le crociate - ASDPS ARMIS ET LEO

Vai ai contenuti

Menu principale:

le crociate

il cavaliere

COSA ERANO LE CROCIATE IN TERRA SANTA



Goffredo di Buglione in terra santa

Le crociate furono una serie di guerre, combattute tra l'XI e il XIII secolo fra eserciti raccolti da regni cristiani europei ed eserciti musulmani prevalentemente sul terreno dell'Asia minore e nel  Mediterraneo orientale. Poiché esse furono benedette  e spesso invocate dal Papato e motivate da un sentimento eminentemente religioso che intendeva liberare dall'occupazione musulmana la terra ove nacque, predicò e morì Gesù Cristo, vengono spesso definite "guerre di religione". Tuttavia, esse ebbero di fatto anche non trascurabili moventi politico-economici all'interno del mondo feudale medievale europeo e bizantino, e come concreto fine la difesa dei Cristiani in Terra Santa contro i musulmani. Sono altresì considerate da molti, storici e non, come la risposta della Cristianità al jihad islamico del VII secolo, dal momento che la Palestina (come anche il Nord Africa) erano state terre cristiane dal II/III secolo fino alla vittoriosa avanzata islamica. Per altri studiosi, invece, si trattò di una serie di cruente aggressioni armate che miravano a conseguire un personale arricchimento materiale e d'immagine. Malgrado il duro giudizio di questi ultimi e l'uso negativo del termine quando si voglia sottolineare un conflitto i cui moventi siano esclusivamente ideologici (come sinonimo quindi di guerra santa), la parola conserva nondimeno in gran parte la sua originaria valenza semantica positiva, quando ad esempio viene usata per raccomandare alcune campagne caratterizzate da un forte afflato culturale o sociale
(crociata contro il fumo, contro le droghe o contro l'alcool).
Numerose crociate furono caratterizzate da violenze insensate. La più veemente tra esse fu probabilmente la quarta, che portò alla devastante conquista di Costantinopoli, a dispetto della comunanza di fede religiosa, che indebolì in modo notevole la solidità dell' Impero bizantino anche grazie alla nascita dell' Impero latino di Costantinopoli, avviando un inarrestabile declino che culminerà con il suo definitivo annichilimento da parte ottomana nel 1453.




Castello di biblos

La prima crociata fu quella che ottenne i maggiori successi e portò alla nascita degli stati crociati d'  Outremer che sopravvissero fino al 1303. Alla prima crociata seguirono altre spedizioni (8 crociate ufficiali) nel corso del XII e XIII secolo che però quasi mai raggiunsero gli obiettivi che si erano prefissate.
Comprendere questo periodo storico, inserito  nell'ambiente naturale in cui si è sviluppato, ma anche confrontato con altri esempi di crociate, può significare una miglior comprensione di alcuni aspetti della storia attuale quali il perchè si sente ancor oggi parlare di “crociate” o di jihad, spesso non si comprende bene o si travisa il significato reale, dimenticando spesso che le origini si trovano nella storia, pur nella loro attualizzazione attuale.
Conoscendo  meglio un po' del nostro passato, si riesce forse e comprendere l'attuale presente, riuscendo, ognuno nel proprio piccolo, a progettare un futuro più sostenibile. L'oceano è formato da tante piccole gocce ognuna con la sua particolarità e importanza unica.

La prima crociata fu quella che ottenne i maggiori successi e portò alla nascita degli stati crociati d'  Outremer che sopravvissero fino al 1303. Alla prima crociata seguirono altre spedizioni (8 crociate ufficiali) nel corso del XII e XIII secolo che però quasi mai raggiunsero gli obiettivi che si erano prefissate.
Comprendere questo periodo storico, inserito  nell'ambiente naturale in cui si è sviluppato, ma anche confrontato con altri esempi di crociate, può significare una miglior comprensione di alcuni aspetti della storia attuale quali il perchè si sente ancor oggi parlare di “crociate” o di jihad, spesso non si comprende bene o si travisa il significato reale, dimenticando spesso che le origini si trovano nella storia, pur nella loro attualizzazione attuale.
Conoscendo  meglio un po' del nostro passato, si riesce forse e comprendere l'attuale presente, riuscendo, ognuno nel proprio piccolo, a progettare un futuro più sostenibile. L'oceano è formato da tante piccole gocce ognuna con la sua particolarità e importanza unica.




crociati contro saraceni





CONTESTO STORICO




crociati


La parola spagnola cruzada risale alla metà del XIII secolo, allorché l'epoca di quelle che oggi chiamiamo Crociate era praticamente conclusa. L'uso storiografico della parola "crociata" fu affare della fine del XVIII secolo. Il nome deriva dalla croce che i partecipanti alla crociata avevano cucita sulle vesti, che simboleggiava il loro pellegrinaggio e i voti contratti. Nelle fonti antiche si può semmai trovare l'espressione cruce signati riguardo ai crociati anche se i soldati bizantini chiamarono loro stessi "Soldati della Croce" già all'epoca di Eraclio. Per indicare le Crociate veniva usata anche l'espressione negotium crucis

Espansione musulmana (Jihad)



Maometto

Negli ultimi anni di vita di Maometto, dopo aver sottomesso le vicine tribù pagane, i musulmani si volsero verso la vicina provincia bizantina di Tabuk. Il loro scopo era la conquista di nuove terre e il dominio sugli infedeli. Lo stesso Maometto, secondo una tradizione, quasi certamente priva di fondamenta storiche, avrebbe scritto all'imperatore bizantino Eraclio. «Il Profeta di Allah ha scritto a Cosroe (re di Persia), a Cesare (imperatore di Roma, cioè Eraclio), a Negus (re di Abissinia) e a tutti gli altri sovrani per invitarli a convertirsi ad Allah il Magnifico» . Li esortò quindi ad abbracciare l'Islam, se volevano essere risparmiati . Ovviamente nessuno accettò la proposta e poco tempo dopo la morte di Maometto i musulmani attaccarono l'Impero bizantino infervorati dalle parole del Profeta che prometteva il perdono di qualsiasi loro peccato a quanti avrebbero conquistato Costantinopoli.
Nel 636 i musulmani Arabi ottennero una schiacciante vittoria sull'esercito bizantino nella battaglia del Yarmuk e completarono in tal modo la conquista dell'intera Siria. Lo stesso Umar-ibn al Katar, successore di Maometto, ricordò le istruzioni relative alle alternative poste agli infedeli: la conversione, la sottomissione (dimmitudine concessa solo ad ebrei e cristiani ma poi estesa anche a induisti e buddisti) o la morte per i pagani . Caddero poi in breve tempo Antiochia, Gerusalemme (che fu saccheggiata) e tutta la Mesopotamia bizantina. Da qui gli Arabi si diressero in Armenia mentre contemporaneamente cominciava l'avanzata in Egitto. Alla flebile resistenza bizantina i musulmani, guidati da Amr-al-A, risposero con feroce efficienza. Durante l'occupazione dell'isola di Nikiou le donne e i bambini stessi, rifugiati nelle chiese, furono uccisi.


«Essi invasero la Cilicia e si procurarono molti prigionieri, e quando arrivò Mu awiya ordinò che tutti gli abitanti fossero passati a fil di spada; [...] Quindi, dopo aver raccolto tutte le ricchezze della città presero a torturare i capi affinché mostrassero i tesori nascosti. In quel disgraziato paese essi ridussero in schiavitù l'intera popolazione.»


In breve tempo le armate arabe conquistarono ampie regioni e arrivarono alle porte dell'Europa cristiana, assediandola sia da est sia da ovest: occuparono infatti Cipro, Rodi, Creta e la Sicilia, portandosi via ricchi bottini e migliaia di schiavi; invasero quindi la Spagna e organizzarono più spedizioni volte al saccheggio della Fancia meridionale, come successe nel 792 quando Hisham, emiro di al-Andalus, chiamò tutti i musulmani al jihad
Nell'827 ai combattenti del jihad fu presentata una nuova spedizione religiosa: la Sicilia. Gli arabi la invasero depredando e saccheggiando i villaggi, accanendosi in  particolare contro le chiese. La loro dominazione sull'isola durò fino al 1091 quando essa venne conquistata dai noprmanni. Contemporaneamente l'esercito bizantino fu annientato dai turchi selgiuchidi a Manzicerta, spianando la strada all'occupazione musulmana dell'Asia Minore.
«a combattere contro gli infedeli finché essi non avessero ammesso che non vi era altro Dio al di fuori di Allah e che Maometto era il suo messaggero.».



crociati




Situazione nel Vicino Oriente




cristianità prima delle invasioi islamiche


Con la conquista islamica di Gerusalemme nel 638, la situazione dei cristiani conobbe alcune obiettive difficoltà, anche se non si verificarono vere e proprie persecuzioni iniziarono le violenze ai danni dei sudditi non-musulmani (i cristiani in particolare, ma anche gli ebrei) costretti allo stato di dimmitudine.
Infatti, mentre i pagani subirono dall'Islam politico una conversione forzata, agli ebrei e ai cristiani, chiamati dal Corano “Gente del Libro” , fu concesso di rimanere a vivere nelle loro terre, continuando a professare liberamente la propria fede, malgrado conoscessero alcune discriminazioni rispetto ai sudditi musulmani e fossero costretti a sottostare ad alcune condizioni socialmente restrittive. Non era loro concesso infatti costruire, ma solo restaurare, luoghi di culto. Dovevano vestire in modo particolare (era teoricamente obbligatorio il zunnar - una fascia di tessuto stretta alla vita - che nei fatti non fu però quasi mai indossato). Non potevano avere armi né cavalli, non potevano vendere alcolici o mangiare carne di maiale, non potevano esporre le croci in pubblico o recitare a voce alta la Torah e il Vangelo; infine era loro imposta una tassa sulla persona (gizya) che veniva inizialmente riscossa mediante un cerimoniale particolare: l'esattore colpiva il dhimmi sul capo e sulla nuca affinché ricordasse di essere un cittadino di grado inferiore. Ovviamente non era concesso ai dhimmi fare opera di proselitismo tra i musulmani, pena la condanna a morte, né testimoniare contro un musulmano in un procedimento giudiziario, venendo quindi ad essere potenzialmente assoggettati agli eventuali abusi di qualche prepotente musulmano.
La situazione dei pellegrini non era certo migliore.
All'inizio dell'VIII secolo ne furono crocifissi 60 che provenivano da Amorium; altri furono giustiziati dal governatore musulmano di Cesarea con l'accusa di spionaggio mentre, con la minaccia di saccheggiare la Chiesa della Resurrezione, veniva estorto denaro ai viandanti. Alla fine dello stesso secolo fu proibita l'esposizione della croce all'interno di Gerusalemme, fu incrementata la tassa sulla persona e fu impedito ai cristiani di impartire insegnamenti religiosi ad altri, anche ai figli stessi. Nel 789 furono saccheggiati diversi monasteri tra cui quello di San Teodosio a Betlemme mentre, all'inizio del IX secolo, le persecuzioni si fecero così dure che molti cristiani  fuggirono a Costantinopoli e nei territori bizantini. Nel 937 toccò alle Chiese del Calvario e della Resurrezione essere saccheggiate e distrutte.






niceforo foca

Con l'intento di riconquistare la Siria, perduta nel VII secolo, l'Impero bizantino decise di intervenire nella seconda metà del X secolo con un esercito affidato al domestikos bizantino Niceforo Foca, che condusse una serie di fortunate campagne contro i musulmani di Siria-Palestina, riassumendo il controllo della Cilicia e di parte della Siria. Nel 974 i Bizantini furono accusati di aver occupato le terre appartenenti all'Islam e il Califfo Abbaside di Baghdad invocò il jihad al quale risposero combattenti provenienti anche dall'Asia Centrale. Tuttavia i contrasti tra Sciiti e  Sunniti portarono alla sconfitta dei musulmani e nel 1001 il basileus di Costantinopoli, Basilio II, concluse una tregua decennale con il califfo. Nel 1004 Ali al-Masur al-Hakim (985-1021) imam fatimide considerato pazzo da diversi storici, volendo convertire tutti i suoi sudditi all'Ismailismo, prese a perseguitare ebrei e cristiani e gli stessi musulmani sunniti, nell'intento probabile di convertirli tutti all'Ismailismo. Stracciò quindi improvvisamente il trattato coi Bizantini, ordinando di devastare le chiese, bruciare le croci e impossessarsi dei beni ecclesiastici. In seguito a ciò si disse che fossero rase al suolo 3000 chiese (un numero troppo alto per essere anche lontanamente verosimile, viste le restrizioni di cui s'è detto precedentemente), molti cristiani si convertirono
all'Islam per avere salva la vita e le stesse chiese del Santo Sepolcro in Gerusalemme e della Resurrezione furono distrutte. Tale evento fece così scalpore nel mondo cristiano che ancora ottanta anni dopo esso fu agitato come un improbabile casus belli da parte della Chiesa di Roma, laddove la Crociata ebbe invece diverse e non meno convincenti concause. Infine l'Imam fatimide ordinò a cristiani ed ebrei di convertirsi all'Islam o di lasciare i suoi domini.
In seguito il sovrano fatimide allentò la sua stretta sugli "infedeli", restituendo buona parte dei beni confiscati alla chiesa e concesse ai Bizantini la possibilità di ricostruire la Chiesa del santo Seplocro, in cambio della costruzione di una moschea a Bisanzio. Tale patto fu onorato da ambo le parti ma la situazione dei cristiani continuò a essere precaria, tanto che nel 1056 fu proibito loro di entrare nella Chiesa del Santo Sepolcro e, con l'arrivo dei turchi selgiuchidi dall'Asia, ebbe inizio un nuovo periodo di terrore.



chiesa del santo sepolcro

Nel 1077 Gerusalemme fu conquistata dai turcomanni e, nonostante il loro capo, l'avventuriero Atsız ibn Uvaq, avesse assicurato che non avrebbe colpito gli abitanti, furono uccise oltre 3000 persone. Dopo la conquista di questi territori da parte dei Turchi selgiuchidi, si iniziò a parlare di rapine, sequestri, uccisioni, stupri a danno dei pellegrini diretti in Terra Santa e di come questi fossero costretti a viaggiare sotto scorta armata (cosa assai improbabile, vista l'impossibilità che uomini armati non musulmani si aggirassero per le strade di una qualsivoglia contrada islamica). Certi storici credono tuttavia che le vessazioni subite dai pellegrini siano state ingigantite e moltiplicate con l'obiettivo di stimolare una convinta reazione armata dei cristiani latini, e che fosse in realtà la montante potenza selgiuchide a spaventare il mondo cristiano che, dopo la disastrosa disfatta di Romano IV e Diogene a Manzicerta (conseguenza del grave periodo di crisi che stava attraversando l'impero bizantino), temeva che si stesse profilando un terribile cataclisma anche per la Cristianità latina e che il Sultanato selgiuchide avrebbe potuto realizzare la conquista islamica dell'Europa. Il nuovo imperatore bizantino Alessio I, nonostante le divergenze tra la Chiesa di Costantinopoli e quella di Roma, mise da parte l'orgoglio e si decise a chiedere aiuto per la minacciata sorte della Cristianità d'Oriente. Fu così che, come risposta, nacque la Prima Crociata.


Situazione in Europa



guglielmo embriago

Guglielmo Embriaco detto "testa di maglio" fu un crociato inviato in Terra Santa dalla Repubblica marinara di Genova. Così è raffigurato sul frontale di Palazzo San Giorgio.


Intanto la società europea dell'XI secolo era in piena crescita economica e demografica, secondo una tendenza iniziata tra il VIII e il IX secolo. Il mondo europeo aveva saputo riorganizzarsi di fronte agli attacchi subiti dalle invasioni di musulmani, ungari, normanni ecc. Esisteva tuttavia un certo disagio sociale dovuto all'organizzazione feudale che faceva sì che i figli cadetti delle famiglie nobili avessero come uniche scelte le carriere o ecclesiastica o militare; c'era quindi una forte fetta di nobili armati in cerca di fortuna che, soprattutto dalla Francia, rispose con zelo alle richieste di aiuto provenienti dai regni cristiani di Leòn, Castiglia, Navarra e Aragona impegnati nella Reconquista.
La stessa Chiesa romana, impegnata nella lotta per le investiture contro gli Imperatori germanici, incoraggiò la guerra come una reazione giusta all'invasione musulmana sollecitando l'aiuto della cavalleria europea; tuttavia, a differenza degli islamici, non erano garantiti benefici della guerra santa ai soldati morti in battaglia. L'intervento della Chiesa aveva anche la finalità politica di trovare appoggi e farsi riconoscere come fonte di legittimità a governare in un momento in cui era fortemente provata e messa in discussione dal contenzioso con l'Impero e dall'applicazione della riforma gregoria.
Anche al di fuori della penisola iberica si registrò un rinnovato slancio, da parte del mondo occidentale, per la riconquista dei territori occupati, come in Sicila, nelle Baleari e in brevi incursioni in Corsica e Sardegna. Spesso il motore di queste spedizioni erano le città portuali affacciate sulle coste tirreniche, adriatiche, provenzali e catalane, che accanto a un commercio col mondo bizantino e arabo (nonostante i divieti), accostavano dall'XI secolo brevi spedizioni militari, come quella unita di Genova e Pisa nel 1015-1016, il sacco di Palermo da parte dei pisani nel 1067, o quello della città tunisina di al-Madhya, sempre ad opera dei pisani (1087). Il successo di queste spedizioni venne preso a modello per le successive grandi imprese in Oriente.




La prima crociata.
L'appello di Clermont.



assemblea di clermont

In questo contesto papa Urbano II fece l'appello di Clermont, dove sollecitò la nobiltà francese ad accorrere in aiuto dell'Impero bizantino minacciato dai turchi selgiuchidi. Più che agli interessi solidali con la controparte orientale, dovette pesare sulla decisione del papa la volontà di normalizzare la vita della nobiltà europea dandole un nuovo obiettivo, dopo i duri scontri col papato stesso durante la lotta per le investiture e le guerre feudali. La nobiltà si era infatti ampiamente compromessa appoggiando i nemici della riforma gregoriana e si stava impoverendo, almeno al livello dei piccoli feudi, per via della crescita delle autonomie cittadine Comunali. Inoltre la non-divisibilità dei feudi tra gli eredi lasciava una larga fetta di nobili armati che potevano cercare fortuna solo con le armi o con la carriera ecclesiastica.
Con la spedizione i nobili avrebbero temporaneamente alleggerito l'Europa dalla loro presenza per certi versi scomoda, ed avrebbe permesso loro di conseguire un buon soldo e bottino per rimettere in sesto l'economia.
È importante sottolineare come all'epoca non si parlasse ancora come fine ultimo di riconquista di Gerusalemme e della Terra santa. I luoghi sacri legati al cristianesimo erano infatti in genere protetti dagli stessi musulmani e i pellegrinaggi consentiti (sebbene necessitassero il pagamento di salvacondotti), anche se nel secolo scorso c'erano stati alcuni gravi episodi che avevano allarmato la Cristianità: tra 1008 e 1009 il califfo egiziano al-Akim (semi-divinizzato dai Drusi, considerati eretici dai musulmani) aveva fatto distruggere la basilica del Santo Seplocro e pochi decenni dopo in Palestina si erano insediati i turchi Selgiuchidi, di recente conversione all'Islam, che oltre ad aver infastidito ed assaltato diverse carovane di pellegrini cristiani occidentali, costituivano una concreta minaccia per Costantinopoli.
In questo contesto la volontà del papa aveva a cuore una serie di obiettivi, non chiaramente definiti, che nella migliore delle ipotesi sarebbero stati riconducibili all'aiuto da prestare all'Impero bizantino dopo la disastrosa sconfitta di Manzikert (1071) ad opera del sultano selgiuchide Alp Arslan, alla ricucitura dello scisam fra Cristianità greca e Cristianità latina e alla riconquista di Gerusalemme. Lo stesso imperatore aveva fatto un'offerta di ingaggio di mercenari a Piacenza, nella primavera del 1095, dove il papa si trovava a un concilio che avrebbe preceduto di poco quello di Clermont. Il papa forzò un po' i termini, considerando l'ingaggio come una richiesta di aiuto, incanalandola in tutta la serie di obiettivi, per l'Europa occidentale e per il mondo orientale, elencati poco sopra.
La spedizione inoltre diventava sostitutiva di ogni altra penitenza in remissione dei peccati confessati, come avvenne in Spagna, e fu chiarito che chi fosse caduto in battaglia avrebbe guadagnato senz'altro il Premio Celeste.
Secondo alcuni storici quindi, l'intenzione dei civili senz'armi e dei soldati e cavalieri che li accompagnarono durante il viaggio della prima crociata (1096-1099) doveva essere eminentemente pia e usuale all'epoca: il pellegrinaggio a Gerusalemme. La croce rossa che i pellegrini portavano sul mantello stava a significare che erano pronti a versare il loro sangue per un pellegrinaggio redentore: era assicurata la remissione di tutti i peccati a coloro che sarebbero morti sulla strada per Gerusalemme. Fu però un "pellegrinaggio armato".



«I Turchi hanno distrutto completamente alcune chiese di Dio e ne hanno trasformate altre a uso del loro culto. Insozzano gli altari con le loro porcherie; circoncidono i cristiani macchiando gli altari col sangue della circoncisione, oppure lo gettano nel fonte battesimale. Si compiacciono di uccidere il prossimo squarciandogli il ventre, estraendone gli intestini, che legano a un palo. Poi, frustandole, fanno ruotare le vittime attorno al palo finché, fuoriuscendo tutte le viscere, non cadono morte a terra. Altre le legano al palo e le colpiscono scoccando frecce; ad altri ancora gli tirano il collo per vedere se riescono a decapitarli con un solo colpo di spada. E che dire degli orripilanti stupri ai danni delle donne?»
(Roberto il Monaco, Historia Hierosolymitana).

Nella visione di Urbano II, i soldati non avrebbero dovuto fungere da scorta per i pellegrini, ma essere pellegrini essi stessi. Pertanto i privilegi e le ricompense spirituali che il pellegrinaggio al Santo Sepolcro garantiva furono accordati anche ai partecipanti alla spedizione.
L'appello del papa venne raccolto da una serie di grandi feudatari europei, che tra 1095 e 1096 si apprestarono a partire con tutto il loro seguito. La notizia si sparse intanto con stupefacente rapidità e suscitò entusiasmi anche nei ceti più popolari, che il papa non solo non aveva previsto, ma che inizialmente non dovette nemmeno gradire. Il Papa cercò infatti di dissuadere con ogni mezzo i chierici, le donne, i monaci, i poveri e gli ammalati dal mettersi in viaggio. Ma l'attrazione esercitata da Gerusalemme fu tale che egli non riuscì a impedire che partissero anche laici inermi. Si trattò soprattutto di gente che ascoltava i sermoni di alcuni zelanti predicatori, e anche di fanatici, di cui non si conosce bene il messaggio.

L'esercito crociato


crociati


Durante l'XI secolo vi furono una serie di fenomeni positivi per l'Occidente europeo, che avevano permesso una presa di coscienza di una maggior forza: lo slancio demografico, la ritrovata mobilità sociale.
Le fortunate campagne militari contro i Mori in Spagna ed in Sicilia, la riappropriazione dello spazio mediterraneo da parte delle città marinare italiane, provenzali e catalane, furono esempio e  incoraggiamento per la futura crociata.
Non si deve per questo, pensare a una pianificazione a tavolino della "crociata", poiché sembra che il movimento nacque quasi per caso, con effetti che nessuno poteva all'epoca calcolare. Nel cristianesimo non esisteva il concetto di “guerra santa” e lo stesso nome “crociata” fu dato solo nel XIII secolo, le spedizioni erano ritenute giuste poiché di difesa e rappresentarono un'originale fusione tra guerra e pellegrinaggio. Il “modello” che più da vicino si avvicina al temine "crociata" fu  quello indicato da papa Alessandro II in occasione della spedizione in Aragona contro i Mori del 1063. In quell'occasione il pontefice aveva concesso ai cristiani di portare in battaglia il vessillo di San Pietro, una bandiera con carattere sia di benedizione sacrale che di investitura giuridica feudale. Con la vittoria conseguita e le gloriose inevitabili cronache dell'epoca, arricchite di miracoli e di gesta epiche nonché di movimenti propagandistici di uno  scontro tra "Vizio" e "Virtù", si iniziò a concepire la guerra agli "infedeli" come spiritualmente meritoria.
L'area di Gerusalemme era finita oggetto della lotta fra Bizantini, Arabi e Turchi. Sotto la sovranità araba non si erano verificati incidenti di rilievo fra musulmani e cristiani, sebbene i cristiani fossero ridotti in una posizione servile. Dopo che Antochia era caduta nel 1085 saotto il  vittorioso assedio dei turchi selgiuchidi, l'Asia minore era stata conquistata. Di fronte a questo crescente pericolo, l'Impero bizantino fu indotto a rivolgersi per cercare aiuto all'Occidente. Cose che fu obbligato a fare l'imperatore bizantino Alessio I Comneno.
I turchi selgiuchidi vessavano le carovane dei pellegrini cristiani d'oriente e d'occidente che da secoli si recavano a Gerusalemme in pellegrinaggio. Si parlò di rapine, sequestri, uccisioni, stupri di pellegrini che iniziarono così a viaggiare sotto la scorta di piccoli gruppi armati, ma al di la di questo, era la montante potenza selgiuchide a terrorizzare il mondo cristiano che, dopo la disastrosa disfatta di Romano IV Diogene a Mazincerta, temeva che si stesse profilando una terribile minaccia per la Cristianità latina e che l'Impero selgiuchide avrebbe potuto facilitare la conquista islamica dell'Europa.




Alessio I Comneno

L'imperatore bizantino Alessio Comneno chiese aiuto al conte di Fiandra. Questa circostanza tornò a favore di Papa Urbano II, il quale, secondo il cronista Bernoldo di Costanza, avrebbe fatto riferimento all'aiuto da portare ai Cristiani d'Oriente nel concilio di Piacenza, a cui fece seguito l'appello di Clermont.
Ricordiamo che nel 1054 la tradizionale estraneità tra la Chiesa occidentale che faceva riferimento al Papa e la Chiesa orientale che faceva riferimento al Patriarca di Costantinopoli era sfociata in uno
scisma.
Quindi, anche se fu l'imperatore bizantino a domandare aiuto, l'appello di Urbano II fu fatto ufficialmente per salvare i Cristiani d'Oriente dalla loro situazione drammatica. Quando Papa Urbano II al concilio ci Clermont indisse un pellegrinaggio armato  nessuno pensò  alla parola "crociata". Lo scopo era l'arrivo di una massa di pellegrini nei luoghi santi della Cristianità.
Nei propositi di Papa Urbano II, aiutando Alessio Comneno a ristabilire la sua autorità, avrebbe potuto porre le basi per una riconciliazione e riunificazione tra la Chiesa d'Occidente e quella d'Oriente nella lotta contro gli infedeli.
Il tentativo non ebbe buon esito già dalla Prima crociata. La prima risposta da parte dei fedeli la si ebbe con la cosiddetta Crociata dei Pezzenti: spedizione improvvisata da parte di contadini provenienti soprattutto dall'Auvergne, animati da predicatori come Pietro l'Eremita. A queste spedizioni fecero da preludio numerosi eccidi di israeliti che si cercò di convertire a forza al Cristianesimo, anche se non posso essere esclusi altri motivi, come quello non restituire i debiti.
A tali azioni furono estranei l'aristocrazia e il clero che, anzi, spesso offrì rifugio agli ebrei perseguitati. Nonostante l'impreparazione militare di questi volontari, (giunti dopo innumerevoli peripezie in Anatolia) si gettarono a corpo morto in battaglia sui Turchi Selgiuchidi presso Nicea e vennero sterminati.
Successivame si organizzò la crociata detta "dei nobili", guidata fra gli altri da Goffredo di Buglione, i territori che si era promesso di restituire ad Alessio Comneno non vennero mai restituiti. Fin dal loro arrivo a Gerusalemme nel 1099, dopo aver proceduto ad un massacro dei musulmani che abitavano la città, i Crociati si ritagliarono uno stato, di cui venne eletto capo Goffredo di Buglione, probabilmente a causa del suo trascurabile rilievo rispetto a Raimondo IV di Tolosa.




pietro l'eremita in un dipinto dell'800


La crociata informale "dei tedeschi”

Un'altra "crociata popolare" fu la cosiddetta "crociata tedesca": seguendo l'appello pontificio alla crociata, alcuni signori tedeschi, primi fra tutti un certo Volkmar con circa 10 mila seguaci e un discepolo di Pietro l'Eremita di nome Gottschalk (con più di 10 mila uomini), partirono verso le aree balcaniche per seguire lo stesso itinerario terrestre prescelto da Pietro e da Gualtiero prima di loro, mentre il conte Emich von Leisingen (noto per aver espresso una certa predisposizione agli atti di violento brigantaggio) raccoglieva in Renania adesioni per il medesimo fine.
Malgrado gli ordini dell'imperatore germanico Enrico IV vietassero di operare alcuna azione ostile nei confronti delle comunità ebraiche (considerate però infedeli alla pari dei musulmani), l'esercito di Emich si abbandonò a un vero e proprio pogrom, forse per evitare di restituire gli interessi concordati per alcuni prestiti da lui sollecitati e ottenuti dalle comunità israelitiche. Vale la pena rammentare che in quel periodo era assolutamente vietato richiedere interessi per prestiti di denaro e come anche il minimo tasso preteso fosse considerato usura, in grado di comportare automaticamente la scomunica a carico del prestatore e l'interdizione per la città che si fosse dedicata al cosiddetto “commercio del denaro".
Tra il 20 e il 25 maggio a Worms il massacro della locale comunità israelitica fu portato a compimento, malgrado la difesa esercitata dalla nobiltà e del clero in favore degli ebrei stessi. Altrettanto avvenne poco dopo a Magonza, dove circa un migliaio di ebrei furono trucidati. Meno drammatica fu invece l'aggressione a Colonia in quanto gli ebrei, allertati dalle notizie ricevute, avevano provveduto a nascondersi. Una coda persecutoria si registrò peraltro a Treviri, Metz, Neuss, Wevelinghofen, Eller e Xanten.
Volkmar cercò di emulare Emich a Prga, ma in Ungheria egli si trovò a subire la durissima reazione di re Colomanno d'Ungheria, che affrontò, distrusse e disperse le forze tedesche che avevano osato percorrere in armi il suo territorio e tentato di colpire i "suoi" ebrei. Gottschalk intanto si era spostato a Ratisbona per effettuarvi la sua personale strage di "infedeli" e, dopo aver cercato di resistere all'ordine regio di disarmo dei suoi uomini, assistette impotente al massacro che ne seguì.
Emich intanto, di fronte al rifiuto del permesso di transito decretato per le sue truppe da Re Colomanno, impegnò con le truppe del sovrano ungherese un duro combattimento ma dovette anch'egli subire una dura sconfitta.




I Crociata


Le Crociate
I motivi.


crociati



Nell'alto Medioevo, mentre l'impero costituito dagli Arabi nei secoli precedenti si trova in crisi, in Europa si assiste ad una ripresa demografica, istituzionale, religiosa ed economica. Soprattutto la nuova posizione di rilievo della Chiesa, che ha assunto un'immensa autorità morale su tutta l'Europa, spinge ad un intervento per la liberazione dei Luoghi Santi.

A ciò si aggiunge la situazione venutasi a creare in Oriente, dove l'Impero Bizantino, dopo aver avuto un fiorente commercio con gli imperatori Romano che conquista di Creta, valida base commerciale nel 960, con Niceforo II Foca che s'impadronisce di Cipro e Antiochia e con Basilio II che tra il 986 e il 1014 assoggetta i Bulgari, si trova ora in pericolo. infatti, sotto la nuova dinastia dei Comneni, i Turchi Segiulchidi conquistano il califfato abasside di Baghdad e si espandono verso ovest. Con il Patriarca Michele Cerulano, che rinnova lo scisma di Fazio, si ha la definitiva separazione della chiesa latina da quella greca. Nel 1057 i Segiulchidi conquistano la Palestina, la Siria e l'Anatolia orientale nel 1071, dopo aver sbaragliato l'esercito bizantino di Romano IV Diogene a Manzicerta. Nel 1074 dopo la richiesta di aiuto da parte dell'imperatore Michele VII Parapinace, Gregorio VII, occupato nella lotta per le investiture, progetta di accorrere in aiuto dei cristiani d'oriente alla testa di un esercito come Dux e Pontifex; oltre alla liberazione del Santo Sepolcro e dei territori conquistati dai Segiulchidi, egli mira alla riunione delle chiese greca e latina, progetto che viene, però, riposto in seguito all'aggravarsi della lotta per le investiture.
Nel 1081con l'imperatore Alessio I Comneno si ha una nuova ondata espansionistica musulmana verso i territori dell'impero e nel 1095 i Turchi arrivano quasi ad assediare Costantinopoli. A seguito di questi gravi fatti lImperatore invia a Piacenza, dove si sta svolgendo il Sinodo, una richiesta di aiuto all'Occidente che Papa Urbano II raccoglie ed inizia a predicare, soprattutto nel successivo Concilio di Clarmont, una guerra contro l'Islam, iniziativa alla quale aderiscono molti re e nobili. Motivi spirituali e politici, soprattutto, spinsero quest'iniziativa: innanzitutto i pellegrinaggi in Terra Santa, compiuti fin dai primi secoli dell'esistenza della chiesa romana, s'intensificano nell'XI secolo, in seguito al rifiorire della devozione religiosa; ma, mentre sotto il regno Fatimida si aveva convivenza tra Arabi e Cristiani, il nuovo regno dei Segiulchidi proibisce qualsiasi forma di pellegrinaggio. Inoltre altri motivi spingono sempre più per una guerra contro gli Arabi: in Spagna si ha la reconquista con la ripresa del califfato di Cordoba e di gran parte della penisola ispanica settentrionale. Tra il 'XI e il XII secolo si ha la conquista da parte del re di Castiglia Alfonso VI e del re di Navarra Sancio Ramirez e si narrano le epiche gesta del Cid Campeador che infiammano il cuore dei giovani, convinti che gli islamici debbano essere cacciati. Si registra ,quindi ,la perdita ,da parte araba, della supremazia sul Mediterraneo per merito della città marinara di Pisa che conquista la Corsica e la Sardegna e tra il 1061 e il 1091 Ruggero di Altavilla fratello di Roberto duca di Puglia strappa agli infedeli la Sicilia. In virtù di questi fatti ,l'iniziativa di una spedizione contro gli Arabi raccoglie una vasta adesione e i Crociati, chiamati così perchè scelgono come stemma una croce rossa su di uno sfondo bianco, decidono di riunirsi a Costantinopoli nell'agosto del 1096. Nel frattempo Alessio I Comneno, spaventato dall'espansionismo in Epiro d alleato del Papa, stringe per una tregua con i Turchi.




La crociata dei poveri


crociati

L'Europa dell'epoca era attraversata da predicatori itineranti e da agitatori religiosi (come i patarini) che avevano infiammato i ceti subalterni durante i decenni della riforma contro il clero simoniaco e concubinario. Con la vittoria della fazione riformatrice e la stabilizzazione della situazione questi predicatori-agitatori erano diventati scomodi per il clero, anche perché essi erano rimasti delusi dagli esiti della riforma stessa, che aveva mancato di far nascere la Chiesa di "poveri e uguali" sul modello della supposta Chiesa delle origini.
È probabile quindi che Urbano pensasse solo a una spedizione attuata dai signori feudali dell'Europa meridionale e continentale ma l'entusiasmo suscitato nell'opinione pubblica fu tale che a muoversi per prime furono proprio le componenti di pauperes, raccoltesi in modo spontaneo e informale intorno ad alcuni di questi predicatori e ad alcuni cavalieri. Essi vedevano nella spedizione un ritorno alla Casa del Padre, alla Gerusalemme celeste.
Queste schiere di poveri pellegrini erano armati sommariamente e privi di alcuna disciplina militare. Essi partirono tumultuosamente verso l'Oriente macchiandosi lungo la strada di delitti comuni e di stragi dirette, soprattutto contro le comunità ebraiche insediate lungo il Reno e il Danubio .
Pietro l'Eremita (Pietro d'Amiens) era un predicatore popolare che, per il fatto di girare coperto di stracci e in sella a un umile asino, s'era guadagnato la fama di "eremita". Giunse il 12 aprile 1096, dopo aver percorso le terre centrali del Berry, il territorio di Orleans e di Chartres, la Normandia, il territorio di Beauvais, la Piccardia, la Champagne, la valle della Mosella e infine la Renania. Era un personaggio non inquadrato nel sistema ecclesiastico, ma dotato di grande carisma trascinatore ed esercitava un'influenza enorme sulla folla.
Con un grosso seguito di francesi e preceduto dal suo motto tardo-latino Deus le volt ("Dio lo vuole"), Pietro giunse a Colina e si unì a Gualtiero Senza Averi, alla testa di un gruppo alquanto più esiguo di contadini e di cavalieri senza risorse economiche, partendo subito dopo Pasqua alla volta di Costantinopoli.
Nel marzo 1096, assai prima della data che il papa aveva previsto, gente d'ogni risma - poveri, preti, monaci, donne, qualche soldato, ma pochissimi signori e principi - si mise agli ordini di Pietro e si pose in viaggio. Gualtieri, giunto in Ungheria (di recentissima cristianizzazione), ricevette il permesso di transito da re Koloman, entrando in conflitto tuttavia con la locale popolazione a Semlin, ultima piazzaforte ungherese prima di entrare nel territorio imperiale bizantino. Giunto a Niš il 18 agosto, Gualtieri proseguì nel suo viaggio verso Sofia, Filippopoli e Adrianopoli, per giungere infine a Costantinopoli il 20 luglio sotto stringente scorta dei Peceneghi (che fungevano da polizia militare bizantina).
Le truppe di Pietro l'Eremita raggiunsero a loro volta Semlin, presero d'assalto la città e vi massacrarono 4.000 correligionari ungheresi, secondo una testimonianza a causa delle vesti appartenenti a pellegrini al seguito di Gualtieri e che erano stati uccisi mentre s'abbandonavano a razzie e violenze varie. Fu evidente infatti, in entrambe queste schiere, la totale inadeguatezza dell'apparato logistico predisposto: la mancanza di vettovagliamenti portò pertanto gli uomini di Gualtieri e di Pietro a razziare, armi in pugno, quelle contrade, ottenendone un reazione logica e non meno violenta. Per buona misura, gli uomini di Pietro investirono e saccheggiarono anche Belgrado, abbandonata dai suoi abitanti che trovarono rifugio in territorio bizantino, sull'altra sponda della Save.
Questa accozzaglia si presentò infine davanti a Costantinopoli il l° agosto 1096, quindici giorni prima della data fissata per la partenza del Legato Pontificio da Le Puy. Nella capitale bizantina, l'imperatore Alessio I consigliò loro dapprima di aspettare la crociata "dei baroni", ma di fronte ai loro eccessi, fece loro attraversare il Bosforo il 6 agosto e assegnò loro la piazzaforte di Kibotos (Civitot).
In settembre essi razziarono i dintorni di Nicea e uccisero non pochi dei suoi abitanti (esclusivamente cristiani) e una banda, condotta da un nobile italiano di nome Rinaldo, riuscì a impadronirsi del castello di Xerigordon. Il 29 settembre, un contingente inviato dal sultano Quilij  Arslan riprese tuttavia il controllo di Civetot.
Il 21 ottobre 1096, stanchi di attendere, i seguaci di Pietro si diressero di nuovo alla volta di Nicea, ma vennero sterminati non appena usciti dal campo di Civitot. Gualtieri-Senza-Averi, il conte di Hugues di Tubingue e Gautiero di Teck persero la vita in questo scontro. Su 25.000 uomini, solo 3.000 riuscirono a riguadagnare Costantinopoli. Si amalgamarono a quel punto con le forze condotte dai baroni, dando vita ai terribili Tafur.


Seconda crociata

Fu solo con la seconda crociata (1147-1149), causata dalla caduta di Edessa (1144), che il fine bellico divenne esplicito.
Il teologo san Bernardo di Chiaravalle teorizzò, in risposta alla difficoltà per un cristiano di conciliare la guerra non difensiva con la parola di Dio, la teoria del malicidio: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, quale è chi si oppone a Cristo, non uccide in realtà un uomo, ma il male che è in lui; dunque egli non è un omicida bensì un malicida.
Questa episodica giustificazione, in risposta a un espresso quesito dei cavalieri templari, non assunse tuttavia il carattere di giustificazione generalizzata di quella che fu, in effetti, una campagna per la ripresa di Antiochia.
La seconda crociata venne condotta con un'eccessiva spavalderia dal re di Francia Luigi VII, alleato al solo Corrado III del Sacro Romano Impero, ignorando le possibili alleanze con alcuni potentati musulmani che avrebbero permesso di riprendere la contea di Edessa. Egli, ascoltando le perorazioni di alcuni cattivi consiglieri abbagliati dalle ricchezze di Damasco, cinse d'assedio la capitale siriana senza nemmeno cercare l'aiuto del re normanno di Sicilia né del basileus bizantino, riportando una disastrosa sconfitta nel 1148.


Terza crociata



Filippo Augusto

La terza crociata (1189-1192), detta anche la "crociata dei Re", fu un tentativo, da parte di vari sovrani europei, di strappare Gerusalemme e quanto perduto della Terra Santa, al Saladino. Vi parteciparono Federico Barbarossa, che morì in Anatolia, forse per un arresto cardiaco oppure durante il guado di un fiume della Cilicia, chiamato Salef, cadendovi e annegando a causa della pesantezza della sua armatura, Filippo II Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra.
Grazie agli sforzi di Riccardo d'Inghilterra, fu ottenuto almeno un risultato positivo, la riconquista di San Giovanni d'Acri, che divenne la nuova capitale del Regno. Dopo la battaglia di Arsuf fu siglata col Saladino la pace di Ramla del 1192.




Riccardo Cuor di Leone

Quarta crociata




Innocenzo III


La quarta crociata fu indetta da Papa Innocenzo III all'indomani della propria elezione al soglio pontificio nel 1198, e fu diretta contro i musulmani in Terra Santa. Nella prima enciclica di Innocenzo III dell'agosto 1198 la liberazione di Gerusalemme era vista come necessaria.
I crociati in realtà non arrivarono mai in Terra Santa. Visto l'esiguo numero di soldati giunti a Venezia, il doge veneziano Enrico Dandolo partì alla riconquista di Zara. Conquistata poi la città ribelle, venne raggiunto dal figlio dell'imperatore deposto a Bisanzio. Giunto a Bisanzio reinstaurò il legittimo governo ma non ebbe la possibilità, come preventivamente accordato, di porre una base commerciale nella città, come cioè era nel 1190 circa prima della rivolta anti-veneta e filo-genovese, ove si dice che Dandolo stesso avesse perso la vista da un occhio. Visto che il nuovo Cesare non sembrava voler accordare quanto pattuito per il suo ritorno al trono, i crociati presero nuovamente Costantinopoli. L'Impero Bizantino venne spartito tra i crociati, con le principali piazzeforti commerciali in Morea e alcune isole adriatiche assegnate a Venezia stessa, dando poi inizio al cosiddetto Impero Latino di Costantinopoli.


Quinta crociata



Damietta

Sotto il pontificato di papa Innocenzo III il Concilio Lateranense IV aveva deciso d'indire di una nuova crociata, la quinta (1217-1221). Federico  II, in occasione della sua incoronazione a Rex romanorum, nel 1215, giurò solennemente di prendervi parte, ma poi rimandò più volte, il che provocò tensioni con il papa. Papa Onorio III stabilì infine che la crociata dovesse aver inizio il 1° giugno 1217. Dopo la defezione in Palestina di Andrea II d'Ungheria nel 1218, si tentò una nuova via, quella di prendere lo strategico porto in egiziano di Damietta, sulla parte orientale del delta del Nilo, ma la spedizione - che vide la presenza anche di san Francesco d'Assisi che inutilmente perorò davanti al Sultano ayyubide al-Malik al-Kamil la causa della conversione del sultano - si rivelò un fallimento: dopo la conquista di Damietta nel novembre 1219, l'esercito crociato attese inutilmente l'arrivo della flotta di Federico II, che arrivò solo dopo la rovinosa sconfitta nell'agosto 1221.

SESTA CROCIATA


Gregorio IX


(1228-1229). La crociata senza dubbio più anomala (tanto che da alcuni storici non viene computata come tale). Fu richiesta da papa Gregorio IX all'imperatore Federico II che venne scomunicato a causa dei suoi indugi, più che legittimi, in quanto Federico temeva che il papa approfittasse della sua assenza - come in effetti avvenne - per invadere l'Italia meridionale, centro del potere imperiale. La crociata fu conclusa attraverso un pacifico accordo con il sultano Malik al-Kamil, il quale cedette Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e Sidone (Sayda). Federico II, recatosi in Palestina, non trovò alcun sacerdote disposto a officiare l'incoronazione di uno scomunicato e si autoincoronò re di Gerusalemme: dopo di che, tornato velocemente in Italia, sconfisse le truppe pontificie che avevano invaso il suo regno e costrinse il papa a togliergli la scomunica (1230).

SETTIMA CROCIATA



Luigi IX qui rappresentato con la madre

(1248-1254). Caduta Gerusalemme nelle mani degli egiziani (1244), Luigi IX il Santo, re di Francia, organizzò una crociata contro l'Egitto ma, dopo aver conquistato Damietta, fu sconfitto ad al-Mansrura (1250), fatto prigioniero e liberato solo in seguito al pagamento di un ingente riscatto. Nei successivi quattro anni il re rimase in Palestina, fortificando le città ancora in possesso dei crociati.


OTTAVA CROCIATA



Giacomo I d'Aragona

(1269). La caduta di Antiochia (Antakya, 1268) in mano al sultano mamelucco Baibars spinse alla crociata Giacomo I, re d'Aragona. Una furiosa tempesta, scoppiata poco dopo la partenza da Barcellona, costrinse la maggior parte della potente flotta a tornare indietro. Solo poche navi, agli ordini di due figli del re, raggiunsero Acri assediata ma, poco dopo, vista l'assoluta impossibilità di liberarla, tornarono in patria.


NONA CROCIATA



antiochia-resti


E' solitamente considerata l'ultima Crociata medievale ad essere stata condotta contro i musulmani inTerra Santa.
Edoardo I d'Inghilterra giunse a Tunisi troppo tardi e non riuscì dunque a soccorrere Luigi IX di Francia morto mesi prima; tuttavia, insieme al fratello di quest'ultimo, Carlo d'Angiò re di Sicilia, proseguì verso Acri, capitale di quel che restava delRegno di Gerusalemme. I due giunsero a destinazione nel 1271, proprio mentre il sultano mamelucco Baybars stava ponendo sotto assedio Tripoli del Libano, l'ultimo territorio rimasto della Contea di Tripoli. Tre anni prima, nel 1268, Baybars aveva conquistato Antiochia, ultimo possedimento del Principato d'Antiochia e, dopo aver costruito la prima flottamamelucca, proprio nel 1271 era sbarcato a Cipro, mettendo sotto assedio Ugo III di Cipro (formalmente re di Gerusalemme). La sua flotta venne tuttavia distrutta.
Edoardo, in realtà, fece ben poco: si limitò infatti a negoziare una tregua di undici anni tra Ugo (appoggiato dai cavalieri della famiglia Ibelin di Cipro) e Baybars, sebbene questi avesse inizialmente tentato di assassinarlo inviandogli alcuni suoi uomini con la scusa di voler ricevere il battesimo cristiano.
Edoardo tornò in Inghilterra nell'anno seguente (1272) per essere incoronato re dopo la morte del padre Enrico III.
Durante la crociata, Edoardo fu accompagnato da Teobaldo Visconti, destinato a diventare papa nel 1271 con il nome diGregorio X. Lo stesso Gregorio proclamò una nuova crociata (sarebbe stata la decima) durante il Concilio di Lione nel 1274, ma il suo appello rimase inascoltato.
Carlo, tuttavia, tentò di approfittare della disputa tra Ugo III, i Cavalieri templari e i Veneziani nel tentativo di prendere il controllo di Acri. Dopo aver acquistato i diritti di Maria d'Antiochia al trono di Gerusalemme, attaccò Ugo III, nominalmente ancora re di Gerusalemme. Fu così che nel 1277 Ugo da San Severino prese Acri per conto di Carlo.
Successivamente, Venezia invocò una nuova crociata contro Costantinopoli (dopo quella del 1203-1204), dove Michele VIII Paleologo aveva da poco ristabilito l'autorità dell'impero bizantino. Nel 1281 il papa Martino IV diede la sua approvazione a tale impresa: i francesi di Carlo sbarcarono a Durazzo e da lì proseguirono per terra, mentre i Veneziani scelsero la strada del mare. Tuttavia, dopo i Vespri Siciliani del 31 marzo 1282 istigati da Michele VIII, Carlo si vide costretto a rientrare. Questa, comunque, fu l'ultima spedizione intrapresa contro Bizantini o musulmani in Oriente.
Nel 1291, quando alcuni cristiani attaccarono una carovana siriana provocando la morte di 19 mercanti musulmani, il sultano mamelucco Khalīl (al-Malik al-Ashraf) richiese un risarcimento per questo incidente. Visto che le sue richieste rimasero inascoltate, il Sultano decise di porre sotto assedio Acri, ultimo avamposto crociato in Terra Santa, lo stesso anno. La città cadde dopo 43 giorni di resistenza. Dopo il massacro di 60.000 prigionieri, Khalīl continuò nella sua conquista dellaPalestina, cancellando qualsiasi traccia del dominio crociato.




Giovanni d'Acri
la cittadella



cliccare sulla linea blu per i nizio pagina










 
Torna ai contenuti | Torna al menu