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crociate del nord

il cavaliere

Le crociate del nord Europa.

Dopo 200 anni di combattimenti e di colonizzazioni economiche e culturali, la cristianità uscì sconfitta dai luoghi della Terrasanta e le due fedi (cristianesimo e islam) rimasero invincibilmente contrapposte.
Viceversa, le crociate del Nord Europa, all'insegna del motto "drang nach osten", pur essendo state meno spettacolari e molto meno dispendiose, determinarono dei cambiamenti di lunga durata.
Per sette secoli i paesi Baltici sono stati delle colonie dell'occidente cattolico-feudale.
Il disprezzo nutrito dagli occidentali per gli slavi fu così grande che persino a livello linguistico, nel latino del XIII sec., il vocabolo sclavus, che un tempo designava lo slavo in senso etnico, finì col soppiantare il classico servus, equiparando lo slavo a uno schiavo.
Qui si cercherà di spiegare l'origine e lo sviluppo di vicende per lo più sconosciute al grande pubblico, eppure svoltesi in un arco di tempo molto ampio: dalla nascita dell'impero franco sino agli inizi del XVI secolo.

FEDERICO BARBAROSSA



Federico II Barbarossa

Le crociate contro gli slavi furono bandite col classico pretesto della civilizzazione di tribù barbariche, dai costumi rozzi, con religioni pagane, allo scopo di spogliarle dei loro beni.
Il primo appello a una guerra santa fu lanciato nel 1108 dai vescovi della provincia di Magdeburgo, anche se la vera e propria crociata si ebbe solo nel 1147, con la predicazione di Bernardo di Chiaravalle a Francoforte sul Meno, diretta contro la tribù dei vendi.




Bernardo da Chiaravalle

Al comando del marchese di Brandeburgo, Alberto l'Orso, e del duca di Baviera e Sassonia, Enrico il Leone, si misero non solo i tedeschi, ma anche i danesi, i polacchi e i boemi: un imponente esercito di centomila soldati.
Il principe Nicloto, capo dei vendi del Mecklemburgo, fu praticamente costretto a sottomettersi e a battezzarsi. La penetrazione successiva dei coloni determinerà la definitiva sconfitta, anche culturale, di questa e altre tribù slave.
Si distinsero nell'opera missionaria i benedettini (già presenti in Boemia e Polonia nel sec. XI), i cistercensi, i premostratensi e gli agostiniani, che ricevettero terre dai signori feudali, consolidando così la spinta germanica del XII secolo tra l'Elba, la Saale (affluente dell'Elba) e l'Oder.




Innocenzo II

Già duca di Sassonia, il nuovo imperatore Lotario II di Supplimburgo (1125-37), incoronato da papa Innocenzo II, non combatté solo contro i normanni in Sicilia, ma anche contro gli slavi, favorendo le grandi famiglie degli Schauenburg, degli Ascani e dei Guelfi.
Ormai a est procedevano non solo i tedeschi ma anche gli olandesi e i fiamminghi. Il Brandeburgo (ove sorgerà Berlino) fu letteralmente svuotato degli slavi residenti.




Enrico il Leone

Enrico il Leone, che morì nel 1195, duca di Baviera e di Sassonia, oppositore degli imperatori svevi, aveva il pieno controllo dei vescovati di Oldenburg, Ratzenburg e Mecklemburg, d'importanza strategica per il controllo delle terre slave.
Parallelamente a questi processi si svolse la durissima lotta per le investiture ecclesiastiche tra gli imperatori germanici, che volevano un clero ossequiente, e la chiesa romana, che, quale potentissimo feudatario, rivendicava strenuamente la propria indipendenza.




Gregorio VII



Papa Gregorio VII (1073-85), che si avvaleva non sono del clero regolare e secolare, ma anche dell'apporto militare normanno, voleva addirittura che il potere laico dipendesse da quello ecclesiastico. La scomunica inflitta a Enrico IV, cui seguì la ribellione dei principi tedeschi, obbligò l'imperatore all'umiliante cerimonia di penitenza.
La lotta per le investiture si concluse nel 1122 col Concordato di Worms, che sancirà il diritto all'investitura dei vescovi da parte del pontefice, anche se sarà l'imperatore ad assegnare loro i feudi. In Germania l'investitura doveva avvenire dopo l'assegnazione del feudo; in Italia e in Borgogna il contrario.





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FEDERICO II



Guelfi e Ghibellini

Dopo la morte del Barbarossa, avvenuta durante la terza crociata anti-islamica, scoppiò la guerra civile tra i discendenti di Enrico il Leone (guelfi) e quelli di Federico (ghibellini), intorno all'assegnazione del trono tedesco e imperiale.
La vittoria del ghibellino Federico II (1220-50), della dinastia Staufen, e i suoi accentuati interessi mediterranei permisero ai danesi di espandersi così tanto che le terre slave a nord dell'Elba praticamente erano nelle mani del re Waldemaro II il Vittorioso (1202-41).

Non è però vero che Federico II non fece nulla per le regioni nord-orientali dell'impero: nel 1226, p. es., insediò in Polonia l'Ordine Teutonico (monaci-cavalieri tedeschi), il quale aveva già fatto le sue prime prove colonialistiche in Terrasanta.
I Teutonici erano già stati preceduti da un altro ordine monastico-militare, quello dei Portaspada, che agiva nelle regioni baltiche, in Livonia (lettoni ed estoni). Qui la prima chiesa vescovile, dipendente dalla sede di Brema, fu eretta nel 1184, e nel 1200 il nuovo vescovo Alberto capeggiò subito una regolare crociata nella regione, con l'avallo di papa Innocenzo III e con la partecipazione di molti nobili tedeschi. L'anno seguente fu fondata Riga.
L'ordine dei Portaspada era stato istituito dal cistercense Teodorico nel 1202, come una sorta di esercito  permanente a protezione delle conquiste già fatte contro gli slavi di religione pagana.



Ordine dei Portaspada

I Portaspada, poiché erano stati sconfitti dalla spinta danese verso est, furono inglobati da papa Gregorio IX nell'Ordine Teutonico, che così mise ufficialmente piede nelle terre del nord-est (1237).

Ufficiosamente i Teutonici avevano fatto sentire la loro azione colonizzatrice già nel 1211, allorché Andrea II d'Ungheria, per proteggere i suoi confini orientali dalla pressione dei nomadi cumani, aveva dato loro una terra deserta e disabitata.

I Teutonici ingrandirono progressivamente i loro domini, finché cominciarono ad arrivare i primi coloni dall'ovest, generalmente contadini e mercanti. L'intenzione era quella di creare uno Stato esteso dal Danubio al Mar Nero.



Corrado di Massovia



Tuttavia, poiché temeva seriamente fatali conseguenze per il proprio Stato, il re ungherese li espulse dal proprio territorio. Fu allora che i Teutonici, chiamati dal duca polacco Corrado di Masovia allo scopo di combattere alcune tribù slave, affidò loro la terra di Kulm, in Polonia, verso il Baltico.
Federico II permise loro di estendersi nelle terre dei prussiani, di religione ancora pagana. Anzi, l'ordine, ottenuta in feudo la Prussia da parte di papa Gregorio IX (1234), prese subito a costruire uno Stato monastico-feudale, popolandolo di tedeschi e in parte di polacchi e di baltici di religione cattolica, sterminando o assoggettando i prussiani di lingua baltica e di religione pagana (1283).
Grazie a loro sorse una rete di città costiere, situate sul golfo di Danzica, e la Polonia fu praticamente separata dal Baltico. Il nome di "prussiani" passò a identificare i nuovi dominatori tedeschi.



la Prussia nel XIII secolo

Tuttavia i Teutonici subirono due grandi sconfitte militari, che ne ridimensionarono di molto la potenza: quella da parte dei russi guidati da A. Nevskij nel 1242, e quella da parte del nuovo regno polacco-lituano, guidato dalla dinastia degli Jagelloni nel 1410.
Praticamente nel 1466 lo Stato teutonico era ridotto alla sola parte orientale della Prussia, la quale peraltro dovette riconoscere la sovranità polacca.
Nei secoli XII-XIII vi furono in Germania numerose insurrezioni contadine che attenuarono il duro giogo feudale, ma che venivano più che altro strumentalizzate dai principi per impedire che l'imperatore formasse uno unico Stato centralizzato. Anzi, i principi acquisirono tanti di quei privilegi (p. es. creare dogane, battere moneta, riscuotere imposte, gestire l'alta giustizia...), che praticamente Federico II si sentiva a casa sua più nel regno delle Due Sicilie che in Germania. Suo obiettivo strategico era quello di conquistare tutta l'Italia per potersi poi imporre sui principi tedeschi, ma, a causa dell'ostilità del papato e delle città borghesi, l'impresa non gli riuscì. Alla sua morte tutti i beni della corona furono divisi tra i vari principi tedeschi.
Finita la dinastia degli Staufer, la Germania finisce in un interregno senza più alcun principe tedesco in grado di occupare il trono imperiale: l'espansione politico-militare verso le regioni baltiche era virtualmente concluso.





araldica di Federico II imperatore



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I Cavalieri Crociati e la storia russa delle origini



mappa del mondo 1154

Se possiamo abbracciare con uno sguardo tutta la realtà della regione nordeuropea che oggi ingloba parecchie nazioni, fra cui la Polonia e la Bielorussia, possiamo renderci conto che intorno alla fine del X sec. i principi (forse è meglio chiamarli duchi, con la dicitura latina, o con termine slavo più tardo knjaz, ossia capi o leader) polacchi, una volta entrati nella sfera culturale latina, avessero ragione a richiedere l’aiuto di Roma e dell’Imperatore d’Occidente per potersi espandere nel territorio che essi stessi si erano destinati. Infatti, ancora divisi fra di loro e in crescita demografica, con la scusa di convertire gli eventuali abitanti non ancora cristiani delle terre a nord, aiutati da esperti e consulenti che solo Roma poteva fornire, avrebbero potuto introdurre il nuovo ordine feudale di sfruttamento che già vigeva nei territori tedeschi vicini.


Era in verità una scelta obbligata. L’espansione verso est non era possibile perché contrastata dalla presenza della potente Rus di Kiev, benché qualche tentativo di conquista da questa parte c’era già stato da parte di qualche esuberante duca polacco (conquista temporanea della Russia Rossa), ma non era possibile neppure a sud del Monti Tatra perché anche qui ci si scontrava con una potente compagine politica, la Grande Moravia e la Grande Ungheria! Tanto meno era possibile espandersi verso ovest, contro il costituendo Impero Germanico degli Ottoni.
Da Roma intanto, dopo lo scisma unilaterale del 1054 col Patriarcato di Costantinopoli, si lasciava che si affermasse l’idea che anche gli ortodossi fossero in definitiva eretici e pagani, proprio come tutti gli altri che ancora non conoscevano Cristo ed in tal modo si creava la pretesa che le Terre Russe insieme a quelle Baltiche dovessero essere colonizzate legittimamente dai regni cristiano-latini (naturalmente intendendo in primo luogo i regni di Danimarca e di Svezia) e, magari, perché no?, poi dare anche un aiuto ai “fratelli slavi” polacchi.

Fu un “seme” di una mala pianta molto pericolosa che fiorì per i secoli a venire…
Dunque dall’odierna foce dell’Oder fino al Golfo di Finlandia, per l’Occidente sembrò che tutte le responsabilità di portare sulla retta via gli uomini di questa parte d’Europa ricadesse sul Papa di Roma e sul suo braccio secolare, l’Impero Romano germanico d’Occidente casualmente capitato in eredità da Carlomagno ad una dinastia germanica, gli Staufer o Hohenstaufen, tanto che l’idea di crociata continuasse a vivere anche nelle centrali cattoliche del nord.

Non si può certamente negare che queste regioni dell’Europa del nord avessero già dato tanti contributi, in sangue e risorse, alle crociate in Terra Santa, persino sacrificando la vita dei propri uomini migliori (vedi Federico Barbarossa, fra gli altri) mandati in Palestina contro i saraceni, ma è sorprendente che questi nordici avessero ancora voglia di morire per condurre crociate contro i popoli del Baltico e persino oltre…

Comunque sia, credendo giusto e con la convinzione di far cosa buona, già da tempo l’espansionismo tedesco invitava le popolazioni della Germania, specialmente quelle in rapido sviluppo demografico del disastrato territorio del delta renano sotto il livello del mare e della Sassonia, a mettere le loro poche masserizie sui loro carri e a dirigersi verso l’est, ecclesiastici in testa, a maggior gloria dei grandi feudatari ecclesiastici tedeschi, ma soprattutto… alla conquista delle ricchezze che queste terre nuove possono offrire!



il centro europa nel medioevo

Attenzione però! Queste furono delle migrazioni “autorizzate” e non rappresentarono in alcun modo delle deportazioni, in quanto fomentate e alimentate dallo spirito di crociata, come abbiamo detto, uno spirito che non si era ancora sopito e che rappresentava nell’uomo di quel periodo del Medioevo una specie di gioiosa e avventurosa penitenza.

I vescovadi nordici, specialmente quelli di Brema e di Amburgo dunque, chiamarono a raccolta chiunque volesse o fosse disposto a correre il rischio di perdere la vita nel nome di Cristo, per mettersi in viaggio per il recupero del già ricordato Patrimonium Sancti Petri, come Roma aveva dichiarato essere anche le terre baltiche!

E qui nel XII-XIII sec. s’innesta nella storia del Baltico il ruolo della Cavalleria Crociata e degli scopi “santi” che l’aveva fatta nascere qualche secolo prima.
Che cosa succede? Cominciamo dal principio.

Il 28 maggio del 1291 è caduta l’ultima fortezza franca in Terra Santa di San Giovanni d’Acri (oggi Akko) e tutti gli europei (qui conosciuti collettivamente col nome di frangi ossia franchi) sono costretti ad evacuare da tutte le piazzeforti finora detenute in Palestina, in maniera definitiva. Malgrado ciò, che questa sia una cacciata definitiva dalla Palestina, non è compreso bene da tutti e fra le tante organizzazioni che operano qui, gli Ordini cavallereschi che per tanti anni avevano fondato la loro esistenza sull’assistenza militare e umanitaria dei pellegrini e dei crociati in Terra Santa, alcune sono costrette ora a cercare altre attività nelle terre tutt’intorno al Mediterraneo, in attesa della rivincita sugli infedeli.

Se però la rivincita in Palestina è rimandata, si possono tuttavia estendere le Crociate, e quindi il ruolo degli Ordini Cavallereschi, negli altri luoghi dove si annidano ancora infedeli pericolosi. Non vale la pena quindi sciogliersi e i Papi di Roma, che hanno inventato le Crociate, si danno da fare per mantenere vivo lo spirito battagliero di questi monaci armati, sconfitti, ma non domi. La lotta al paganesimo continuerà perché di infedeli e pagani ancora se ne trovano qui e là, in Europa o altrove…

Qui è la vita di un Ordine in particolare che c’interessa: il cosiddetto Ordine Teutonico. Per questi motivi cercheremo di ricostruire, in breve, la sua storia, per riuscire a capire perché e come mai questi crociati, questi religiosi in armi, riuscirono a trasferirsi nelle lande baltiche, mutando radicalmente la cultura e la lingua di questa gente e cambiando profondamente la storia russa e polacca.

L’Ordine si chiamava ufficialmente Fratelli Serventi dell’Ospedale di Santa Maria dei Tedeschi di Gerusalemme ed era nato nel 1128 rispondendo alle pie intenzioni di un gruppo di mercanti di Lubecca e di Brema i quali, in pellegrinaggio a Gerusalemme, preoccupati di curare i propri conterranei malati, pellegrini in Terra Santa come loro, chiesero ed ottennero dal papa di costituirsi ad ordine a sé per esercitare misericordia per tutti gli ospiti di lingua o di provenienza tedesca. Questi primi fondatori avevano fatto voto di castità ed erano quindi diventati una milizia di monaci combattenti, scegliendo come simbolo di riconoscimento per il manto che copriva la loro armatura metallica, il color bianco con una grande croce nera sul davanti e sul di dietro.




Baldovino I di Gerusalemme


L’Ordine era nato sotto l’egida di Baldovino I, re latino di Gerusalemme, ed il papa Celestino II nel 1143 lo aveva subordinato all’Ordine di San Giovanni del Tempio. Successivamente Clemente III dette l’approvazione affinché si costituisse ad ordine indipendente, in concorrenza con gli altri (1192) e fu concessa loro la regola monastica di sant’Agostino. Infine Innocenzo III ne ratificò l’esistenza definitiva e quasi lo spinse alla lotta agli infedeli impiegandolo in ripetute crociate, fra cui quella che toccherà la nostra storia: La Crociata secolare contro gli ultimi pagani e scismatici europei (leggi: russi ortodossi) dell’Europa di Nordest!



Federico II di Hohenstaufen.

Poco meno di un secolo dopo la concessione della regola, Federico II di Hohenstaufen lo aveva riorganizzato, accentuandone i caratteri militari sul modello dei Templari e facendone una propria creatura.

Dice E. Kantorowicz, grande biografo di questo Imperatore,: “…Federico II si creò un piccolo esercito libero da gravosi obblighi feudali, indipendente da influenze esterne (venissero da principi laici od ecclesiastici) e assolutamente fedele e sottomesso (sottoposto com’era al Papa solo nelle cose di religione). Questo divenne ben presto la sua spada e la sua arma. … ed in Terrasanta, erano questi cavalieri i suoi fiduciari esclusivi. Fu disposto che … il Gran Maestro dell’Ordine… dovesse essere considerato come un membro della real casa, della “famiglia” e mantenuto dalla corte con tutto il suo seguito.”

Federico aveva promulgato anni prima il famoso manifesto contro il paganesimo che ancora resisteva in Europa e quando il Gran Maestro fra’ Ermanno di Salza, s’incontrò con lui a Norimberga nel 1216 e pose in evidenza i problemi delle marche nordorientali tedesche, dalle quali lui stesso era originario, e dei numerosi pagani ancora esistenti in quelle zone, fu subito preso in parola.



Ermanno di Salza

L’Ordine perciò ottenne l’autorizzazione alla missione di convertire i pagani del nord!
Ermanno di Salza era il quarto Gran Maestro dell’Ordine e da Federico II non solo ottenne il riconoscimento imperiale della propria carica, ma diventò suo stretto consigliere ed amico, coinvolgendosi personalmente fra le innumerevoli mediazioni nelle liti fra l’Imperatore e il Papa di Roma, quasi diventando l’ago della bilancia nelle famose lotte fra i Guelfi e i Ghibellini.


Fra i due personaggi, l’Imperatore e il Gran Maestro, si costruì un’amicizia che doveva durare oltre vent’anni. Anzi! Probabilmente la lunga frequentazione con Federico II costò la vita a fra’ Ermanno poiché nel 1239, quando avvenne il clamoroso atto della scomunica del Papa all’Imperatore, il Gran Maestro non riuscì a superare lo choc per l’offesa al suo protettore e morì d’un colpo apoplettico!

Molto probabilmente fu sepolto nella sua terra poiché nel Convento di Lebus lungo la riva sinistra dell’Oder, non lontano da Francoforte, c’è la sua tomba con una curiosa scritta in latino.

Finché San Giovanni d’Acri restò in mano ai Crociati, l’Ordine Teutonico ebbe persino una Chiesa propria con mura fortificate tutt’intorno. Quando però la città venne conquistata e finisce l’avventura dei Crociati in Palestina, la Sede dell’Ordine, cioè il luogo dove risiedeva il Gran Maestro ormai fuori della Palestina, diventò Venezia e i centri di accoglienza dei pellegrini tedeschi che ritornavano in patria continuarono ad operare per anni nel sud dell’Italia (in Puglia, principalmente, dove a Brindisi nella Chiesa di Santa Maria del Casale è possibile ancor oggi vedere un affresco con lo stemma dell’Ordine).




Brindisi Santa Maria del Casale


Infatti, quasi presagendo la “cacciata” dalla Terra Santa, i Cavalieri avevano già ottenuto, alla fine del XII sec., concessioni e terre in varie parti dell’Europa meridionale e in Italia il primo Gran Maestro dell’Ordine, Enrico Walpot di Basenheim, aveva fatto costruire degli ospedali nel 1197, a Barletta e a Palermo.


Le crociate più importanti verso i territori a est del sacro romano impero, verso l'area che oggi chiamiamo "baltica" e verso i paesi scandinavi si svolsero con l'appoggio decisivo e incondizionato della chiesa romana e, in modo particolare, degli ordini monastico-cavallereschi, composti cioè da monaci-soldati, che si diffusero a partire dal secolo XI in tutti i territori investiti dal movimento delle crociate anti-islamiche, anti-pagane e anti-slave.

Questi ordini li troviamo anzitutto in Terrasanta, dove infatti nel 1119 nascono i Cavalieri del Tempio o Templari, i quali adottano nel 1128 una regola ispirata a quella benedettina, cui vennero aggiunti ai tre voti consueti di povertà, castità e obbedienza un quarto voto che contemplava gli obblighi militari.

Nel 1130 nasce l'Ordine di San Giovanni detto degli Ospitalieri, e nel 1198-1193 quello dei Cavalieri Teutonici (la cui originaria denominazione era Ordine dei Cavalieri di Santa Maria dei Tedeschi di Gerusalemme), fondato in Palestina da un gruppo di mercanti di Brema e di Lubecca, insieme ad alcuni cavalieri tedeschi, al seguito della prima crociata, e successivamente perfezionato da Federico II intorno al 1212, adeguando gli statuti al modello ospitaliero per gli aspetti religiosi, e al modello templare per quel che riguardava la guerra.



Ordine di Calatrava effige


In Spagna si hanno nel corso del sec. XII gli ordini di Alcantara (1156), Calatrava (1158) e di Santiago (1175), mentre a nord-est, sul fronte baltico, appaiono nei primi anni del sec. XIII i Portaspada e i Cavalieri di Dobrzin .

Un fatto capitale nella storia dell'Ordine Teutonico fu la nomina a Gran Maestro, nel 1210, del discendente di una famiglia della piccola nobiltà della Turingia, Hermann von Salza. Il nuovo Gran Maestro godé della fiducia assoluta dei papi del suo tempo: Innocenzo III (1198-1216), Onorio III (1216-1227) e Gregorio IX (1227-1241), nonché di quella dell'Imperatore Federico II, di cui, finché visse, fu ascoltato consigliere.

Von Salza era stato nominato, con i suoi successori, membro di diritto della corte imperiale, con la facoltà di alloggiarvi con il seguito. Nel marzo del 1226, con la Bolla d'oro di Rimini, l'Imperatore Federico concedeva al Gran Maestro e ai suoi successori il titolo di Principe dell'Impero, con facoltà di creare uno Stato vassallo nei territori conquistati.

I Teutonici rimasero vincolati fin dalle origini ad un'idea nazionale rigidamente circoscritta alla Vaterland germanica, e furono soprattutto loro ad allargare il campo d'azione verso le regioni del nord-est (ma li troviamo anche in Puglia e in Sicilia), dove c'erano da conquistare terre e uomini che ancora non conoscevano l'oppressione cattolico-feudale dell'Europa occidentale.


Attorno al 1100 la situazione dell'Europa settentrionale lungo le coste meridionali del Mar Baltico può essere descritta come segue: ad est del fiume Elba si estendeva il territorio degli Abotriti, Vagri e Polabi, popolazioni slave pagane, che confinavano a est con altre popolazioni anch'esse pagane e di ceppo slavo, i Prussi o Prussiani, stanziati attorno al corso inferiore della Vistola. Seguivano in sequenza i Lituani, i Lettoni (Semgalli, Curi e Livoni) e infine gli Estoni. Mentre questi ultimi erano imparentati linguisticamente con gli ugro-finni della Finlandia, le altre popolazioni pagane erano indoeuropee.



papa Eugenio III


Papa Eugenio III (1145-1153), su consiglio di Bernardo di Chiaravalle, che, dopo la caduta della Contea di Edessa (1146), stava predicando e organizzando una crociata per la Terrasanta, vista la situazione favorevole in cui si trovava il confine nord-orientale dell'Impero romano-germanico, a causa della presenza di vari potentati pagani che si pensava fossero poco organizzati e militarmente deboli, decise, con la bolla Divina dispensatione, di lanciare la prima vera crociata del nord, offrendo a coloro che vi avessero partecipato gli stessi privilegi spirituali di chi partiva per la Terrasanta. Alla spedizione, guidata dal vescovo Anselmo di Havelburg, parteciparono, oltre a vari crociati della Germania settentrionale, anche gruppi di danesi e di polacchi.
Questa prima crociata del nord, benché assai breve - si combatté soltanto durante l'estate del 1147 - permise di sottomettere il principe abotrita Nyclot e di spostare un poco più ad est i confini della cristianità, conquistando quei territori su cui oggi sorge la città di Lubecca.
I Teutonici rimasero vincolati fin dalle origini ad un'idea nazionale rigidamente circoscritta alla Vaterland germanica, e furono soprattutto loro ad allargare il campo d'azione verso le regioni del nord-est (ma li troviamo anche in Puglia e in Sicilia), dove c'erano da conquistare terre e uomini che ancora non conoscevano l'oppressione cattolico-feudale dell'Europa occidentale.Attorno al 1100 la situazione dell'Europa settentrionale lungo le coste meridionali del Mar Baltico può essere descritta come segue: ad est del fiume Elba si estendeva il territorio degli Abotriti, Vagri e Polabi, popolazioni slave pagane, che confinavano a est con altre popolazioni anch'esse pagane e di ceppo slavo, i Prussi o Prussiani, stanziati attorno al corso inferiore della Vistola. Seguivano in sequenza i Lituani, i Lettoni (Semgalli, Curi e Livoni) e infine gli Estoni. Mentre questi ultimi erano imparentati linguisticamente con gli ugro-finni della Finlandia, le altre popolazioni pagane erano indoeuropee.Img.18 papa eugenio III.Papa Eugenio III (1145-1153), su consiglio di Bernardo di Chiaravalle, che, dopo la caduta della Contea di Edessa (1146), stava predicando e organizzando una crociata per la Terrasanta, vista la situazione favorevole in cui si trovava il confine nord-orientale dell'Impero romano-germanico, a causa della presenza di vari potentati pagani che si pensava fossero poco organizzati e militarmente deboli, decise, con la bolla Divina dispensatione, di lanciare la prima vera crociata del nord, offrendo a coloro che vi avessero partecipato gli stessi privilegi spirituali di chi partiva per la Terrasanta. Alla spedizione, guidata dal vescovo Anselmo di Havelburg, parteciparono, oltre a vari crociati della Germania settentrionale, anche gruppi di danesi e di polacchi.Questa prima crociata del nord, benché assai breve - si combatté soltanto durante l'estate del 1147 - permise di sottomettere il principe abotrita Nyclot e di spostare un poco più ad est i confini della cristianità, conquistando quei territori su cui oggi sorge la città di Lubecca.Due principi tedeschi, il Duca di Sassonia (1139-1180) e di Baviera (1156-1180), Enrico XII il Leone e il Re di Danimarca, Valdemaro I il Grande (1157-82), intrapresero una serie di guerre, con cui assoggettarono alla cristianità, nel giro di pochi anni, i territori dell'odierno Meclemburgo nella Germania settentrionale. I due sovrani, alleatisi, iniziarono, a partire dal 1158, una serie di azioni militari grazie a cui, nel 1160, la conquista dell'intero principato abotrita poté dirsi completa. Attorno al 1185 tutto il territorio compreso tra il corso settentrionale dell'Elba e il fiume Oder era di fatto annesso alla cristianità. Il principe del Meclemburgo, Pribislav I (1167- principe dal 1170), e i suoi discendenti, si convertirono al cattolicesimo latino e parteciparono alle crociate successive.Nel sec. XII apparvero in Estonia i monaci cistercensi, guidati da un certo Fulco, poi divenuto vescovo d'Estonia. Papa Alessandro III (1159-81) invitò con una sua bolla del 1171 a dare una mano al vescovo che si adoperava in tutti i modi per convertire i "pagani infedeli", promettendo l'assoluzione dei peccati a tutti coloro che avessero conquistato quelle terre. Si fecero così più frequenti le scorrerie dei crociati anche nella Russia nord-occidentale, soprattutto nei possedimenti dei principi di Polotsk e Smolensk.Un primo grande attacco dei feudatari tedeschi, appoggiati dal papa Clemente III (1187-91), che aveva già bandìto la terza crociata anti-islamica, fu preparato nella città di Brema, sotto la cui giurisdizione il papato aveva voluto porre la diocesi di un monaco agostiniano di nome Meinhard, divenuto nel 1186 "vescovo della Livonia e della Russia". Meinhard, nel 1184, aveva costituito i primi insediamenti cristiani in Livonia, a Uxkul. Morirà nel 1196.Il successore di Meinhard fu il monaco tedesco Bertoldo, che cadde nel corso dei primi scontri coi livoni, decisamente ostili alle forzate conversioni al cattolicesimo latino.Nel 1198 l'arcivescovo di Brema nominò vescovo di Livonia un suo nipote, Alberto di Buxhovden, che aprì uno dei capitoli più sanguinosi della conquista dei paesi baltici. La sua idea era quella di costituire uno Stato indipendente, sottoposto soltanto all'autorità della S. Sede. A tale scopo nel 1199 Innocenzo III (1198-1216) promulgò una bolla con cui invitava i crociati della Germania del nord ad "accorrere in aiuto" della Livonia. Molti di questi crociati si stabilirono a Riga, che divenne un importante centro commerciale e militare. Il vescovo Alberto, insieme ai crociati tedeschi, raggiunse nel 1201, a bordo di 23 navi, la foce della Dvina ed espugnò la Baia dei Semgali, stroncando la resistenza dei livoni. Qui nel 1201 venne fondata la fortezza di Riga, futura sede episcopale.Per avere un esercito pronto a intervenire in qualsiasi momento, Alberto istituì nel 1202 l'Ordine cavalleresco dei Portaspada (Schwertbrüder), a motivo del bianco mantello ornato su di una spalla da una croce rossa e da una spada. La regola adottata era la stessa dei Templari, quindi rigida organizzazione accentrata, indipendenza rispetto alla giurisdizione dei feudatari locali, esenzione dai tributi, subordinazione esclusiva alla sede pontificia.Alberto cercò di evangelizzare gli estoni (un popolo pagano di lingua ugro-finnica imparentato con i finlandesi) e a tal fine consacrò vescovo suo fratello Teodorico, che divenne ordinario di Tartu. Egli riuscì ad ottenere anche l'alleanza di Filippo di Svevia, re di Germania, che lo nominò principe dell'Impero, e quindi lo fece vassallo della corona tedesca.Nelle sue Cronache della Livonia, Enrico il Lettone spiega che l'attacco decisivo contro le terre baltiche dei livoni (lettoni) e degli estoni venne effettuato, tra il 1210 e il 1220, dall'ordine cavalleresco-religioso dei Portaspada, dipendente dal vescovo di Riga, con l'aiuto dei danesi. L'ispiratore era stato il papa Innocenzo III. All'ordine dei Portaspada spettò un terzo di tutte le terre conquistate.I danesi entrarono in gioco nel 1219, allorché il vescovo Alberto, incapace di fronteggiare la resistenza estone e con forze insufficienti per cristianizzare quei territori, chiese aiuto, con l'appoggio di papa Onorio III (1216-27), al re di Danimarca, Valdemaro II (1202-41), che lo soccorse con una potente flotta, e occupò l'isola di Ösel, una delle roccaforti estoni, che controllava il golfo di Riga.
Dietrich, che avrebbe dovuto essere nominato vescovo d'Estonia, se non fosse stato ucciso poco prima in uno scontro con gli estoni.Nel 1222 gli estoni, ribellatisi, riuscirono a scacciare i danesi da Ösel, il 29 gennaio 1223 inflissero una grave sconfitta ai Portaspada presso la località di Fellin (Viljandi) e si allearono con i russi. La reazione dei crociati non tardò a farsi sentire. Mentre infatti i danesi respingevano i russi da Tallinn, nella primavera del 1224 i Portaspada, aiutati dai lettoni, occuparono Tartu (Dorpat), l'ultimo caposaldo della resistenza estone, e nel 1227 anche Ösel venne riconquistata.Grazie all'arbitrato del legato pontificio Guglielmo da Modena, si arrivò alla pacifica divisione delle terre conquistate tra danesi e cavalieri Portaspada. Ai danesi rimase la parte settentrionale del paese con la città di Tallinn, la parte centrale con Pärnu toccò ai cavalieri, mentre altri territori furono assegnati ai due vescovadi di Tartu e Arensburg.A est della Lettonia si trovava il principato russo di Polotsk, da cui dipendevano alcune terre baltiche. I Portaspada, se non fosse stato per la resistenza delle popolazioni locali, avrebbero occupato anche questo principato.
Particolarmente dura fu la repressione nei confronti degli estoni, almeno fino a quando questi non cercarono l'appoggio dei russi di Pskov e  Novgorod.Guidato dal principe russo Jaroslav, l'esercito di Novgorod nel 1234 riuscì a compiere una serie di efficaci incursioni contro i crociati, che subirono una sconfitta nei pressi di Tartu (Jurjev) e furono costretti a sottoscrivere un trattato di pace.Vista la difficoltà di occupare i territori russi, i Portaspada si concentrarono in direzione della Lituania, le cui tribù, temendo di fare la fine degli estoni e dei lettoni, avevano deciso di unificarsi sotto un unico comando. E infatti nel 1236 i Portaspada subirono una netta sconfitta nei pressi di Shauljai, dove cadde il Gran Maestro dell'Ordine, Volkwin. Grazie a questa vittoria si costituì nel 1240 il regno di capo il granduca Mindovg (Mindaugas), che seppe sottomettere al proprio potere gli altri duchi lituani.Dopo le sconfitte di Tartu, Shauljai (Saule) e nelle vicinanze della città russa di Doroghicin, i Portaspada chiesero aiuto ai Teutonici, desiderando unirsi a loro.Papa Gregorio IX (1227-41) rispose al loro appello e decise ex auctoritate di incorporarli all'Ordine. I beni dei Portaspada passavano così ai Teutonici. Unica forma di particolarismo, la Livonia avrebbe mantenuto un distretto separato guidato da un maestro provinciale. Balk ottenne eccezionalmente di unire così i due titoli di Landmeister di Prussia e di Livonia, e vi inviò subito 60 cavalieri, per dar man forte ai Portaspada rimasti.Di fatto il Gran Maestro dell'Ordine dei Portaspada divenne capo dell'Ordine Teutonico in Livonia, quale regione annessa all'impero germanico. Tuttavia, in base a un accordo segreto tra il papa e l'ordine (che prevedeva il passaggio dell'Estonia settentrionale alla giurisdizione del re danese) fu istituita un'alleanza militare con la Danimarca.Papa Gregorio IX prese di mira anche la parte settentrionale del Baltico, esprimendo il proprio malcontento per i modi in cui la chiesa svedese diffondeva il cattolicesimo in Finlandia. Per risolvere il problema il papa promosse una nuova crociata, diretta sia contro i finnici che contro i russi. Fu allora che la Svezia si decise ad avviare una spedizione militare contro il principato di Novgorod.




konrad mazoviezcki

I prussiani erano impermeabili al cattolicesimo e continuavano ad opporsi ai tentativi colonialistici del duca polacco Konrad Mazowiecki (1228-32), cioè di Mazovia o Masovia (Mazowsze). Il duca aveva tentato la via pacifica per convertire i prussiani, affidandone l'evangelizzazione ad un prelato originario di Freyenwald, che oltre il tedesco parlava perfettamente il polacco e la lingua prussiana, il monaco cistercense Christian. Costui, nel 1214, dopo essere riuscito a convertire alcuni notabili della Pogesamia, sul corso inferiore della Vistola, presso l'odierna Elbing, venne nominato da papa Innocenzo III primo vescovo di Prussia. Ma i risultati nel complesso erano stati scarsi.



cavalieri teutonici

Lo stesso monaco Christian, vedendo che la maggior parte dei prussiani rimaneva ostile al cristianesimo, si convinse a fondare, d'accordo con Konrad, un ordine militare (Ordine dei Cavalieri di Dobrin o Dobrzin) che passasse a metodi più bellicosi, soprattutto nel territorio di Chelmo, che il duca aveva donato al vescovo. Ma i Prussiani, nonostante queste misure, riuscirono nel 1225 a sconfiggere pesantemente i Cavalieri a Strassburg (Brodnica) sul fiume Drweca, un affluente della Vistola.


Sicché nel corso dell'inverno 1226 una delegazione, guidata dal vescovo di Prussia Christian e dai rappresentanti del duca di Mazovia, decise d'incontrarsi in Italia col Gran Maestro dell'Ordine Teutonico Hermann von Salza (1209-39) per chiedergli un aiuto militare contro l'accanita resistenza dei prussiani orientali e dei lituani, che occupavano la costa baltica, dalle foci della Vistola fino alla regione del Njemen, e che per questa ragione isolavano i territori di recente cristianizzazione più settentrionali della Livonia, Lettonia ed Estonia. Ai teutonici veniva promesso un territorio di circa 3000 kmq, situato nella bassa valle della Vistola con capitale Kulm (Chelmno), il Kulmerland, oltre a tutti quelli eventualmente sottratti ai pagani.

Da notare che già papa Onorio III, prima nel 1216 e poi nel 1221, aveva confermato ed esteso i privilegi dell'Ordine Teutonico, assicurando l'esenzione totale dalle decime, nonché la facoltà di costruire chiese e oratori sui propri possedimenti, e di essere giudicato e eventualmente scomunicato solo dalla S. Sede.



sigillo teutonico

l Gran Maestro tuttavia, ancora scottato dalla brutta esperienza ungherese , non fu precipitoso, e trascorsero alcuni anni prima che l'Ordine si decidesse ad intervenire nel Baltico. Hermann ottenne assicurazioni sia da parte dell'Imperatore Federico II, che considerava quei territori come naturale appendice dell'Impero, che da papa Onorio III, che lo spronò ad intervenire, accettando l'offerta del duca polacco.
Il trattato definitivo tra il Gran Maestro e il duca di Mazovia fu siglato a Kuschwitz il 30 giugno 1230 e nel marzo 1231, con il trattato di Rubenicht, si giunse ad un accordo anche con il vescovo Christian di Prussia, che rinunciò ad ogni pretesa sui possedimenti del Kulmerland e cedette un terzo della Prussia all'Ordine.
A partire dal 1230 intanto cominciarono a giungere in Prussia i primi cavalieri, guidati da Hermann Balk, che venne nominato Landmeister di Prussia. Balk era accompagnato da 5 cavalieri e un centinaio di uomini d'arme, che furono ben presto raggiunti da altri rinforzi provenienti dalla Germania del nord. Essi si sistemarono nel piccolo insediamento di Vogelsang, sulla riva sinistra della Vistola, in un fortino di legno. Balk fece inoltre costruire una seconda piazzaforte a Nessau, pochi chilometri a Sud. Nella primavera del 1231 Balk con le sue truppe, un migliaio di uomini circa, passò la Vistola e cominciò ad attaccare sistematicamente i Prussiani.





iconografia teutonica


Balk, dopo i primi successi, iniziò la costruzione di un nuovo forte, sulla riva destra della Vistola, cui diede il nome di Torun, in omaggio alla fortezza palestinese di Toron posseduta dall'Ordine. Toron divenne la prima grande città fortificata costruita dall'Ordine in Prussia, cui affluirono molti coloni provenienti dalla Germania del nord e dalla Boemia, mentre i prussiani cercavano con frequenti attacchi d'impedire l'insediamento stabile dell'Ordine.




cavalieri teutonici - iconografia del 1800


A partire dal 1232 Balk cominciò il rastrellamento sistematico del Kulmerland: in pratica si impadronì di tutta questa terra falsificando gli accordi scritti, che non prevedevano un'assoluta autonomia dallo Stato polacco. Rifondò la città di Kulm (Chelmno) con la tipologia classica delle città-fortezze dell'Ordine: una pianta a scacchiera dominata da un terrapieno sormontato da un castello. Ai coloni che abitarono queste due città, fu imposto un servizio militare permanente.
Successivamente l'Ordine fondò il castello di Marienwerder (Kwidzyn) a nord di Kulm, che divenne a partire dal 1254 e fino al 1526 la sede dei vescovi di Pomerelia. A legalizzare lo Stato Teutonico furono l'imperatore tedesco Federico II (nel 1226) e il papa Gregorio IX. Con il tempo l'Ordine si rivoltò contro i polacchi e cominciò ad incorporare estese aree di territorio polacco, invadendo nel 1308 Gdansk (Danziga) e massacrando i suoi abitanti.
Una nuova crociata contro i prussiani fu bandita nel 1233. La campagna si tenne nell'inverno che, a quelle latitudini, faceva gelare fiumi e laghi, e rassodava il terreno, divenendo il luogo adatto per le incursioni della cavalleria dell'Ordine.
Nel 1237 fu costruito il castello di Elbing (Elblag) che distrutto nel 1239 dai prussiani venne ricostruito poco più a nord, dove l'Elbing si getta nel lago di Drausen.




nevskij

Al momento della morte di Von Salza, nel 1239 i teutonici controllavano ormai tutto il Kulmerland, la Pomesania e la Pogesania. Cercarono anche di avventurarsi, dal 1295 al 1378, con l'aiuto dei feudatari svedesi, verso Novgorod e Pskov, ma le milizie russe, capeggiate da A. Nevskij, principe di Novgorod, ebbero la meglio, per quanto i normanni, di religione pagana, provenienti dai paesi scandinavi, riuscissero a insediarsi per un certo tempo a Novgorod, finendo poi coll'essere assorbiti velocemente dalle popolazioni locali, più avanzate sul piano culturale.
Il metodo, proseguito dai Gran Maestri successori di Von Salza, era sempre lo stesso. Dopo aver sconfitto i pagani, si chiedeva la loro sottomissione e la conversione, poi era subito edificata nel territorio conquistato una fortezza, attorno alla quale si sviluppava in seguito una città, ove affluivano i coloni tedeschi che si mescolavano con la popolazione locale. Nacquero così, tra gli altri, i castelli di Kreuzburg (Città della croce), Heilsberg (Monte santo).
Nel 1241 i teutonici parteciparono massicciamente alla battaglia di Liegnitz (Legnice) nella Slesia, ove, assieme alle truppe del duca di Slesia, Enrico il Pio (1238-41) e del duca di Polonia, Boleslao (1243-79), si tentò di contrastare il passo ai mongoli dell'Orda d'oro. Le truppe cristiane furono fatte a pezzi, ma anche i mongoli subirono gravi perdite e così decisero di interrompere la marcia verso occidente, e dopo aver devastato l'Ungheria ritornarono verso est.




tribù baltiche nel 1200


I prussiani, intanto, approfittando dell'assenza della maggior parte dei cavalieri, impegnati contro i mongoli, si ribellarono, istigati dal duca cattolico della Pomerelia (Pomerania Orientale) Swantopolk (1235-66). Gran parte delle fortezze dell'Ordine cadde nelle mani dei ribelli. Il papa Innocenzo IV (1243-1254) lanciò allora la crociata, ma si continuò a combattere fino al 24 novembre 1248, quando il duca, principale sostenitore dei rivoltosi, s'impegnò a rinunciare a qualsiasi alleanza con i prussiani.
Il 7 febbraio 1249 fu stilato il trattato di Christburg, che riguardava la condizione delle popolazioni sottomesse, a patto che si fossero convertite. L'Ordine riconosceva ai sudditi prussiani la libertà personale, il diritto di acquistare, vendere e lasciare in eredità agli eredi diretti le proprietà; il diritto di stare in giudizio, di contrarre matrimonio, di entrare a far parte del clero e dell'Ordine Teutonico, a patto d'essere d'antica nobiltà. Dovevano rinunciare tassativamente alle usanze pagane e ad osservare la disciplina ecclesiastica in materia di festività e di battesimo. Dovevano pagare le decime all'Ordine, e prestare determinati servizi di natura militare. In più, a loro spese, le popolazioni s'impegnavano a costruire, entro tre anni, 13 chiese in Pomesania, 6 in Warmia e 3 in Natangia. I convertiti erano sottoposti al diritto di Magdeburgo o a quello polacco; se non erano battezzati, dovevano farlo al più presto, pena la perdita dei beni e l'espulsione.
In Prussia il servaggio fu durissimo e tutte le rivolte furono ferocemente represse, tanto che la situazione si stabilizzò solo verso gli anni '80 del XIII sec., dopo aver conquistato anche la Curlandia. Viceversa, i contatti dell'Ordine col Levante s'interruppero definitivamente nel 1291, con la caduta di San Giovanni d'Acri.
Nel complesso si erano create le premesse per una forte emigrazione tedesca dalla Westfalia e dalla Renania verso i territori abitati da tribù baltiche (prussiani, lituani, lettoni) e ugrofinniche (estoni, finlandesi, livoni). Il Baltico stava per vedere la sostituzione dei mercanti slavi e vichinghi da parte di quelli tedeschi, che si apprestavano a controllare la via commerciale che collegava la Fiandra alla Russia di Novgorod e che raccoglieva le merci provenienti dall'Asia centrale, da Bisanzio, dal Medio oriente (spezie, gioielli, stoffe, seta, armi, miele e sale)
Dalla conquista del Baltico nascerà un grande principato territoriale, molto organizzato sul piano commerciale, le cui città costiere formeranno la cosiddetta "Lega Anseatica" (Hansa).


In base al decreto reale l'Ordine riceveva in proprietà libera e perpetua un territorio di circa 1500 Kmq, con una totale autonomia politica, giudiziaria ed economica (facoltà di aprire liberi mercati, facoltà di riscuotere tasse dai coloni, di sfruttare le eventuali miniere per una metà, di battere moneta in proprio, esenzione dalle tasse, ecc.); a ciò si aggiungeva anche un'ampia autonomia in campo ecclesiastico: facoltà di riscuotere le decime sui coloni tedeschi, di scegliere i preti delle proprie chiese ecc.
Nel 1221 tuttavia, Bela, il figlio del re, cambiò idea e ordinò all'Ordine di lasciare l'Ungheria, restituendo immediatamente non solo il Burza ma anche la regione della Transilvania, che i Teutonici avevano occupato nella speranza di poter fondare un loro Stato indipendente: era già stata fondata la città di Kronstadt (oggi Brasov).


La Lituania era rimasta del tutto impermeabile e refrattaria al cattolicesimo e continuava a sobillare i popoli della Livonia contro l'Ordine Teutonico, che cercava di applicare anche contro i Lituani la stessa tattica con cui aveva sottomesso gran parte della Prussia: si conquistava un territorio e vi si costruiva una fortezza facendovi affluire coloni cattolici, soprattutto tedeschi (un esempio fu, nel 1242, la fortezza di Memelburg, al punto d'incontro tra Prussia e Livonia).

l capo supremo dei Lituani, il principe , temendo di dover subire una crociata, nel 1251 accettò il battesimo, e nel 1253 fu solennemente incoronato Granduca di Lituania dal Vescovo di Kulm. In questo modo, divenuta la Lituania, almeno formalmente, uno Stato cattolico, cadeva la possibilità di indire la crociata.




teutonici all'attacco

Tuttavia il Gran Maestro dell'Ordine, Popon d'Ostierna, non molto convinto della mossa del lituano, decise di conquistare alla fede la parte più orientale della Prussia confinante con la Lituania, cioè le regioni della Sambia, Nardrovia e Scalovia. A questo fine i domenicani predicarono in tutto il Sacro Romano Impero una crociata cui aderirono sessantamila armati, che vennero a dar man forte ai Teutonici. Vi presero parte tra gli altri il re di Boemia, Ottocaro II (1253-78), Ottone III del Brandeburgo (1266), il giovane Rodolfo conte d'Asburgo (1273-81), nonché numerosi signori provenienti da Sassonia, Turingia, Renania, Boemia e Moravia.

Nella campagna del 1254-1255 si ebbero i primi importanti risultati. La Sambia venne devastata, i simboli del paganesimo distrutti. I capi della regione si sottomisero e accettarono il Cristianesimo. Sulla collina sacra di Twangste, i crociati posero le fondamenta di una città, che fu battezzata "Montagna del Re", Königsberg, in onore del Re Ottocaro.




koningsberg - il castello

Nel 1259, tuttavia, l'Ordine dovette affrontare la ripresa delle ostilità da parte dei Lituani, i quali, l'anno successivo, a Durben, il 13 luglio 1260, inflissero ai crociati una pesante sconfitta. Tra i 150 cavalieri caduti in combattimento figuravano anche il Maestro di Livonia e il Maresciallo di Prussia. I Lituani braccarono i cattolici e li misero a morte, mentre le credenze pagane rifiorivano.
La rivolta, istigata segretamente da Mindaugas, si estese anche alla Prussia, ove le chiese furono distrutte e i coloni cattolici messi a morte. Anche i nobili prussiani che l'Ordine aveva fatto istruire in Germania, diedero man forte alla ribellione, che si estese così a tutto il paese, eccetto
il Kulmerland e la Pomesania.




Mindaugas

Mindaugas si unì agli insorti e invase la Mazovia (Mazowsze) polacca, ove nel gennaio del 1261 inflisse una dura sconfitta ai Teutonici, mentre tutte le più importanti piazzeforti della Prussia venivano assediate.
I magri contingenti che provenivano dalla Germania permisero ai Cavalieri di ridurre le perdite e di contenere la sollevazione. Si ebbe allora una lunga e sfibrante guerra d'attrito, ove le vittorie si succedevano alle sconfitte e la riconquista del territorio avveniva lentamente e faticosamente, tramite la costruzione di numerosi forti.
Nel 1271 Ludwig von Baldersheim fu sostituito da Dietrich von Gadersleben nel magistero di Prussia, che nei due anni 1272-1273 riuscì a ristabilirvi l'autorità dell'Ordine, grazie a rinforzi provenienti dalla Germania, sottomettendo la Natangia e la Pogesania, ove i principali capi dei ribelli morirono in combattimento o furono giustiziati. Nel 1274 la Prussia era completamente conquistata.
Nel 1276, su iniziativa del Landmeister, Corrado di Thierberg, si iniziò la costruzione, una ventina di chilometri a Nord di Elbing, della "città di Maria", Marienburg, dominata dall'Hochburg, il castello Alto, di forma quadrata, cui si aggiunse il Mittelburg, il Castello Medio di forma trapeziodale. L'Hochburg dal 1309 divenne la sede del Gran Maestro.
Le conquiste dell'Ordine Teutonico si allargarono progressivamente alla Pomerania orientale (Pomerelia), costituita in un ducato retto da un principe slavo. Poiché il duca Mestwin (1207–1220) non aveva eredi diretti, decise di lasciare il territorio al duca della Grande Polonia. I principi tedeschi, margravi del Brandeburgo, però, rivendicarono per sé quella regione. I polacchi allora chiesero aiuto ai Teutonici, che nel 1307 penetrarono nella Pomerelia invasa dai Brandeburghesi e li costrinsero ad abbandonare l'assedio di Danzica, la città più importante.




valdemaro

Nel 1308 l'Ordine si stabilì a Danzica. In seguito, i Cavalieri trovarono un accordo con il nuovo margravio del Brandeburgo, Valdemaro. Il 6 settembre 1309, a Soldin, l'Ordine acquistava per 10.000 marchi d'argento Danzica, Dirschaw e Schetz con i loro territori, cui si aggiunsero quelli acquistati nello stesso anno dal Duca di Cujavia. Così tutta la Pomerelia cadde sotto l'autorità dell'Ordine, come venne confermato nel 1311 da un editto imperiale di Enrico VII, che investiva i Teutonici della regione come vassalli dell'Impero.
I polacchi mal sopportarono la perdita di Danzica e della Pomerelia, che costituiva il loro unico accesso al Mar Baltico. Per questo, a partire dal 1316, iniziarono delle scaramucce che sfociarono, nel 1328, in una vera e propria guerra, finché tra alterne vicende si giunse alla pace di Kalisz del 1343, che confermava i possessi dei Cavalieri.
Furono però i Lituani a dare filo da torcere all'Ordine durante il '300. Dopo la morte di Mindaugas, nel 1262, il cattolicesimo scomparve rapidamente tra il suo popolo, e ripresero le battaglie contro i Cavalieri Teutonici. Questo stato di cose si protrasse fino al 1320, quando il Granduca Gedimanas lanciò un'offensiva in grande stile contro i possedimenti dell'Ordine Teutonico. Il 27 luglio riportò così un'importante vittoria a Medenik nella Samogizia. Nel corso della battaglia il maresciallo dell'Ordine, Enrico di Plötzke trovò la morte assieme a numerosi cavalieri e al procuratore della Sambia, Gehrad von Ruden. Gedimanas, temendo la crociata, si fece battezzare e diede in moglie la figlia all'erede del re di Polonia Vladislao IV.
Tuttavia, nel 1322, la guerra riesplose. I pagani riconquistarono la Samogizia, occuparono Memel, invasero la Mazovia polacca e Dobrzin, attaccarono la Livonia, arrivando fin sotto Riga, dopo aver distrutto tutte le chiese e i monasteri.
Nel 1338 l'Ordine, guidato dal Gran Maestro, Dietrich von Altenburg, inflisse una pesante sconfitta ai Lituani nella piana di Dablawken (Galeluken), non lontano da Medenik.Img.30.teutonici.Nel 1343, la guerra riprese, con incursioni lituane in Livonia, Sambia e Samogizia. Nel 1346, il Re di Danimarca, Valdemaro IV (1340-75), vendette all'Ordine per 19.000 marchi d'argento tutti i possedimenti danesi nell'Estonia, con la città di Tallinn. I possessi dei Teutonici andavano ora dalle foci della Vistola fino al golfo di Finlandia, senza soluzione di continuità.Nel 1348 il nuovo Gran Maestro, Heinrich von Arffberg, preparò una spedizione di 40.000 uomini contro la Lituania; le perdite furono considerevoli d'ambo le parti, ma i Cavalieri ebbero la meglio e l'estate successiva furono in grado di compiere un'ulteriore attacco, che procurò migliaia di prigionieri, poi costretti ad accettare il battesimo.Nel 1349, i Lituani e i Russi fecero una nuova incursione in Prussia e Warmia, ma l'Ordine li sconfisse alla Strebe (Strebnitz). Nel 1365 venne sacrificato dai Lituani agli dei pagani, in uno di questi scontri, il cavaliere Henzel Neuenstein e ancora nel 1389, Marquard von Raschau.
Particolarmente sanguinosa fu la campagna dell'inverno 1370. Durante la battaglia di Rudau, nel febbraio, l'Ordine, che aveva occupato l'isola di Gotland, sconfisse una massa di circa 60.000 uomini, composta da lituani, samogiti, russi e tartari. Diecimila furono i caduti degli avversari, mentre i Teutonici persero 26 commendatori, tra cui il Maresciallo di Prussia, Schindekop, 200 cavalieri e numerosi sergenti.




Heinrich V von Plauen

L'Ordine Teutonico si era trovato diviso sulla questione dell'eresia hussita. Von Plauen venne, infatti, accusato d'esser troppo compiacente verso gli eretici, essendosi tra l'altro dichiarato favorevole al matrimonio dei religiosi, come preconizzava Hus. L'Ordine si spaccò in due fazioni: i basso tedeschi (Germania del Nord) erano favorevoli alle novità hussite, mentre gli Alto-tedeschi, che erano la maggioranza, volevano contrastare l'eresia.


Quest'ultimi si rivolsero al papa Gregorio XII e all'Imperatore Sigismondo; intimarono al Gran Maestro per tre volte di comparire dinanzi al Capitolo generale, ma quello non si presentò. Allora il cavaliere più anziano, conformemente alle regole, fu incaricato di arrestarlo.
L'11 ottobre 1413 il Gran Maestro Heinrich von Plauen fu deposto, assieme a numerosi commendatori che avevano favorito l'eresia. Il 9 gennaio 1414 venne eletto Gran Maestro Michael Kuchmeister von Sternberg, il cui scopo principale fu quello di mantenere i Teutonici nell'ortodossia cattolica.

Malgrado ciò l'eresia faceva proseliti nei territori dell'Ordine. Il commendatore di Danzica, von Eilenstein e il borgomastro Beke favorivano apertamente l'hussitismo, ma nel 1416 una riunione generale degli stati della Prussia decise la condanna ufficiale dell'eresia. Allora il Capitolo generale dei Cavalieri stabilì di prendere seri provvedimenti contro gli eretici: conformemente ai decreti del Concilio di Costanza, gli scritti furono bruciati, fu proibito di seppellire gli eretici nei cimiteri cristiani e assistere ai loro funerali.





Casimiro IV Jagellone, Re di Polonia

Nel 1454 si aprì la Guerra dei Tredici anni, una vera e propria guerra civile tra la Confederazione Prussiana (Der Preussische Bund) formata dai rappresentanti delle città e della nobiltà, e i Cavalieri Teutonici. La Confederazione provocò una rivolta generale e chiese aiuto al re di Polonia, promettendo che, se fossero stati confermati i suoi privilegi, la Prussia sarebbe divenuta vassallo della corona polacca. Metà delle città defezionò e anche gran parte dei vescovi, coi loro capitoli, fece atto di sottomissione al sovrano polacco.
Il 18 settembre 1454, tuttavia, i Teutonici rafforzati da contingenti tedeschi sconfiggevano polacchi e confederati a Konitz in Pomerelia, mentre il papa decideva di scomunicare i ribelli e il re di Polonia, appoggiato dall'Imperatore Federico III e dalla maggior parte dei sovrani europei.
Quel che difettava ai cavalieri, tuttavia, era il denaro per mantenere un forte esercito; così l'Ordine fu costretto, con un documento datato 16 settembre 1455, a cedere la Nuova Marca (il suo possedimento più occidentale) all'elettore del Brandeburgo, perché insolvente nei suoi confronti.





marienburg

L'Ordine si trovò nell'impossibilità di pagare i mercenari, per gran parte hussiti boemi. Il re di Polonia, allora, prese con loro contatti, chiedendo, in cambio del pagamento del soldo, la cessione delle città, in cui erano di guarnigione. In particolare, Zerwonka, comandante della guarnigione di Marienburg, il 15 agosto 1456, si accordò coi polacchi per un compenso di 436.192 fiorini. I cavalieri e il Gran Maestro caddero allora suoi prigionieri, costretti a subire i soprusi dei soldati eretici, che li malmenavano e derubavano in continuazione.
L'8 giugno 1457 Casimiro, re di Polonia, prese possesso di Marienburg e l'Ordine si trasferì a Königsberg, che da quel momento divenne la nuova residenza del Gran Maestro. La guerra continuò per quasi dieci anni, mentre i polacchi completavano l'occupazione della Prussia occidentale.
Il 19 ottobre 1466 si giunse al secondo Trattato di Thorn; i possessi dell'Ordine furono spartiti: i territori a ovest, Kulmerland, Michalow, la Pomerelia con Danzica, Marienburg, Elbing, Christburg passavano alla Polonia, mentre all'Ordine restava la Prussia orientale con Memel e Königsberg. Infine il Gran Maestro accettava di divenire vassallo della Polonia e consigliere della Corona, non potendo essere deposto senza il consenso reale; inoltre i nobili polacchi potevano accedere all'Ordine, purché il loro numero non superasse la metà.
Si venivano così a creare due Prussie: quella reale, dipendente direttamente dalla Polonia e quella ducale o teutonica, stato vassallo della corona.





Johann von Tiefen (1497).

Alla morte del Gran Maestro Johann von Tiefen (1497) avvenne un importante mutamento, che si rivelerà fatale, nella modalità d'elezione dell'Hochmeister. I Cavalieri, desiderosi di controbilanciare l'autorità polacca sull'Ordine, decisero di eleggere un principe tedesco, che, pur non possedendo le caratteristiche richieste dalla regola, potesse, con il prestigio del suo rango, ridare lustro ai Teutonici e porsi quasi da pari a pari con il sovrano polacco. La scelta cadde sul principe Federico di Sassonia, il quale, forte dell'appoggio dell'Imperatore e della dieta imperiale, si rifiutò di prestare l'omaggio vassallatico alla Polonia.
Quando morì nel 1510, il Capitolo generale nominò Gran Maestro un altro principe territoriale tedesco, Alberto, margravio del Brandeburgo, appartenente ad un ramo cadetto della casata degli Hohenzollern. Questi, come il predecessore, al momento di assumere la carica, dovette pronunciare i voti solenni. Anch'egli si rifiutò di prestare omaggio al re di Polonia, adducendo che l'Ordine era un vassallo imperiale e che quindi era da considerarsi nullo il trattato di Thorn del 1466.
Alberto si rivolse all'Imperatore Carlo V, per riceverne appoggio, ma questi gli consigliò di cedere e prestare omaggio al Re Sigismondo. Alberto rifiutò ancora e giudicò la risposta imperiale come un tradimento. Nel 1522 partì per la Germania, dove a Wittemberg incontrò Lutero. Il 28 marzo 1523 inviò una lettera ai membri dell'Ordine, con cui li invitava ad infrangere i voti e prender moglie: in pratica l'Ordine veniva secolarizzato. Lutero inviò in Prussia un suo predicatore, l'ex francescano Johann Brisman.




Lutero

Il 25 dicembre 1523 il vescovo di Sambia, Polentz, prese ufficialmente posizione a favore della Riforma nella Thumkirche di Königsberg. In pochi mesi l'intera Prussia fu conquistata dall'eresia.
Alberto di Brandeburgo, con il Trattato di Cracovia dell'8 aprile 1525, si dichiarava vassallo del Re di Polonia, e riceveva per sé e i suoi discendenti, sia diretti che collaterali, come feudo ereditario indivisibile, il Ducato di Prussia. Il tradimento di Alberto di Prussia fu riprovato sia da Carlo V che da papa Clemente VII.
All'interno dell'Ordine, poi, il Maestro di Germania, Dietrich von Cleen, dinanzi alla Dieta di Spira nel giugno del 1526, condannò pubblicamente l'apostasia del Gran Maestro e la secolarizzazione dei beni dell'Ordine in Prussia. In attesa dell'elezione del nuovo Magister, assunse ad interim la responsabilità dell'Ordine.



Walter von Cronberg

La Livonia rimase cattolica fino al 1559, quando il maestro provinciale Kettler passò alla riforma. Nel 1561 cedette la Livonia alla Polonia e ne ricevette in cambio, come feudo ereditario, il ducato di Curlandia e Semgallia. Il 5 marzo 1562 infine a Riga Gotthard Kettler depose solennemente il mantello bianco dell'ordine e fece omaggio al re di Polonia, sposando nel 1566 una principessa protestante tedesca. Si creò, così, la paradossale situazione che una monarchia di antica tradizione cattolica, la Polonia, favorì la nascita di due stati-vassalli eretici alle sue dipendenze.
Nel 1500 il Baltico, che visse l'ultima crociata nel 1505, emanata da papa Giulio II (1503-13), era diventato praticamente un coacervo di popolazioni, lingue, culture, religioni e governi che delle tradizioni originarie non aveva più nulla: tutto era stato irreversibilmente trasformato dalle forze politiche militari e commerciali provenienti dall'Europa cattolica.
D'ora in avanti l'espansione della fede cattolica verso est poteva dipendere solo dai rapporti tra il principato di Mosca, il regno polacco-lituano e la tripla monarchia scandinava: l'Ordine Teutonico era troppo debole perché potesse avere un qualche ruolo politico-militare. Quando nel 1561 l'Estonia passò sotto il dominio svedese, anche il ramo livoniano dell'Ordine scomparve dalla scena politica, anche se ufficialmente l'Ordine verrà soppresso solo da Napoleone.




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LA RUS'

Nei secoli X-XII i signori feudali tedeschi avevano conquistato, grazie anche a un esercito della chiesa romana e all'aiuto dei danesi, la terra degli slavi polabi e pomerani e si erano diretti verso la Vistola, creando nel contempo un secondo punto d'attacco lungo la Dvina occidentale. Questa regione era stata chiamata Livonia (1200).
Fu costruita la fortezza di Riga (1201) e fondato l'Ordine cavalleresco dei Portaspada (1202). Progressivamente la minaccia si avvicinò all'Estonia, e a nulla valsero i tentativi, poco convincenti, da parte dei russi, di scongiurarla. L'Estonia fu presa e saccheggiata e i danesi vi costruirono Tallinn.



Quando nel 1223 la Rus' subì una gravissima sconfitta da parte dei mongoli, il destino dei paesi baltici pareva segnato. Infatti papa Onorio III (1216-1227) chiese nel 1227 la sottomissione di tutti i re della Rus'.
La chiesa di Roma chiese ai principi polacchi e ungheresi d'intervenire per indurre più facilmente quelli russi a cedere, e, proprio mentre sembrava che per la Rus' fosse la fine, il principe Jaroslav II riuscì nel 1234 a sconfiggere a Novgorod i cavalieri crociati, i quali, vista la mala parata, si rivolsero verso la Lituania, ma anche qui senza successo.
Ma il peggio doveva ancora venire. I cavalieri teutonici, conquistata la Prussia nel 1230, nonché la Pomerania polacca, tentarono di penetrare nella Rus' di Galizia-Volynia (a loro si aggiunsero anche gli svedesi). I Teutonici si unirono ai Portaspada (1237) e si preparono ad attaccare la Rus', alle prese con le orde tataro-mongole, le quali non solo erano riuscite a sconfiggere i russi, ma erano penetrate persino nei territori polacchi, boemi, croati e ungheresi.
Il primo vero attacco contro la Russia feudale, di religione cristiano-ortodossa, compiuto dalle forze cattolico-romane, risale al 1240, allorché papa Gregorio IX (1227-41) chiese agli svedesi di avviare una spedizione militare contro i finnici e il principato di Novgorod.
A tale spedizione parteciparono anche alcuni vescovi, incaricati di predicare e spiegare alle popolazioni locali l'obiettivo della campagna militare, ch'era appunto quello di diffondere l'unico vero cristianesimo, quello "latino".
Ovviamente, oltre a questa ragione culturale, vi era anche quella di tipo economico, che consisteva nella conquista della Neva e del lago Ladoga, al fine di garantire agli svedesi il privilegio di esercitare i traffici commerciali in questa regione, tagliando fuori il principato di Novgorod dal Mar Baltico e isolandolo dalla Finlandia.
Per tutta risposta, gli abitanti di Novgorod misero insieme un grande esercito, guidato dal principe Aleksandr (detto poi Nevskij), figlio di Jaroslav, il quale trasferì rapidamente le sue truppe verso la foce della Neva (dove 500 anni dopo sorgerà Pietroburgo) e il 15 luglio 1240 sconfisse pesantemente gli svedesi.
Subito dopo però il papa organizzò una nuova crociata coinvolgendo i cavalieri teutonici, i livoni e i danesi e questa volta l'offensiva contro la sola Rus', già invasa dagli eserciti tataro-mongoli, venne sferrata lungo un vasto fronte, spesso con la complicità dei boiardi (agrari russi), al punto che venne saccheggiata la città di Pskov, che aveva resistito a ben 26 assedi.
I teutonici erano già a una trentina di chilometri da Novgorod, quando il principe Nevskij, con una manovra inaspettata, cacciò i teutonici da Pskov, liberando tutte le terre vicine dagli invasori.
Tuttavia, la sconfitta più pesante i teutonici dovettero subirla il 5 aprile 1242, allorché l'armata di Novgorod, appoggiata da alcuni reggimenti di Vladimir-Suzdal li sfidò sul lago Peipus. In questa "battaglia sul ghiaccio" i teutonici persero 400 cavalieri e altri 50 furono fatti prigionieri.
Nonostante che l'invasione mongola non permettesse alla Rus' di cacciare definitivamente i feudatari tedeschi dalle terre estoni e lettoni, l'Ordine Teutonico non solo rinunciò a conquistare la Rus', ma fu anche costretto ad accettare la precedente giurisdizione di Novgorod su alcune terre baltiche.

Grazie a quella vittoria si rinsaldarono le posizioni dello Stato lituano di Mindaugas, si ribellarono una parte di polacchi e di prussiani contro i teutonici; ebbe infine un momento di tregua la Rus' di Galizia e Volynia, le cui truppe inflissero nel 1245 una grave sconfitta agli ungheresi e ai polacchi nei pressi di Jaroslavl. Vi fu anche il matrimonio dinastico tra il figlio del principe Daniil di Galizia, Svarn, e la figlia di Mindaugas, grazie al quale per un breve periodo di tempo Svarn divenne granduca di Lituania.
Visto il disastroso successo della crociata antirussa, la curia romana prese a chiedere ai regnanti polacchi, svedesi, norvegesi, e ai Teutonici di porre un embargo commerciale alla Rus', ma la richiesta rimase inascoltata.
Nella seconda metà del sec. XIII e nel corso di quello successivo l'Ordine teutonico proseguì la guerra contro i prussiani e i lituani occidentali, riconquistando le terre perdute, nonché la Pomerania orientale con Danzica, l'Estonia e la Jemaitia lituana. La sede del Gran Maestro dell'Ordine fu trasferita da Venezia a Marienburgo (Prussia).
I territori conquistati nel Baltico, corrispondenti a quelli attualmente occupati dall'Estonia e dalla Lituania, ebbero il nome di Livonia, una sorta di Stato confederale cui si aggregarono l'Ordine livonico, l'arcivescovato di Riga e tre vescovati, e le cui popolazioni, cattolicizzate a forza, furono ridotte allo stato di servitù nel quadro dei rapporti feudali.
Dopo aver sottratto alla Lituania la regione di Jemaitia, i teutonici chiusero gli accessi al Mar Baltico per la Polonia, la Lituania e la Russia. In tal modo l'Ordine rinsaldò le proprie posizioni nei traffici sul Baltico, mettendosi direttamente in contatto con le città che più tardi costituiranno la Lega Anseatica.




lega anseatica



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LA CROCIATA SVEDESE

Nel 1291 finisce l’avventura crociata in Terra Santa e i vari ordini cavallereschi sconfitti e delusi si ritrovano a dover tornare in patria a cercare una nuova occupazione per le loro attività militari ormai troppo specializzate per poterle cambiare. I più fortunati sono i Cavalieri Teutonici i quali dalla loro sede di Venezia, sotto l’auspicio di Federico II, si riorganizzano nel nuovo territorio baltico assegnato loro, dove oggi si trova Kaliningrad e il suo hinterland, e riprendono le loro attività guerresche per l’evangelizzazione delle genti baltiche.
Non seguiremo tutte le imprese dell’Ordine, ma diremo soltanto che il fatto che Lubecca avesse fondato un Kontoor a Polozk e un altro, il maggiore, a Novgorod impedì ai Cavalieri di condurre campagne troppo pesanti contro i territori che queste due città russe tradizionalmente controllavano, appunto per non disturbare i mercanti cristiani tedeschi, salvo a dare una mano nelle lotte per il potere in Lituania o ai colleghi Livonici quando le campagne armate potevano ritorcersi a vantaggio per i cattolici e a scapito dei russi scismatici.
L’oggetto del contendere specialmente con le Terre Russe non era tuttavia puramente religioso fra cattolici ed ortodossi o fra cristiani e pagani, ma il controllo delle materie prime e soprattutto di quei prodotti forestali ad altissimo valore aggiunto che avevano raggiunto il culmine della domanda sui mercati internazionali con prezzi davvero esorbitanti. Fino all’arrivo dei Cavalieri Teutonici e dei primi insediamenti coloniali tedeschi, una precedenza cronologica per lo sfruttamento apparteneva di certo ai russi e ai loro alleati finnici e baltici (questi ultimi per di più autoctoni), ma in particolare Novgorod vantava da sempre il dominio della maggior parte dei territori coperti dall’enorme foresta nordica o taigà nordeuropea che rappresentava appunto i “giacimenti” di cui qui parliamo. Siccome non erano disposti a dividere queste ricchezze con altri stranieri (per di più eretici come erano i cattolici nella visione della Chiesa Russa) senza un profitto, la soluzione finale restava: Guerre ad oltranza contro gl’intrusi! Niente di straordinario per i monaci cattolici armati (ci furono da queste parti anche gli ordini cistercensi prima dei Teutonici) che erano venuti fin lì proprio per questo, per portare la guerra santa contro pagani e scismatici. Per di più l’arrivo aborrendo dei Tatari fin in Polonia e sull’Adriatico, aveva rinnovato lo spirito di crociata tanto che alla fine il Papa da Avignone aveva ventilato nel 1307 la possibilità di muovere gli eserciti santi verso l’Est e a questo scopo aveva imposto una raccolta di fondi a tutti i vescovadi settentrionali.
Dunque le forze cattoliche erano preparate e qualcuna già spiegata nel luogo giusto pronta a partire per lidi lontani, sebbene in quel momento i Teutonici erano occupati ad “evangelizzare” con la spada e col fuoco Prussiani, Livoni e Lituani.
La Svezia da parte sua era immediatamente vicina alle coste occidentali dell’odierna Finlandia e (come si presumeva) ai Lapponi e ai Careli e da subito, con la fondazione del Vescovado di Åbo/Turku, iniziò la sua lenta penetrazione “religiosa” lungo le coste che la portò fino a Vyborg/Viipuri a due passi dalla Nevà.
La Norvegia addirittura aveva scoperto di essere fianco a fianco con i Lapponi a partire dall’esplorazione casuale della regione che poi chiamò Finnmark o Marca Finnica e inoltre, dopo una complicata navigazione, si era trovata faccia a faccia con i Careli, i fornitori principali di Novgorod. A causa di ciò nel 1252 il famoso Alessandro Nevskii aveva tentato, non sapendo bene dove colpire, di soprassedere a eventuali scontri armati e ci si accordò fra Trondheim e Novgorod nel lasciare il libero accesso ai propri procacciatori… sperando di non incontrarsi mai e di non venire alle mani troppo spesso!
Da quest’ultimo evento, ad esempio, si può capire che il problema centrale tuttavia restava per qualsiasi parte contendente l’ignoranza della geografia sia dell’Estremo Nord sia dell’Est Russo-Europeo per condurre una campagna militare in generale e conquistare i territori dove vivevano i “fornitori primi” dei tanto ambiti prodotti forestali. I contatti commerciali infatti non erano quasi mai diretti o pacifici, ma avvenivano sempre attraverso degli intermediari e nessun mercante era disposto a descrivere il come e il perché che considerava suoi personali non cedibili know-how. Che poi i novgorodesi avessero una prelazione sui contatti con i “fornitori”, nessuno poteva affermarlo con certezza visto che neppure la città sapeva dove finiva il suo hinterland. Inoltre gli scontri e le rappresaglie armate abbastanza frequenti coi finnici erano la prova più chiara che questi ultimi non si riconoscevano vassalli di nessuno, tanto meno dei novgorodesi. Era quindi logico che quegli stessi locali, se si calcava la mano un po’ troppo sui loro capetti, fossero pronti a correre dal concorrente tedesco nuovo arrivato per mettersi nelle sue mani contro il vecchio partner diventato troppo esoso.
Tutte queste problematiche vennero fuori in modo più clamoroso proprio in quel lasso di tempo fra il XIII e il XIV sec. e con l’intervento di Lubecca (l’Hansa) che apportò il commercio organizzato con un’etica del tutto nuova e degli standard di qualità e di quantità diversi e più precisi, in cui la grande approssimazione finora propria dei novgorodesi in questo campo dovette essere abbandonata per una pratica mercantile più moderna e più sviluppata.
A questo punto i compiti nel Mar Baltico assegnati quasi dal destino sono: 1. Protezione del traffico marittimo e terrestre affidata ai Cavalieri Teutonici e Livonici, 2. sfruttamento del territorio soggetto affidato per tradizione a Novgorod, ma da riaffermare di volta in volta contro le pretese dei nuovi venuti, e 3. la commercializzazione dei prodotti nordici ad alto valore aggiunto affidata all’Hansa. Sulla base di questi equilibri molto precari noi ci muoveremo per il resto del nostro racconto.
E. Christiansen riesce ad individuare i tipi di guerre che si conducevano sul Baltico proprio in base ai compiti assegnati come detto sopra. Uno era la razzia con agguati e sorprese ed era condotta da piccole bande in cui a volte si univano i locali ed era di solito messa in atto quando la richiesta dei prodotti aumentava e non si poteva aspettare la stagione degli scambi oppure quando si vedeva il concorrente introdursi in territori non suoi, come accadeva fra Norvegesi e Novgorodesi nel Mar Bianco o fra questi e Svedesi lungo le coste del Golfo di Botnia. L’altro tipo di guerra era il più micidiale poiché era seguito da devastazioni e distruzioni di qualsiasi costruzione, castello o colonia con la deportazione o l’annientamento degli abitanti.


Addirittura quest’ultimo tipo di scontri periodicamente si succedevano nella zona intorno a Viipuri che ogni contendente pretendeva essere in territorio di sua proprietà e quindi val la pena di conoscerli meglio. Partiamo dal 1295 quando Viborg/Viipuri è presidiata dallo svedese Torkel (Tyrgil) Knutsson. Costui dal forte da poco costruito appena la stagione lo consente si lancia in campagne militari a corto raggio allo scopo di instaurare un regime svedese sulla Nevà fino al Lago Ladoga e espellere i novgorodesi. In una di queste campagne viene eretto all’entrata del lago un altro forte e vi si accaserma una guarnigione. Non appena Novgorod ne ha notizia manda i suoi uomini e il forte viene abbattuto e gli Svedesi deportati in città. E’ chiaro a questo punto che mantenere un forte troppo lontano dalla centrale di Åbo/Turku è un’impresa rischiosa, per cui qualche anno dopo Torkel ripiega sulla costruzione di un altro forte stavolta alla foce della Nevà. Di qui riprendono le razzie e i sequestri ai convogli novgorodesi tanto che nel 1301 i Russi decidono di farla finita e il forte con un fortunato assalto è annientato per sempre. L’impresa di Torkel è chiaramente fallita e nel 1305, richiamato in patria, viene decapitato.
Novgorod nel frattempo è corsa ai ripari, ha riattato Koporié, il forte svedese alla foce della Nevà ormai abbandonato, mentre l’altro forte costruito da Torkel viene per il momento lasciato così com’è in rovina finché non sarà ristrutturato a città nel 1310. Gli Svedesi però non demordono in quanto in questi anni fra i loro ecclesiastici si andava sempre più diffondendo e rafforzando l’idea di dare finalmente il via alla Crociata verso Est premendo sul Papa affinché desse la benedizione e prescrivesse le indulgenze per coloro che partivano in guerra per la fede.
Åbo/Turku era ormai un vescovado che, benché con fatica, andava crescendo, ma le possibilità di allargarne i domini e di aumentare le decime c’erano e bisognava sfruttarle ora. Il progetto consisteva nel mettere un piede più saldo a Viipuri, di creare un altro vescovado e allargarsi poi nel ricco hinterland, battezzando Russi e Careli.
Nel 1319, morto il re di Svezia Birger e il re di Norvegia Haakon, le due corone si unificano sulla testa deNorvegia). Questo però è appena un bimbo di tre anni e perciò troppo piccolo per far da solo per cui è affidato alla reggenza di sua madre Ingeborg e al Consiglio dei Vescovi e dei Nobili per i prossimi 10 anni. Questa tutela condizionerà tutta la vita di Magnus e i suoi atteggiamenti ardentemente cattolici contro pagani e scismatici. Nel 1320 Ingeborg proclama una rinnovata amicizia con i Teutonici sottolineandola con esenzioni e privilegi alle proprietà (poche in verità) che i Cavll’unico erede Magnus (II di Svezia e VII di alieri avevano nelle vicinanze di Stoccolma. Subito dopo segue l’autorizzazione papale a usare l’Obolo di Pietro sinora raccolto per la Crociata contro pagani e scismatici e nel 1321 l’attacco a Novgorod ha inizio.
Anche nell’Alto Volga ci sono stati dei cambiamenti e Giorgio di Mosca è ora il Principe Anziano e, com’è logico, preme affinché Novgorod lo riconosca come signore della città. Giorgio interviene infatti massicciamente nella difesa di Novgorod e dopo varie vicende la Svezia decide che per il momento le forze non ci sono ed è costretta alla pace. Ci sono alcune cessioni di territorio e l’accordo che le parti non costruiranno più forti e castelli in “Carelia”. Tutto questo peraltro sempre in modo impreciso a causa dell’ignoranza geografica e forse anche perché in quell’occasione a Novgorod non c’era un buon conoscitore del latino e i testi della pace risultarono incongruenti su molti punti! Successivamente, vista la (momentanea) debolezza di Mosca (mancano armati e bravi comandanti), Novgorod si rivolge alla Lituania per le truppe mercenarie al servizio della città e addirittura affida il guardianaggio delle province litorali prima della foce della Nevà a Narimont, figlio del principe lituano Ghedimino (fondatore di Vilnius), sollevando naturalmente le invidie irose di Mosca. Alla fine salomonicamente un knjaz moscovita è ingaggiato al posto del lituano, ferma restando la dispensa di lasciare al figlio di Narimont l’incarico del padre sulle province baltiche già dette.



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LA LITUANIA

In tal modo alla Lituania furono annessi i principati di Polotsk e di Turov-Pinsk, nonché la parte sud-occidentale della Russia con Minsk, Vitebsk, Volynia, Podolje e persino Kiev: i territori lituani ormai andavano dal Baltico al Mar Nero. Nel regno di Lituania il 90% della popolazione era composto da russi, bielorussi e ucraini, tanto che veniva definito col termine di "Stato lituano-russo".
Agli inizi del sec. XIV, sotto il granduca Gediminus, si ebbe il progressivo avvicinamento tra il regno lituano e la Polonia, che aveva anch'essa conquistato i possedimenti della Rus' di Galizia, dove si cominciò ad imporre il cattolicesimo latino. Papa Gregorio XI (1370-78) ordinò di sostituire i vescovi ortodossi di alcune città con quelli cattolici. I santuari della chiesa ortodossa russa vennero o distrutti o sequestrati. La celebre Madonna di Czestochowa del convento di Jasna Gora è in realtà un'icona bizantina giunta nella Rus' di Galizia nel sec. XII e da qui trasferita in Polonia nel XIV sec., dove poi fu rifatta perdendo la sua specifica identità bizantina.
L'avversione dei polacchi cattolici nei confronti degli ortodossi era così forte che praticamente si suddividevano i credenti in due grandi categorie: i cattolici erano i signori feudali, gli ortodossi i contadini. Viceversa, in Lituania vi fu una politica di sostanziale tolleranza nei confronti di tutte le religioni, tant'è che la scelta ufficiale a favore del cattolicesimo latino avvenne solo sotto i successori del granduca Algirdas, figlio di Gediminus, il quale, nonostante la sua fede ortodossa, non resistette alla tentazione di compiere una serie di scorrerie nelle terre russe, giungendo persino alle porte di Mosca.
L'adozione del cattolicesimo-romano in Lituania avvenne alla fine del sec. XIV, sotto il granducato di Ladislao Jagellone (1377), il quale, dopo essersi alleato coi polacchi, uccise suo zio, il granduca Keistut (Kestutis), per accedere al trono. Venne quindi sottoscritto l'Atto di Krewo, che univa le terre lituane a quelle polacche nella forma di un accordo sull'unione dinastico polacco-lituana, suggellato nel 1385 dal matrimonio tra Jagellone e la regina Edvige D'Angiò e col conseguente battesimo e incoronazione di Jagellone nel 1387. Ladislao II con l’aiuto decisivo del cugino Vytautas (Vitoldo), da lui stesso investito del titolo di granduca di Lituania, riuscì a sconfiggere definitivamente i cavalieri teutonici nel 1410.
In Lituania tuttavia la predicazione del cattolicesimo latino non fu mai cosa facile: i riti pagani si mantennero sino alla metà del sec. XVI e anche oltre. La stragrande maggioranza della popolazione non comprendeva il latino. La prima diocesi lituana, con a capo il confessore della regina Edvige, fondata a Vilnius nel 1388, fu consacrata solo nel 1520, quando cominciò ad avere un certo numero di fedeli cattolici. D'altra parte nella stessa Vilnius metà della popolazione era di confessione ortodossa. Furono soprattutto i monaci predicatori a cambiare la situazione a favore del cattolicesimo: prima i domenicani e i francescani, poi i cistercensi e i carmelitani.
Inoltre va detto che tra i due regni era soprattutto la Polonia che voleva fare la parte del leone, cercando di conquistare le terre bielorusse, ucraine e russe precedentemente occupate dalla Lituania. Questa non voleva trasformarsi in una provincia polacca e una parte della nobiltà, con a capo il duca Witautas, figlio dell'ucciso Keistut, cominciò a ribellarsi.



nfatti, fino a quel tempo era esistito un solo stato nella Pianura Russa, la Rus di Kiev, e la sua politica si era fondata soprattutto sull’unione famigliare della città del sud con Novgorod al nord e con il possibile controllo armato dei Carpazi per proteggere l’integrità del proprio territorio e la propria economia. La Rus di Kiev però non era riuscita a vivere a lungo. La rottura dei legami politici era già cominciata quando Novgorod non aveva accettato più in modo stabile la presenza di un principe “straniero” mandato da Kiev, senza una richiesta formale ed un contratto “d’ingaggio” da parte della città del nord, rifiutando persino di piegarsi alle pressioni della Chiesa che spingeva all’obbedienza al Gran Principe di Kiev.
Lo stesso atteggiamento verso Kiev era stato tenuto da Polozk e questa città ora rappresentava la maggiore realtà politica esistente nella “regione lituana”.
La Rus di Kiev, alla fine, si era smembrata e verso la metà del XIII sec. nella zona intorno a Polozk, dove si trovava Novogrudok fra il Nieman e la Dvina, si fronteggiavano, quasi sempre in armi, la civiltà contadina slavo-russa, la civiltà contadina slavo-polacca, e il feudalesimo cattolico degli ordini cavallereschi insediatisi lungo la costa baltica, contro tutti gli interessi degli autoctoni lituani, prussiani e finnici, impotenti contro pressioni militari troppo potenti.
Per quanto riguarda la Rus, questa non si era attestata mai lungo le coste baltiche. Le città russe si erano sempre insediate a metà della corrente dei grandi fiumi del nord, forse a causa delle necessità fondamentalmente agricole della gente slava la quale non osava superare certe latitudini sfavorevoli alle proprie coltivazioni.
Questa situazione aveva lasciato quasi sempre in pace le genti autoctone, salvo lo sforzo dei monaci greco-russi di cercare di convertire Baltici e Finni al Cristianesimo Ortodosso. Ed è grosso modo fra Polozk, Minsk e Grodno che nasce cresce e si “slavizza” Mindaugas, il primo eroe nazionale lituano.
In realtà le origini della dinastia dei principi lituani, che ebbe come rappresentante famoso questo Mindaugas, sono avvolte nel mistero più fitto poiché le fonti non ne dicono molto. E’ probabile che il primo principe lituano realmente esistito sia stato un certo Lutuveras, ma non è molto sicuro perché prima di lui, appunto!, troviamo il nostro Mindaugas.
Questo personaggio, a nostro avviso, non è però forgiato passivamente dalle culture che ha tutt’intorno perché in fondo al suo cuore rimarrà sempre attaccato alle sue foreste e ai suoi dèi benché battezzato una volta ortodosso e poi cattolico. Non assimilerà mai quell’atmosfera che il cristiano di quei tempi sentiva aleggiare intorno a sé, specialmente se apparteneva alle classi dominanti amanti del simbolismo e dello sfarzo esteriore della chiesa medievale in genere.
Prima di immetterci nella storia di quest’uomo, vediamo di ripetere qualche dato sulla Lituania antica, quella cioè nominata nelle Cronache Russe.
Schematicamente essa era divisa in due parti: una alta o Lituania propriamente detta (Litvà in russo e Lietuvos in lituano) e una parte bassa o Zhemaitia, che indicava la Bassa (in lituano Zhemas significa appunto Bassa) del bacino del fiume Nieman (lit. Nemunas) conosciuta nelle Cronache tedesche col nome (latinizzato) di Samogizia.
Torniamo per un momento, e per sommi capi, ai problemi della Chiesa Cristiana Universale e diciamo che, sebbene ci fosse una sola fede cristiana, nell’XI sec. essa risultava separata dallo scisma fra i due grandi Patriarcati: Roma e Costantinopoli. Gli altri tre Patriarcati di Antiochia, Gerusalemme ed Alessandria risultavano quasi scomparsi, perché ormai sopraffatti dall’Islam.
Roma e Costantinopoli, dunque, si consideravano entrambi l’unica rappresentanza vivente di Cristo sulla Terra e tendevano perciò a farsi concorrenza fra di loro, quando conquistavano nuovi pagani alla fede di Cristo.
L’Europa, in grandissima parte, era ormai da secoli cristiana e quindi aveva già compiuto il passo di accettare i riti cristiani standardizzati ormai da tanto tempo dai due Patriarcati. Al contrario i nuovi battezzati, sia che fossero cattolici, come chiamava i propri fedeli la Cristianità di Roma, sia ortodossi, come li chiamava invece la Cristianità di Costantinopoli, talvolta non capivano il messaggio pratico (oltre che spirituale) che il Cristianesimo apportava in sconvolgimento di costumi, di rapporti fra gli uomini, di concezione del potere e di lingua per comunicare fra popoli diversi che avrebbero poi trasformato totalmente la loro vita.
E allora perché gli ultimi pagani europei nel nord del continente, abitanti da sempre in luoghi difficili da attraversare o addirittura da raggiungere, avrebbero dovuto abbandonare le loro vecchie credenze, utili fino a quel momento, per entrare a far parte dell’una o dell’altra Chiesa? E’ un quesito difficile e cercheremo di trovare la risposta proprio nella travagliata vicenda di Mindaguags e dei suoi contemporanei.
In questo XII-XIII sec. il Papa di Roma, ormai esauritesi le Crociate in Terra Santa, adotta allora la misura estrema: intraprendere nuove Crociate dirette contro le ultime sacche di paganesimo dell’Europa! Il Patriarcato Costantinopolitano, in piena decadenza e dominato dai cattolici romani sin dal 1204, a questo punto è impotente di fronte a queste azioni e cerca, per quanto può, di conservare intatte almeno le proprie diocesi, specie quelle russe molto ricche, fra Kiev e Polozk!
A far concorrenza alla Cristianità di Bisanzio in questi secoli non è solo il Papa di Roma, ma c’è persino l’Islam, con l’avanzata dei Turchi Selgiuchidi nell’Anatolia e dei Mongoli (Tatari) che minacciano il mondo ortodosso e russo. In questa tenzone fra Papato di Roma, Chiesa Russa e Islam si trovano coinvolte le genti lituane non organizzate e non ancora attratte né dall’una né dall’altra ideologia.
D’altronde, il Patriarcato Bizantino aveva avuto una politica di propaganda della fede molto diversa da quella del Papato di Roma. Non si faceva proselitismo missionario intenso e ai nuovi convertiti era lasciata la loro lingua nella liturgia e le conversioni si facevano con l’accordo del vescovo col capopopolo, più o meno come era avvenuto a Kiev con san Vladimiro nel 988-989. Oltre questo passo non si era andati e quei baltici che erano contrari, nella Pianura Russa, ad assimilarsi alla cultura slava ed ortodossa, continuarono a restare pagani e a vivere nel loro vecchio modo.
Quando arrivano i Cavalieri però la musica cambia. Il compito principale di questi monaci crociati assegnato dal Papa è di convertire tutti gli abitanti di questa terra al Cristianesimo Cattolico, ma soprattutto al loro modo di vedere il mondo e la società, a qualsiasi costo e subito, anche… con la forza!
Verso la metà del XIII sec. le città-stato in territorio lituano-bielorusso sono ormai una trentina e di queste quasi la metà avevano un principe il cui nome tradisce l’appartenenza alla gente lituana, ma battezzati nella religione ortodossa.
La Rus di Kiev e i principi russi del nord, il cui unico interesse era prettamente mercantile, videro la presenza dei Crociati come un elemento di disturbo per una politica di mantenimento della pace, ma anche come un’occasione per intensificare i traffici. I contatti di Polozk, Novgorod etc. furono condotti affinché il commercio coi Cavalieri e con i loro coloni tedeschi e i traffici locali dei russi proseguissero senza dannose interruzioni, purchè le credenze e i costumi russi restassero intatti!  Per il resto, i Cavalieri anch’essi cristiani che facessero quel che volevano coi pagani autoctoni ancora non convertiti…
Questo è dunque il quadro in cui si muovono i primi principi lituani.




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BOEMIA E POLONIA

Nei secoli VI-XI le terre tra l'Elba (Labe) e la Saala erano abitate da popolazioni antichissime: gli slavi occidentali, facenti parte dell'unione tribale serbo-lausica. Più a sud dell'Elba vi erano le unioni tribali dei Labi: Liutizi e Obodriti.

La trasformazione del regime clanico primitivo in feudale era tanto più veloce quanto più le popolazioni erano state precedentemente a contatto con l'oppressione schiavistica romana o avevano avuto rapporti commerciali coi romani.
Presso le tribù ceko-morave la decadenza del comunismo primitivo era già iniziata nei primi secoli della nostra era. La terra arata era diventata proprietà privata del contadino. La trasformazione dei contadini liberi in servi della gleba si era praticamente verificata tra il VI e il X secolo.
La resistenza dei contadini a questo tipo di servaggio determinò la nascita dello Stato militarizzato e giudiziario, favorito peraltro dalla minaccia, intorno al VI sec., dell'invasione dei nomadi àvari, che si insediarono in Pannonia.
La prima grande unione slava anti-àvara fu appunto quella dei principati ceko-moravi e pannonici del 623, capeggiata dal condottiero Samo (623-58), che non solo riuscì a fermarli, ma fu anche capace di sconfiggere le truppe del re franco Dagoberto I (629-39). Lo Stato creato da Samo, morto nel 658, non riuscì però a sopravvivergli, quando fu scongiurato il pericolo esterno.
Furono le nuove incursioni franche di Carlo Magno e di Ludovico il Germanico che ridiedero la spinta al rafforzamento dell'unità statale di quei territori slavi.
Il principato di Moravia era un vasto Stato di slavi occidentali e, nonostante alcuni principi, come Pribina, Rostislao e Svatopluk, si lasciassero sedurre dalle promesse dei principi tedeschi, esso preferì stringere alleanze con l'impero bizantino, tanto che nell'874 Ludovico il Germanico fu costretto a riconoscere l'indipendenza dello Stato moravo.
Il suo indebolimento cominciò a verificarsi quando alcuni principi preferirono appoggiarsi alla chiesa latina per poter allargare i propri confini, acuendo le contraddizioni del servaggio. Alcune tribù si staccarono dallo Stato moravo, che così non seppe affrontare l'invasione dei nomadi ungari, nel 905-906, che conquistarono soprattutto le terre
slovacche.

Dopo questi avvenimenti lo sviluppo storico degli slovacchi si separò da quello dei ceki, i quali, costituitisi in Stato autonomo alla fine del IX sec., diventarono il baluardo contro l'aggressione germanica e ungara. Anzi, fu proprio grazie all'aiuto dell'esercito ceko di Boleslao I che l'imperatore Ottone I riuscì a sconfiggere gli ungari nel 955.Lo Stato ceko-boemo si estese progressivamente verso la Moravia e la Polonia, sicché ad un certo punto si stabilì un confine comune con la Rus' di Kiev, che permise notevoli scambi commerciali e culturali.La Polonia non poté essere conquistata dai boemi perché anche qui si stava formando uno Stato slavo feudale di notevoli dimensioni, praticamente limitato dal Baltico, dall'Oder e dai Carpazi. La proprietà terriera di tipo feudale cominciò ad affermarsi e svilupparsi in Polonia intorno ai secoli VII-IX.Come molti altri popoli slavi, anche i polacchi passarono dall'ordinamento comunitario primitivo al servaggio, saltando la fase dello schiavismo. Vi erano sì schiavi, ma come frutto di guerre vittoriose: l'economia restava tribale, e quando si trasformò in feudale, gli schiavi divennero servi della gleba, legati alla terra e ai rapporti di dipendenza personale.Le tribù polacche erano tante: Poloni, Masovi, Vislani, Pomerani, Lenzani... e solo verso la metà del IX sec. esse si unirono attorno a due centri principali: il principato dei Vislani, nella Piccola Polonia, e quello dei Poloni, nella Grande Polonia.Dopo che il grande principato di Moravia ebbe conquistato le terre dei Vislani (877), la Grande Polonia diventò il centro della formazione statale. E il primo Stato polacco si formò col principe Mieszko I (960-992), il quale, insieme a molti nobili polacchi, preferì aderire al cattolicesimo latino, che inevitabilmente mortificò lo sviluppo autonomo di una cultura slava.Nonostante la Polonia fosse cattolica, la Germania di Ottone I cercò a più riprese di conquistarla, ma nel 938 contro i feudatari germanici vi fu un'insurrezione generale da parte degli slavi polabi, grazie alla quale, successivamente, la Polonia riuscì a togliere al ducato di Boemia la regione molto ricca intorno a Cracovia, raggiungendo così la sua massima espansione.
La guerra con la Germania riprese con l'ascesa al trono di Enrico II, ma anche questa volta ebbe la meglio la Polonia, il cui principe Boleslao il Coraggioso assunse il titolo di re nel 1025.
Queste vittorie contro i tedeschi esaltarono i principi polacchi, che pensarono di espandersi verso est, a spese dei russi. L'imperatore germanico Enrico II ovviamente favorì questa impresa, nella speranza di distogliere i polacchi dai confini occidentali.
Inaspettatamente nel 1018 il re Boleslao riuscì a impadronirsi di Kiev, elevando alla dignità di granduca Svatopluk, in precedenza cacciato dalla città dal fratello Jaroslav il saggio. Quest'ultimo, tuttavia, scacciò di nuovo Svatopluk e ridusse i confini della Polonia, che da allora cominciò a subire una serie di sconfitte anche da parte dei boemi e degli ungheresi, al punto che la Boemia riuscì a riprendersi nel 1021 la Moravia.
Quando poi la Polonia fu attaccata anche dai tedeschi (1025-34), ne approfittarono subito Boemia e Rus' per riprendersi i territori tolti loro da Boleslao il Coraggioso.
La rivolta dei contadini polacchi contro i nobili che li sfruttavano fu inevitabile (1037). Fu così estesa che i nobili, per reprimerla, furono costretti a chiedere aiuto ai feudatari tedeschi: il che trasformò lo Stato polacco in un vassallo di quello germanico.
Boemia e Polonia, nei secoli XI-XII, entrarono nella fase del feudalesimo avanzato. La Boemia era uno Stato diviso in piccoli territori, tenuti uniti dalla comunanza della cultura e della lingua, nonché dall'esigenza di far fronte ai tentativi di occupazione compiuti dai tedeschi e dagli stessi polacchi. Nonostante le vittorie conseguite, non poté impedire a Federico Barbarossa di nominare il principe di Moravia e il vescovo di Praga principi dell'impero germanico, il che li rendeva indipendenti dal re ceko.
Nel XII secolo iniziò, da parte dei contadini tedeschi, il processo di colonizzazione delle terre boeme più vicine ai confini. Un secolo dopo il fenomeno divenne di massa. Feudatari laici germanici s'insediarono in Boemia pretendendo vasti possedimenti terrieri. Agli immigrati tedeschi si aggiunsero i cavalieri teutonici, i templari, i francescani e i domenicani.
I re ceki non si rassegnarono e dopo molte resistenze riuscirono ad ottenere da Federico II il riconoscimento dell'indipendenza del loro paese e l'ereditarietà della corona ai sovrani boemi (Bolla d'oro di Sicilia del 1212). Purtroppo appena 30 anni dopo il paese dovette subire, insieme all'Ungheria e alla Polonia, l'invasione mongolo-tartara (1241-42).
Sarà però il re ceko Vratislao I che in qualche modo riuscirà a fermare l'orda asiatica, a recuperare alcuni territori sottratti in precedenza dai tedeschi e persino a incorporare nello Stato boemo l'Austria, la Stiria, la Carinzia e la Carniola. Cosicché si formò uno Stato molto vasto, che si trovò ben presto in conflitto con gli ungheresi del re Bela IV.
Tuttavia, poiché il patriziato tedesco residente in Boemia non faceva nulla per favorire la centralizzazione dello Stato, la monarchia tendeva inevitabilmente a indebolirsi. E infatti nel 1278 l'imperatore tedesco Rodolfo d'Asburgo riuscì a conquistare la Stiria, la Carinzia, la Carniola e la stessa Moravia. Anche se sotto Venceslao II gli Asburgo dovettero accettare l'unione della Boemia e della Polonia in un unico Stato.
Quanto alla Polonia, negli anni 1040-70, dopo la repressione dell'insurrezione contadina degli anni 1037-38, i feudatari si erano stretti attorno ai principi Casimiro I il Ricostruttore (1039-58) e Boleslao II (1058-79), i quali, sfruttando la lotta per le investiture tra Enrico IV e Gregorio VII, si erano liberati dell'influenza germanica.
Tuttavia, i feudatari polacchi, non sopportando più l'autoritarismo di Boleslao II, ch'era arrivato a eliminare il vescovo di Cracovia, mandarono al governo, con l'appoggio dei tedeschi e dei boemi, Ladislao I (1079-1102), il quale ovviamente rinunciò a ogni politica centralistica. Di questa debolezza statale (a metà del XIII sec. la Polonia sarà divisa in 20 ducati) cercò di approfittarne l'imperatore tedesco Enrico V, ma nel 1109 venne sconfitto dalla stessa popolazione polacca.
Fu l'ultima vittoria significativa. Infatti, nel 1157 il marchese Alberto l'Orso s'impadronì del Brandeburgo, presso la frontiera polacca. Negli anni '60 e '70 il Barbarossa (1152-90) riuscì a sottomettere gli slavi polabo-baltici. Nel 1181 il principe della Pomerania occidentale si riconobbe vassallo dell'imperatore tedesco.
La Polonia del principe Corrado di Masovia (Masuria) e Cuiavia (due regioni del bacino della Vistola, oggi in territorio polaccoa ) chiese aiuto al pontefice Gregorio IX, che gli inviò i cavalieri teutonici allo scopo di soggiogare i prussiani. Realizzato il compito, i Teutonici, dopo essersi uniti coi Portaspada, coi quali conquistarono alcune terre baltiche orientali, pretesero di costituirsi come Stato, stringendo così la Polonia da due lati e indebolendola al punto che nulla poté fare al cospetto delle devastanti invasioni mongolo-tartare del 1241, 1259 e 1287.
Dal XIII secolo in poi la Polonia non poté impedire in alcuna maniera il grande afflusso di coloni tedeschi all'interno dei suoi territori.




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L'IDEA DI CROCIATA

Se c'è una cosa che non si può trovare nei manuali scolastici di storia sono proprio le crociate cattoliche nelle terre baltiche o nel Nord-Est dell'Europa: uno di quegli eventi che praticamente risulta non essere mai accaduto.
Eppure sono durate infinitamente di più di quelle classiche contro l'islam che si studiano in tutti i libri di storia. Se consideriamo che già con Carlo Magno l'espansione franco-cattolica verso est costituiva parte integrante della politica estera carolingia e che le ultimissime crociate terminano nella prima metà del XVI sec., qui praticamente si ha a che fare con un periodo di almeno sette secoli.

Tutti i paesi europei centro-orientali di religione cattolica devono la loro cultura, la religione, spesso anche la loro lingua e quasi sempre i loro confini proprio allo sviluppo di queste crociate. Questi stessi paesi, una volta divenuti cattolici, assunsero iniziative particolarmente bellicose contro i paesi limitrofi ancora di religione o di cultura pre-cristiana o divenuti cristiano-ortodossi a partire dall'XI sec.
Particolarmente attivi in senso bellicista gli Stati cattolici furono quando in Europa occidentale cominciarono a svilupparsi, verso la fine dell'alto Medioevo, i traffici commerciali nell'area mediterranea e più in generale con l'oriente.
Questi traffici da un lato stimolavano l'interesse dei nuovi ceti borghesi per le risorse umane e materiali dell'est, dall'altro mandavano in crisi l'istituto del servaggio, su cui fino a quel momento avevano fatto le loro fortune i ceti agrari e nobiliari.
Ovviamente il termine "crociata" non appartiene al linguaggio medievale. Le fonti dell’epoca parlano di peregrinatio ("pellegrinaggio") o di iter ("viaggio in armi"). Dal XII secolo si afferma l’uso del termine passagium ("viaggio attraverso il mare"), o passagium generale quando si indicavano le spedizioni maggiori, indette da un’apposita bolla pontificia, e che quindi interessavano in via di diritto tutta la cristianità occidentale.
Le crociate del Nord, esattamente come nel Vicino Oriente, avevano lo scopo di arricchire non solo i mercanti, che con la loro attività volevano superare i limiti del feudalesimo, ma anche i feudatari, che non volevano rinunciare all'idea di vivere di rendita e che pensavano di poter ottenere, all'estero, con la forza delle armi, quelle ricchezze che stavano perdendo, all'interno, con la forza del denaro dei nuovi ceti commerciali e imprenditoriali.
Sotto questo aspetto le crociate servirono anche come valvola di sfogo, in senso colonialistico, alle gravi crisi sociali che attanagliavano un sistema iniquo e oppressivo come quello feudale, basato sulle grandi proprietà private, sulla progressiva rovina dei piccoli coltivatori, su un servaggio che, rispetto agli sviluppi del movimento urbano e mercantile (soprattutto dell'Italia e delle Fiandre), risultava sempre più anacronistico.
La crociata fu una risposta sbagliata (di politica estera) a un problema reale (di politica interna): il servaggio. Gli antagonismi feudali, che la borghesia andava esasperando, non produssero, se non in forme limitate, un movimento di opposizione del mondo contadino in direzione di un'equa ripartizione delle terre, ma un enorme travaso di popolazioni da ovest verso est, preceduto da accanite campagne militari, delle cui motivazioni ideologiche si fece carico il clero cattolico, secolare e soprattutto regolare.
Intorno al Mille la lotta dei contadini contro i feudatari assunse le forme di una vera e propria fuga dai feudi, spesso in concomitanza con lo sviluppo di movimenti ereticali antiecclesiastici, fino alle insurrezioni vere e proprie (p.es. in Normandia nel 997, in Bretagna nel 1024 o nelle Fiandre nel 1035). La stessa crociata dei poveri del 1096 fu in realtà una gigantesca fuga dall'oppressione feudale, che si risolse in una carneficina tra i partecipanti.
D'altra parte i feudatari erano avversari irriducibili dei contadini in rivolta, e raramente scendevano a compromessi. Molto spesso era in lotta anche tra di loro. A quell'epoca i domini feudali più importanti erano il ducato di Normandia (creato dai normanni scandinavi), la contea delle Fiandre, la contea di Angiò (questi conti verso la metà del XII sec. diventeranno signori d'Inghilterra), il ducato di Bretagna, la contea della Champagne, il ducato di Borgogna, la contea di Poitou, il ducato di Aquitania, la contea di Tolosa: questi feudatari posero fine alla dinastia carolingia, che pur era servita per opporsi a tutte le popolazioni pre-cristiane o non cattolico-romane, e diedero il potere a Ugo Capeto, la cui sovranità risultò del tutto insignificante.

Storicamente col termine "crociata" occorre intendere quelle spedizioni militari a scopo commerciale, o comunque di espansione territoriale in nome di interessi materiali legittimati da una copertura ideologica, che può andare dalla lotta di civiltà che il cristianesimo latino si sentiva in dovere di sostenere contro il paganesimo, alla liberazione della Terrasanta dal dominio musulmano, sino alla soppressione di confessioni cristiane rivali a quella cattolico-romana.

Va tuttavia detto che gli stessi musulmani, partiti dalla terra d'Arabia, arrivarono in Europa sino alle porte dei Pirenei e di Vienna. Anche questa in fondo era per loro una sorta di "crociata", forse con una differenza, se si vuole: che, mentre gli islamici erano consapevoli di non avere una cultura superiore a quella cristiana, e si limitavano ad assoggettare politicamente ed economicamente i cristiani, quest'ultimi invece pretendevano una sottomissione completa da ogni punto di vista.
Generalmente i manuali scolastici parlano di otto crociate che si svolsero nell'arco di 200 anni e furono dirette tutte verso il Medio oriente, il Mediterraneo orientale, ivi incluso il saccheggio di Costantinopoli nel corso della quarta crociata (ma non dobbiamo dimenticare l'atteggiamento che assunsero Portogallo e Spagna all'interno dei loro paesi nei confronti degli islamici e degli ebrei). Protagonisti principali delle crociate anti-islamiche i francesi, gli italiani e i tedeschi, ma vi furono significative presenze degli inglesi  e nella quinta degli austro-ungheresi.
In realtà le crociate furono molte di più e l'idea stessa di crociata non riguardò unicamente la guerra anti-islamica.
Qualunque provvedimento poliziesco o militare a carico di un movimento di persone aggregato attorno a un ideale di vita, che si protrae nel tempo fino alla completa sottomissione di tale compagine o fino al suo annientamento, in caso di resistenza attiva, può essere definito col termine di "crociata". Che poi l'ideale di vita sia di tipo religioso o laico, la sostanza non cambia.
Dunque vanno considerate "crociate" non solo le spedizioni militari contro gli arabi, ma anche quelle contro i turchi, che avvennero molti secoli dopo quelli classici del basso Medioevo, e sono state vere e proprie "crociate" tutte quelle compiute contro le popolazioni di religione "pagana", cioè "non cristiana", come appunto i germani e gli slavi confinanti con il sacro romano impero (senza dimenticare quelle compiute contro le popolazioni americane, africane e asiatiche), e persino quelle compiute dai cattolici-romani contro gli ortodossi-bizantini o quelle tra cattolici-romani e protestanti, per motivi di rivalità su un ideale comune di cristianità.
Sotto questo aspetto debbono essere considerate "crociate" non solo le spedizioni militari compiute all'esterno di un determinato paese, contro altri paesi, ma anche tutti quei provvedimenti repressivi, interni a un determinato paese, intrapresi contro i cosiddetti "eretici", i nemici dell'ordine pubblico, delle autorità costituite e così via. Le crociate si fanno sempre in nome di un ideale religioso, che oggi - quando si ripetono - ovviamente risulta di molto laicizzato, almeno nell'ambito occidentale.
Nel corso della storia medievale le crociate contro i movimenti ereticali e pauperistici sono state un'infinità e tutte molto cruenti. Quanto, in queste decisioni così unilaterali, abbia pesato la trasformazione del beneficio vitalizio della terra in possesso ereditario, è facile capirlo. Allorquando in Francia le terre passarono in proprietà dal padre al primogenito (maggiorasco), si rese relativamente difficile la vita agli altri figli, che come alternativa avevano o la carriera ecclesiastica o appunto quella militare in terre da conquistare.
Molti storici tendono ad attribuire l'esplosione delle crociate verso est (contro l'islam o contro il paganesimo o il cristianesimo ortodosso) al forte aumento complessivo della popolazione euroccidentale. Ma è assai raro trovare uno storico che, oltre a chiedersi le motivazioni di questa improvvisa crescita demografica, nonché il fatto che ad un certo punto risultava essere incompatibile con le risorse disponibili, spieghino anche in maniera esauriente in che misura sarebbe stato possibile evitare che lo scarto tra popolazione e risorse si trasformasse in una guerra di conquista verso popolazioni pacifiche.

L'Italia e le Fiandre, verso gli inizi del Basso Medioevo, erano riuscite a imporre a tutto il sacro romano impero d'occidente un'impressionante svolta verso i consumi e i consumi di qualità, in virtù dei loro commerci internazionali, che poi porteranno, alla fine del Medioevo, alle prime forme di "capitalismo manifatturiero", mediante cui si assisterà a una progressiva trasformazione dell'artigiano in operaio salariato.
L'esigenza di poter acquistare, col denaro, prodotti costosi, di qualità, pregiati, rari, indusse quanti per tradizione se lo potevano permettere (le classi nobiliari o comunque possidenti), ad acuire le contraddizioni del servaggio e della dipendenza personale, che fino a quel momento erano rimaste nei limiti della capacità di consumo degli stessi proprietari feudali.
Ad un certo punto il servo della gleba rischiava di vedersi trasformato in una sorta di schiavo in veste feudale, la cui unica alternativa era diventata quella di fuggire dal feudo e di trasformarsi o in un operaio salariato o in carne da cannone per qualche esercito di ventura, oppure appunto in un emigrante in terre lontane, in cerca di fortuna. Non a caso le crociate vengono fatte da contadini rovinati dai debiti e da operai il cui salario non era sufficiente a mantenere una famiglia.
Gli storici spesso mettono in risalto il fatto che in Europa occidentale esistessero tecniche rurali di coltivazione della terra molto più avanzate che tra le popolazioni slave: p.es. l'aratro a versoio in ferro che consentiva di lavorare i terreni pesanti; il collare di spalla per i cavalli, che non strozzava l'animale durante lo sforzo; la rotazione triennale delle colture, che forniva avena per le bestie; le tecniche di bonifica dei terreni paludosi; il prosciugamento dei nuovi campi da coltivare; la costruzione di dighe...
Eppure tutti questi progressi non indicano affatto, di per sé, un sicuro indice di benessere economico generale, per tutti i lavoratori; infatti, se al progresso tecnologico non segue un'equa ripartizione delle ricchezze, la tecnologia finisce col procurare vantaggi solo ai ceti possidenti, portando col tempo alla rovina tutti gli altri. E' sintomatico, in tal senso, che le crociate vengano fatte proprio nel momento in cui l'Europa rurale aveva conosciuto le innovazioni tecnologiche più significative. Fu ad es. sufficiente la carestia del 1144-47 per far scatenare alcuni esodi di massa.
La stragrande maggioranza dei coloni nord-europei proveniva da Sassonia, Franconia, Renania, Turingia, Olanda e Fiandre (quest'ultime due le più fittamente popolate di tutta Europa), ma anche dalla Danimarca e dai paesi scandinavi, per non parlare di quelle formazioni militari trasversali quali furono gli ordini monastico-cavallereschi. Se consideriamo che inglesi, francesi e italiani parteciparono in maniera massiccia anche alle crociate anti-islamiche in oriente, e che spagnoli e portoghesi erano impegnati con medesime crociate all'interno dei loro rispettivi paesi, si può tranquillamente sostenere che non ci fu popolazione europea che non intraprese guerre di tipo coloniale a partire dalla nascita dell'impero carolingio.
Per quanto riguarda la conquista delle terre slave, gli storici sono spesso costretti a cadere in taluni inevitabili controsensi, proprio in virtù del fatto che tali popolazioni, siano esse di religione pagana o di religione ortodossa, non condussero mai guerre preventive di conquista o di colonizzazione nei confronti dell'occidente europeo. Studiosi e ricercatori infatti da un lato sostengono che il colonialismo arrecò grandi benefici alle popolazioni slave, in quanto insegnò loro nuove metodiche rurali e commerciali; dall'altro però cercano di attenuare al massimo il fatto che l'introduzione di tali metodiche fu accompagnato da una sistematica distruzione di culture autoctone e da assoggettamenti durissimi di popolazioni "straniere".
Nelle terre colonizzate gli europei riprodussero le stesse forme di rapporti di potere politico e di proprietà economica che vivevano nelle loro terre d'origine (la cosiddetta "madrepatria"), per cui, in definitiva, di tutto il progresso tecnologico esportato solo loro stessi ebbero modo di beneficiarne al massimo, e non certo le popolazioni slave sottomesse.
Questo poi senza considerare che oggi uno storico dovrebbe mettere in discussione non solo lo sfruttamento della manodopera altrui, ma, in virtù di una certa coscienza ambientale, anche lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. L'uso di metodiche invasive nei confronti della natura porta questa a impoverirsi, inesorabilmente, cioè a trasformarsi in qualcosa di artificioso, che col tempo si rivela poco produttivo, anzi soggetto a desertificazione.
La crociata è dunque l'antesignana, a sfondo più che altro religioso, del moderno colonialismo europeo, che si è imposto sulla scena mondiale in nome di una presunta superiorità politica (i concetti di "stato", "democrazia", "burocrazia" ecc.), economica (i concetti di "profitto", "interesse", "mercato" ecc.) e culturale (i concetti di "teologia", "scienza", "tecnologia" ecc.).
Il termine "crociata" cominciò a entrare in disuso, nel linguaggio europeo, quando gli illuministi francesi lo vollero applicare solo alle conquiste compiute in nome di un'ideale religioso: in tal modo essi potevano evitare di considerare "crociate" le spedizioni colonialistiche della borghesia nei paesi di quello che oggi viene chiamato "terzo mondo".
Nei manuali scolastici di storia non appaiono le cosiddette "crociate baltiche", che pur durarono dai tempi dei Merovingi-Carolingi sino al XVI secolo, perché è quasi impossibile trovare una giustificazione ideologica ai massacri compiuti dai franchi e dai sassoni convertiti al cattolicesimo latino.
Infatti, proprio mentre si svolgevano queste carneficine a carico degli slavi pagani, la chiesa romana decideva di appoggiare senza riserve i franchi, al punto che nell'800 accettò la proposta di Carlo Magno di incoronarlo imperatore del sacro romano impero, violando l'integrità territoriale di tale impero rappresentata dal basileus bizantino.
Come meravigliarsi dunque dell'analogo silenzio che i medesimi manuali riservano alla dura ostilità che i cattolici-romani hanno sempre nutrito nei confronti dei bizantini di religione ortodossa? Ancora oggi quest'ultimi vengono definiti col termine di "scismatici", mentre nella realtà fu la chiesa romana che, proprio con quella incoronazione e con l'inserimento del Filioque nel Credo (la madre di tutte le eresie latine), aveva posto le basi per la separazione del 1054, che, come noto, riguardò molti altri aspetti della tradizione (dall'uso del pane azzimo nell'eucaristia alla questione del "primato petrino" fino al diverso modo di amministrare i sacramenti). [Per uno studio della storia della chiesa medievale.



le crociate


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