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COMMITTENZA ARTISTICA
E
FUN ZIONI DEL MANOSCRITTOMEDIEVALE
fonti
http://www.webalice.it/inforestauro/manoscritt_00.htm




L’autore Giuseppe è in piedi mentre tiene un manoscritto che viene copiato del suo scrivano Samuele.
Lo scriba è qui rappresentato come un monaco in un chiostro romanico che scrive su un libro aperto.
Canterbury, 1130 c.

Il mecenatismo artistico deve essere considerato come un’attiva collaborazione fra l’artista ed il suo cliente; quest’ultima, nel corso dell’intero Medioevo fu un aspetto essenziale e determinante per la realizzazione dell’opera stessa in quanto entrambe le parti contribuivano industriosamente tanto alla progettazione quanto al completamento del prodotto artistico. Questo caratteristico fenomeno medievale può essere analizzato da due differenti punti di vista: quello della proprietà collettiva di un libro, per un uso strettamente religioso da parte di un ordine monastico, e quello invece della proprietà singola di un personaggio di rilievo religioso o laico, fatto che iniziò a prendere piede a partire dal XIII/XIV secolo. I libri prodotti per l’uso personale rispecchiavano una ampia gamma di interessi individuali ed erano, in effetti, collezionati per propositi auto educativi e di studio o per soddisfare la propria sete di informazioni. Anche fenomeni di appassionata bibliofilia non erano infrequenti nel Medioevo. Infine, occorre ricordare che, durante il Tardo Medioevo, si sviluppò una specifica tipologia di libro dedicato ai privati: quello usato per la privata devozione.

Per l’intero Alto Medioevo, la grande maggioranza dei libri era prodotta per uso liturgico e veniva utilizzata da preti e monaci in chiese e monasteri. Questi libri, le Bibbie in particolare, erano ritenuti essere di stretta pertinenza del santo titolare della chiesa o del monastero così da assicurarne la proprietà ad una data comunità e da sottolinearne la sua continuità. Spesso, infatti, sulla pagina dedicatoria o all’apertura del libro si trova rappresentato il santo patrono stesso, a volte insieme all’immagine simbolica della comunità. Questa medesima tendenza viene altresì confermata dalla occasionale trascrizione dello satus legale, dei privilegi della comunità, nonché di una sua breve storia, nelle stesse pagine iniziali del manoscritto. Ovviamente, la prossimità fra la documentazione secolare e giuridica ed i testi sacri, lungi dall’essere semplice frutto del caso, serviva a rafforzare la credibilità e l’autenticità di quanto affermato.La maggiore richiesta di nuovi libri si aveva in coincidenza con la creazione di nuovi monasteri, in quanto essi dovevano essere provvisti del necessario apparato liturgico. In questi casi era pratica comune che il nuovo Abbate e la sua comunità, che spesso provenivano da monasteri già funzionanti, provvedessero la nuova fondazione con i libri più essenziali; gli altri libri sarebbero stati tradotti in un secondo momento. Attraverso l’esempio del primo abbate del monastero francese di S. Evroult, che provvide a copiare diversi manoscritti e a stabilire e dirigere ivi un nuovo scrittoio, è possibile capire quali tipi di libri fossero assolutamente necessari per una nuova fondazione monastica: fra questi vi erano un Antifonario, un Graduale, e un Collectar; altri libri vennero copiati dai suoi confratelli quali excerpta dell’Antico Testamento ed i suoi commentari, l’Eptateuco ed un Missale.   
Intorno al XII secolo, alcuni libri iniziano ad essere prodotti per singole persone più che per istituzioni e, grazie all’insorgenza di questo fenomeno, siamo informati dell’esistenza di un pubblico di privati lettori, le ordinazioni dei quali sembrano essere state responsabili di un notevole incremento nella quantità di manoscritti prodotti. Questa lenta penetrazione del libro all’interno del mondo secolare portò alla fioritura di atelier diretti da scribi professionisti in competizione con gli scrittoria monastici. Questo è anche il periodo nel quale si avvertono i primi sentori della comparsa di un atteggiamento bibliofilo in alcune personalità di rilievo, tanto religiose quanto laiche, come nel caso di Giovanni di Salisbury o Ugo di Puiset; entrambi, infatti, lasciarono in eredità diverse dozzine di li libri alle loro rispettive biblioteche cattedrali. Per lo stesso periodo abbiamo qualche notizia riguardo a maestri scrivani che viaggiavano fin nelle località più remote come dimostra il caso di un anonimo scriba che lavorò per l’Abbazia di S. Albano in Inghilterra e più tardi in Francia, probabilmente anche a Parigi. Questo tipo di artigiani erano assunti dai monasteri per supplire alla carenza di personale monastico per la produzione libraria, a volte rimpiazzandola totalmente. Questo fenomeno di un sempre maggiore utilizzo di manodopera specializzata nella produzione di libri resta, tuttavia, un aspetto assai poco rilevato nella storia del libro e dei manoscritti.

Quando si considerino ora, ovvero dopo che i sopra menzionati eventi ebbero luogo, i committenti degli artisti che producevano i libri si possono riconoscere diverse peculiarità tipiche dell’atteggiamento della società secolare. In primo luogo, un individuo singolo o una coppia ordinavano un libro donando al contempo una somma di denaro sufficiente alla sua realizzazione, come risulta in molti casi dalle immagini dipinte sui frontespizi dei libri o dai colofoni. Inoltre, il libro poteva essere ordinato attraverso una suddivisione dei costi fra differenti attori coordinati da un amministratore, di solito un prete, che si occupava di raccogliere i fondi e di regolare ogni questione con gli artigiani cui l’opera era affidata. Esempio di questo stato di cose può ritrovarsi nel contratto stipulato per la produzione della Bibbia della Certosa di Calci nel quale è riportata una sorprendente lista di più di sessanta singoli contribuenti insieme alla somma offerta.Dunque, se un libro poteva essere prodotto su commissione, ciò significa che esso poteva essere anche commercializzato come prodotto finito. Numerosi libri dei conventi austriaci vennero, infatti, acquisiti n questo modo, frequentemente attraverso un aiuto finanziario proveniente dall’esterno dell’ambito monastico. Il prezzo dei libri variava; tuttavia, i libri erano considerati un bene di lusso e perciò il loro prezzo non poteva che essere alto. Ciò sembra venire confermato dal fatto che i libri spesso sono menzionati fra i beni dei bottini di guerra. La raccolta e l’immagazinamento di libri durante il Medioevo, quindi, doveva essere un’attività finanziariamente pesante.
L’uso dei Manoscritti 

A differenza di oggi, i libri medievali erano usati per vari e diversi propositi. L’aspetto ed il contenuto dei libri di questo periodo erano, infatti, determinati tanto dal tipo di uso che se ne intendeva fare, quanto, in particolare, dalle inclinazioni delle persone che avevano ordinato i medesimi. In generale, è possibile riconoscere otto diversi tipi di libri, a seconda dell’uso, e comprendendo anche i cambiamenti sopravvenuti, nei differenti momenti del Medioevo, in relazione alla raccolta di libri. Questi sono i seguenti: libri per i missionari, per gli imperatori,per i monaci, per gli studenti, per gli aristocratici, per i preti, per i collezionisti, e quelli comuni. 
Il primo gruppo comprende i libri immediatamente più necessari per l’insegnamento cristiano a carattere illustrativo ed esplicativo (ovvero Bibbie, Vangeli, Salteri ed i loro commentari, insieme a libri contenenti suggerimenti pratici per i sacerdoti). Questi venivano usati per le attività missionarie come mostrato dall’esempio inglese dei secoli VII e IX d.C. Un passo successivo nella storia della produzione libraria è rappresentato dalla produzione di lusso di libri finemente decorati per re ed imperatori che venivano mostrati durante le cerimonie per guadagnare la pubblica ammirazione, in modo da aumentare il prestigio reale o imperiale fra i contemporanei. Parte dei tesori reali ebbero grande fortuna particolarmente fra VIII ed XI sec. d.C., essendo anche usati come doni diplomatici per regnanti di regioni lontane. L’epoca d’oro dei libri monastici, invece, si ebbe a partire dal XII sec. d.C., quando i monasteri rappresentavano pressoché il solo luogo in cui erano raccolti i volumi separati e commentati della Bibbia, dei Padri della Chiesa, i lavori dei classici e degli autori contemporanei, lavori scientifici e manuali di studio, le regole monastiche, Breviari, Salteri, Graduali, Antifonari ed altri libri per il servizio liturgico. 

Il sorgere delle scuole cattedrali e delle Università nel corso del XIII sec. d.C., permise lo svilupparsi di nuove tipologie di libri: i manuali per la ricerca e l’educazione superiore. Gli argomenti trattati erano in sintesi i seguenti: trattati teologici, glosse e commentari della Bibbia, testi e manuali di giurisprudenza, poemi didattici, manuali di astronomia e di argomento naturalistico, libri di storia, e testi biblici uniformati e revisionati. La nuova pubblica domanda di libri, portò, di conseguenza, allo svilupparsi di una classe di mercanti di libri professionisti i cui centri principali di smercio si trovavano nelle città universitarie di Bologna, Padova e Parigi. 
Se già con il XIII secolo si assiste alla comparsa di test a contenuto profano, nel secolo successivo, si ha una vera e propria esplosione di tale fenomeno: cronache di case reali, trattati morali, libri di ricette, storie di tornei, e romanzi cavallereschi. Queste tipologie ben si adattavano ad un pubblico di giovani nobili ai quali presentavano una serie di storie esemplari; quindi, tale letteratura è da considerarsi preminentemente educativa. In particolare, cadevano in questa classe tutti i libri a carattere romanzesco e cavalleresco, diari di viaggio, temi classici e vite di santi, specula, storie e cronache universali. Dal XIV sec. d.C. in poi, si diffondono i cosiddetti libri di modelli. Questi testi possono essere solitamente attribuiti ad un autore determinato essendo firmati e contengono raffinati e rifiniti disegni come se fossero prodotti per essere presentati a ricchi mecenati in modo da guadagnarne la stima ed il supporto per eventuali lavori specifici. 

Per la devozione personale, i Libri delle Ore, assai popolari alla fine del XV secolo d.C., rappresentano l’esempio migliore. In tutta Europa se ne sono conservate numerose copie appartenute tanto alla popolazione normale quanto alla aristocrazia. I libri per i preti dovevano essere quelli usati comunemente da ogni collettività di villaggio nella loro parrocchia. Questi erano, come quelli dei monasteri, essenzialmente testi per il servizio liturgico e pastorale, e comprendevano: quelli per la celebrazione della messa, Bibbie, Breviari, Missali, Salteri, Graduali e nuovi manuali per l’istruzione del clero, trattati morali sui vizi e le virtù, libri penitenziali, raccolte di sermoni e nuovi manuali illustrati come la Biblia pauperum e lo Speculum Humanae Salvationis; e libri sulla partecipazione dei laici alla Passione di Cristo come la Imitatio Christi di Tommaso di Kempis. 

Nel XV e XVI sec. d.C. il collezionismo di libri divenne una moda in conseguenza del risveglio dello studio dei testi classici da parte dei primi umanisti. Il loro entusiastico e ricco mecenatismo si rivolgeva principalmente ai testi degli autori antichi, libri di filosofia e scienza, lavori di letteratura e bibliofilia. Il risultato della loro attività è giunto fino a noi grazie al recupero delle loro biblioteche private, costituitesi sempre assecondando interessi specifici.

L’uso dei Manoscritti
 

A differenza di oggi, i libri medievali erano usati per vari e diversi propositi. L’aspetto ed il contenuto dei libri di questo periodo erano, infatti, determinati tanto dal tipo di uso che se ne intendeva fare, quanto, in particolare, dalle inclinazioni delle persone che avevano ordinato i medesimi. In generale, è possibile riconoscere otto diversi tipi di libri, a seconda dell’uso, e comprendendo anche i cambiamenti sopravvenuti, nei differenti momenti del Medioevo, in relazione alla raccolta di libri. Questi sono i seguenti: libri per i missionari, per gli imperatori,per i monaci, per gli studenti, per gli aristocratici, per i preti, per i collezionisti, e quelli comuni. 
Il primo gruppo comprende i libri immediatamente più necessari per l’insegnamento cristiano a carattere illustrativo ed esplicativo (ovvero Bibbie, Vangeli, Salteri ed i loro commentari, insieme a libri contenenti suggerimenti pratici per i sacerdoti). Questi venivano usati per le attività missionarie come mostrato dall’esempio inglese dei secoli VII e IX d.C. Un passo successivo nella storia della produzione libraria è rappresentato dalla produzione di lusso di libri finemente decorati per re ed imperatori che venivano mostrati durante le cerimonie per guadagnare la pubblica ammirazione, in modo da aumentare il prestigio reale o imperiale fra i contemporanei. Parte dei tesori reali ebbero grande fortuna particolarmente fra VIII ed XI sec. d.C., essendo anche usati come doni diplomatici per regnanti di regioni lontane. L’epoca d’oro dei libri monastici, invece, si ebbe a partire dal XII sec. d.C., quando i monasteri rappresentavano pressoché il solo luogo in cui erano raccolti i volumi separati e commentati della Bibbia, dei Padri della Chiesa, i lavori dei classici e degli autori contemporanei, lavori scientifici e manuali di studio, le regole monastiche, Breviari, Salteri, Graduali, Antifonari ed altri libri per il servizio liturgico. 

Il sorgere delle scuole cattedrali e delle Università nel corso del XIII sec. d.C., permise lo svilupparsi di nuove tipologie di libri: i manuali per la ricerca e l’educazione superiore. Gli argomenti trattati erano in sintesi i seguenti: trattati teologici, glosse e commentari della Bibbia, testi e manuali di giurisprudenza, poemi didattici, manuali di astronomia e di argomento naturalistico, libri di storia, e testi biblici uniformati e revisionati. La nuova pubblica domanda di libri, portò, di conseguenza, allo svilupparsi di una classe di mercanti di libri professionisti i cui centri principali di smercio si trovavano nelle città universitarie di Bologna, Padova e Parigi. 
Se già con il XIII secolo si assiste alla comparsa di test a contenuto profano, nel secolo successivo, si ha una vera e propria esplosione di tale fenomeno: cronache di case reali, trattati morali, libri di ricette, storie di tornei, e romanzi cavallereschi. Queste tipologie ben si adattavano ad un pubblico di giovani nobili ai quali presentavano una serie di storie esemplari; quindi, tale letteratura è da considerarsi preminentemente educativa. In particolare, cadevano in questa classe tutti i libri a carattere romanzesco e cavalleresco, diari di viaggio, temi classici e vite di santi, specula, storie e cronache universali. Dal XIV sec. d.C. in poi, si diffondono i cosiddetti libri di modelli. Questi testi possono essere solitamente attribuiti ad un autore determinato essendo firmati e contengono raffinati e rifiniti disegni come se fossero prodotti per essere presentati a ricchi mecenati in modo da guadagnarne la stima ed il supporto per eventuali lavori specifici. 

Per la devozione personale, i Libri delle Ore, assai popolari alla fine del XV secolo d.C., rappresentano l’esempio migliore. In tutta Europa se ne sono conservate numerose copie appartenute tanto alla popolazione normale quanto alla aristocrazia. I libri per i preti dovevano essere quelli usati comunemente da ogni collettività di villaggio nella loro parrocchia. Questi erano, come quelli dei monasteri, essenzialmente testi per il servizio liturgico e pastorale, e comprendevano: quelli per la celebrazione della messa, Bibbie, Breviari, Missali, Salteri, Graduali e nuovi manuali per l’istruzione del clero, trattati morali sui vizi e le virtù, libri penitenziali, raccolte di sermoni e nuovi manuali illustrati come la Biblia pauperum e lo Speculum Humanae Salvationis; e libri sulla partecipazione dei laici alla Passione di Cristo come la Imitatio Christi di Tommaso di Kempis. 

Nel XV e XVI sec. d.C. il collezionismo di libri divenne una moda in conseguenza del risveglio dello studio dei testi classici da parte dei primi umanisti. Il loro entusiastico e ricco mecenatismo si rivolgeva principalmente ai testi degli autori antichi, libri di filosofia e scienza, lavori di letteratura e bibliofilia. Il risultato della loro attività è giunto fino a noi grazie al recupero delle loro biblioteche private, costituitesi sempre assecondando interessi specifici.




Salterio di Bonne di Lussemburgo



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