell’aspetto e nella fattura dei codici, nella rigatura e nell’ornamentazione. Il nome è significativo in quanto esprime la successione tra la minuscola carolina, considerata antiqua, e la gotica in rapporto ad essa moderna. Questa evoluzione era stata preceduta dal particolare modello grafico adottato dal Petrarca, la semigotica, consistente in una gotica realizzata con la chiarezza e l’eleganza grafica della carolina . In realtà questa riforma altro non era se non un riflesso del clima culturale dell’epoca, tutto teso alla ricerca e all’imitazione delle testimonianze della cultura antica, greca e latina. Opere classiche che all’insaputa degli estimatori quattrocenteschi, erano scritte non nella scrittura di epoca romana di epoca romana, bensì in quella di epoca altomedievale: la carolina in cui erano state trascritte ai tempi della riforma culturale. Questa scrittura fu arricchita dall’introduzione di un sistema di maiuscole dedotte dalle capitali epigrafiche di epoca classica.
Aspetto:
aste marcate e sinuose
piccoli ingrossamenti triangolari alle estremità delle aste
forme rotondeggianti
 
Esempio di Littera Antiqua
Bibliografia
E. M. Thompson, Paleografia greca e latina, trad. ital., Milano, Hoepli, 1940.
Giorgio Cencetti, Paleografia latina, Jouvence, Roma 1978.
Armando Petrucci, Breve storia della scrittura latina, Bagatto Libri, Roma 1992.
Il materiale di questo articolo è tratto, con alcune modifiche e aggiornamenti, da Wikipedia, con il supporto indispensabile delle notazioni della Dott.ssa Ilaria Sabbatini, il cui lavoro è patrocinato dall’Istituto Storico Lucchese.

 
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