l'arco - ASDPS ARMIS ET LEO

Vai ai contenuti

Menu principale:

l'arco

le armi

L'ARCO




arciere


L'arco è stata una delle più importanti tappe del pogresso umano. Anche se gli storici continuano a discutere sull'esatta data di nascita, si puo raginevolmente considerarlo un'arma già affermata cinquantamile anni or sono. Ne sono testimonianza la presenza in forma perfezionata fra lòe antiche pitture rupestri di Altamira, che risalgono al paleolitico superiore, dove ne è raffigurato un tipo "lungo" e "ricurvo" dove le frecce appaiono già dotate di impennaggio: altro enorma passo avanti in quella che sarà chiamata la scienza dell'arcieria. Le penne, generalmente d'oca, disposte presso la cocca, danno al dardo la stabilità del volo e assicurano una migliore traiettoria verso il bersaglio. 
 
Non tratteremo qui tutti i diversi tipi di arco che hanno fatto la storia di numerose e sanguinose battaglie, ma ci soffermeremo in particolare sul re degli archi per autonomasia: il longbow o arco lungo inglese.




arco lungo inglese - longbow




punte di frecce


Lo sviluppo di questo tipo di arco avvenne probabilmente nel sud del Galles, ma sovrani come Riccardo I e re Giovanni continuarono a preferire nelle loro battaglie i balestrieri mercenari anzichè gli abilissimi arcieri gallesi. Solo sotto il regno di Edoardo I il longbow divenne l'arma preferita dagli inglesi nelle loro battaglie. Nel 1248 a Falkirk, una forza mista di Inglesi e arcieri Gallesi sconfisse gli Scozzesi, dimostrando il terribile potenziale delle frecce scagliate in massa a grande distanza. L'efficacia di quest'arco sul campo di battaglia è testimoniata da vari episodi. Ben nota è, ad esempio la battaglia di Poitiers del 19 Settembre 1356 e la giornata di Crécy, dove gli arcieri di Edoardo II d'Inghilterra, armati di arco lungo, il 26 agosto del 1346, al ritmo di dodici frecce al minuto, sgominarono i rinomatissimi balestrieri genovesi, al soldo di Filippo VI di Francia, che, per un solo colpo, fra caricamento e scatto, impiegavano almeno mezzo minuto. Pare sia stata questa la causa del disastro, non già la pioggia che aveva inumidito le corde delle balestre, tendendole più del necessario, come a lungo sostenuto dagli storici. Dopo i balestrieri le frecce di Crécy cercarono, ad uno ad uno, i cavalieri, facendone una tale strage che la cavalleria feudale finì praticamente di avere peso tattico. Per comprendere la portata di questa vittoria inglese, basta osservare il rapporto delle forze scese in campo: per gli inglesi 3.900 cavalieri, 11.000 arcieri e 5.000 fanti; per i francesi 12.000 cavalieri, 6.000 balestrieri mercenari, 20.000 guardie cittadine e una divisione di cavalleria sotto il comando del re Giovanni di Boemia.



battaglia di agnincourt

Bastò un'altra strage ad Agincourt, nel 1415 (10.000 caduti Francesi contro soli 1600 Inglesi), per far cessare un predominio che durava da mille anni. Il cavaliere restituiva al fante il ruolo di protagonista sul campo di battaglia.
 

Quest'arco è ricavato da un unico pezzo di legno, solitamente tasso, ed era un'arma formidabile quando usata da arcieri altamente addestrati. Le sue frecce,di legno di frassino o di betulla con punte d'acciaio di varia foggia, erano mortali a distanze di 100 - 150 metri e quando venivano scagliate a "pioggia" dagli addestratissimi reparti inglesi, seminavano morte e scompiglio nelle fila dell'esercito nemico. Si pensi che in una sola battaglia, potevano essere scagliate qualcosa come 300 - 350 mila frecce e che, quando gli arcieri finivano per così dire le "munizioni", venivano mandati dei valletti sul campo, che a rischio della propria vita, raccoglievano le frecce conficcate nel terreno. La sua lunghezza non era standard, ma variava da pezzo a pezzo ed era pari generalmente, all'apertura delle braccia di un uomo che, per un uomo alto,corrisponde circa alla sua altezza. La potenza era generalmente di 100 - 120 libbre (circa 45 - 55 Kg) più che sufficienti a forare anche le più dure corazze del 14° e 15° secolo. Il segreto di ogni buon arciere consisteva nella costante pratica con quest'arma. L'insegnamento iniziava già dall'infanzia e i giovani arcieri incrementavano progressivamente la precisione di pari passo alla potenza dell'arco. Le autorità dell'epoca disposero ordini affinché il tiro con l'arco fosse praticato continuamente anche escludendo altre forme di sport e passatempi. In ogni villaggio inglese alla domenica mattina, dopo le funzioni religiose, si potevano osservare gare di tiro con l'arco alle quali assistevano dei reclutatori che selezionavano i migliori arcieri che sarebbero andati a formare i reparti usati dai re nelle loro guerre. Le gare sostanzialmente erano divise in gare di precisione, gare di velocità e gare di distanza: le gare di precisione, com'è facile intuire, consistevano in tiri a media distanza su bersagli fissi o mobili, come per esempio a zucche appese e fatte oscillare; le gare di velocità, finalizzate ad allenare le truppe al tiro veloce, consistevano in sfide organizzate in gruppi di 6 arcieri che, in fila indiana, dovevano raccogliere altrettante frecce dal terreno, caricare l'arco e scoccare sul bersaglio; vinceva la gara la squadra che riusciva a completare il tiro delle 6 frecce nel minor tempo; le gare di distanza o gare "clout" consistevano in lanci di precisione a lunghe distanze dove l'arciere era impegnato in tiri a parabola che richiedevano una particolare abilità nel calcolare l'angolazione del tiro e nel dosare lo sforzo di trazione. Questo tipo di tiro, in particolare, simulava il tiro a pioggia,"clout" appunto, che letteralmente significa "colpo secco", fu ampiamente utilizzato dagli arcieri Inglesi nelle famose battaglie a cui si accennava in precedenza con effetti devastanti. Durante il regno di Edoardo III le proporzioni furono usualmente di 2 arcieri per ogni soldato. Ad Agincourt questa proporzione fu incrementata a cinque a uno e, vent'anni dopo, aumentò a sei, sette, o anche dieci archi per ogni lancia.


 

 
arcere inglese




cliccare sulla linea blu per inizio pagina



 
Torna ai contenuti | Torna al menu