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la moda nel medioevo

gli abiti

LA MODA NEL MEDIOEVO

Di Dario Riccitelli

Nota dell’autore: il Medioevo è un periodo molto lungo, che racchiude più di mille anni di storia. È in pratica impossibile descrivere in poche pagine un fenomeno culturale e sociale così importante come quello della moda nel Medioevo. Chi scrive, inoltre, non è uno storico e non ha la pretesa di esserlo, ma semplicemente un appassionato che ha cercato di raccogliere informazioni sulla moda del Medioevo da libri, saggi, siti web e riviste storiche per poi metter insieme un piccolo opuscolo in grado di dare alcune brevi nozioni su questo tema.
Spero che troviate queste informazioni utili e interessanti e soprattutto che vogliate perdonare gli errori che, sono sicuro, avrò commesso nello scrivere queste pagine.

INTRODUZIONE

Potrebbe sembrare strano parlare di moda in relazione al periodo medioevale, ma non è
così. È proprio nel Medioevo, infatti, che nasce la “moda”. Ovviamente non stiamo parlando di grandi linee produttive o di marchi internazionali che si impongono pesantemente sul mercato, ma una moda c'era e si esprimeva in maniera molto semplice: il vestito doveva essere comodo, pratico, durevole e rappresentativo.
L’affermarsi dell’ideale cortese contribuì in tal senso a diffondere l’importanza del proprio status, anche attraverso i propri vestiti e, come si può immaginare, il mondo
aristocratico fu il primo a subire questa influenza.

I vestiti nel Medioevo dovevano dunque svolgere tre funzioni fondamentali: coprire tutto il corpo (per pudore non era infatti possibile mostrare alcune parti del proprio corpo in pubblico), proteggere dal freddo e fare da ornamento al proprio corpo. L’unico modo per rispondere a tutte queste esigenze era quello di vestire tuniche e mantelli lunghissimi dalle maniche larghe e lunghe fino a coprire le mani. Le calzature, invece, erano solitamente stravaganti con le punte all'insù.
Generalmente la tunica della donna era lunga fino alle caviglie e fermata in vita da una cintura, mentre quella dell’uomo era più corta (solitamente alle ginocchia), fermata in vita anch’essa da una cintura. Per coprire le gambe l’uomo utilizzava delle brache. Non esistendo le tasche, era uso comune appendere alla propria cintura una specie di borsa in stoffa (detta anche “scarsella”).


A parte i neonati (completamente fasciati e con il solo viso scoperto) non c’era alcuna distinzione tra le diverse età: sia i bambini che gli adulti erano vestiti allo stesso modo.

Nel corso degli anni il modo di vestire subisce numerose variazioni. Verso la metà del XIII secolo, ad esempio, si ha la sparizione della tunica e la comparsa della sopravveste, una specie di lunga casacca senza maniche che si sovrappone alla veste. A questa si aggiungono un mantello con cappuccio, risvolti frontali e chiusure laterali all’altezza della spalla, variegati copricapo, guanti e pelli o pellicce varie.

Dopo questa breve (e volutamente incompleta) introduzione, vi chiederete quanto sono “fedeli” i costumi che spesso si vedono nelle varie sfilate medievali. È infatti molto frequente vedere figuranti di epoche diverse partecipare alla stessa manifestazione
storica, ad esempio dame o messeri con vesti lunghe e poco sfarzose (primo medioevo) insieme a personaggi con vesti sgargianti, casacche preziose e copricapo voluminosi (appartenenti al tardo medioevo).



Tratta dal Codice MANESSE XIV secolo, anche se ambientato nel XIII.


Non vogliamo prendere le difese di nessuno, ma bisogna sottolineare che è molto difficile riprodurre con fedeltà un periodo storico in una manifestazione di pochi giorni, e a volte ci sono particolari esigenze che vanno contro la fedeltà storica del periodo o della manifestazione stessa.
Generalmente si tende a chiudere un occhio e accogliere il maggior numero di figuranti per poter offrire un “prodotto” (la sfilata storica) più ampio e più variegato, anche se gli storici integerrimi potrebbero avere molti motivi per cui storcere il naso.
Siate quindi clementi nel caso in cui notiate qualche incongruenza durante le manifestazioni a cui assisterete.

SFARZO E COLORI

Con il passare degli anni assume sempre più importanza il valore simbolico delle vesti indossate: ricchezza e classe sociale devono saltare agli occhi. Diventa molto comune (per l’aristocrazia del periodo) l’utilizzo di gioielli, pietre variopinte e metalli lucenti.

Anche i colori esprimono diversi stati sociali: il rosso è il colore preferito dai potenti, seguito da bianco e verde; grigio e
è marrone  invece,  per  la  scarsa lucentezza, restano i colori del popolo.

È interessante sottolineare come il Medioevo si differenzi dalle epoche che lo precedono proprio per questo senso del colore, assente fino ad allora. Addirittura la luminosità del colore stesso era un indice fondamentale per i giudizi dell’epoca: i colori che emanano più luce sono i più apprezzati, mentre vengono scartati quelli che all’epoca non era possibile (perché alcune conoscenze tecniche non erano ancora disponibili) rendere luminosi.



Affresco di un rogo ereticale che dimostra l'uso di colori vivaci.


Curiosità: naturalmente i nobili erano coloro che potevano sfoggiare gli abiti più sfarzosi e preziosi, ed è proprio contro questo abuso di lusso che a Bologna nel 1401 lo Statuto suntuario impose precise limitazioni al lusso degli abiti e prescrisse di far bollare le vesti, precedentemente confezionate, che esulassero dalle nuove norme statuarie

STOFFE E TESSUTI.

Le stoffe più comuni nel periodo medievale erano il lino (utilizzato non solo per i camici, ma anche per le lenzuola) e la canapa. Quest’ultima, essendo particolarmente resistente, era perfetta per fodere e abiti da lavoro. Molto utilizzato anche il fustagno (un misto di lino e cotone), che serviva sia per gli abiti che per l'arredamento.

A queste si affiancano sete, damaschi e broccati importati dall'Oriente, dall'Egitto e dalla Sicilia, il cui consumo in Europa aumenta notevolmente nel corso del XII secolo.

Le  stoffe potevano  essere di  tinta  unita, a  più colori  mescolati, a  disegni  di fiori  e  fronde, disseminate di pois, o variamente rigate.

L’introduzione delle pelli e pellicce avviene, invece, in seguito allo sviluppo del commercio. Le pelli derivanti da fauna d’importazione (castoro, zibellino, orso, ermellino e vaio) erano molto pregiate, mentre meno apprezzate erano quelle provenienti dalla fauna locale (lontra, volpe, lepre, coniglio, faina, agnello). Le pelli venivano cucite all'interno delle maniche o fra le due stoffe dei soprabiti imbottiti. Le più comuni, come il coniglio, venivano tinte di rosso e usate per decorare i polsi e l'orlo inferiore delle tuniche.

L'ABBIGLIAMENTO MASCHILE E FEMMINILE.

Gli uomini generalmente vestivano delle brache (il solo capo d'abbigliamento riservato
esclusivamente all'uomo), ovvero dei calzoni di tela sottile lunghi fino alle caviglie. Fino al XII secolo si usava tingere le brache di rosso, ma questa moda scomparve dopo che vennero introdotte di cuoio o di seta. Sotto la veste si indossava una camicia, una specie di tunica chiusa in lato e aperta in basso davanti e dietro, lunga fino a metà polpaccio. La  veste  (o  tunica) era  invece  un  abito  di  lana  o  di  seta  dall'ampia
scollatura, che si infilava dalla testa. Le maniche erano semilunghe e molto larghe e la gonna, ampia, pieghettata e aperta davanti e dietro, arrivava fino ai piedi. Era chiusa in vita da una cintura alla quale si appendevano la borsa (la scarsella di cui abbiamo parlato prima) e le chiavi.
Il mantello era invece un indumento riservato ai nobili, che poteva essere di varie fogge. La più diffusa era quasi a ruota, di mezza lunghezza e senza maniche. In genere era di tessuto pesante foderato di pelliccia, ricamato e adorno di frange; aveva un apertura
laterale e si chiudeva sulla spalla destra per mezzo di un fermaglio o di un legaccio.
Le calzature erano molto diverse tra loro, ma per semplicità possiamo raggrupparle in due categorie: scarpe (in stoffa o pelle, simili alle odierne pantofole e utilizzate in casa o infilate negli stivali) e stivaletti (di cuoio spesso, chiuse alla caviglia con un gran numero di stringhe e asole).
Altro accessorio era il copricapo, disponibile in diverse forme: berretto di lana o tela, con pesante berretto floscio, conico, con l'estremità ripiegata, munito di paraorecchi per l'inverno, calottine di cotone o cappello di feltro a larghe falde abbassate, per l'estate.


Abbigliamento contadino, dalla Bibbia Macieiovsky del 1270 cira a Parigi.



Abbigliamento benestante e nobiliare XIV secolo circa.


Un discorso a parte meritano gli uomini che facevano parte della chiesa. Coloro che rinunciavano al mondo per servire Dio e vivevano nel silenzio e nell'austerità avevano abiti semplice e funzionali: scarpe e calze, due cocolle e due tuniche leggere per l'estate; lo stesso, in tessuti pesanti, per la stagione fredda.
Le più alte cariche della Chiesa (tipo il vescovo o il cardinale), al contrario, vivevano nell'agiatezza e avevano numerosi poteri sia spirituali che materiali. Vesti preziose, stoffe ricercate, abiti sgargianti (rosso e violetto) facevano parte di questi “vantaggi” materiali.


Abbigliamento ecclesiastico X secolo circa.


L'abbigliamento femminile non era molto diverso da quello maschile, a parte il fatto che le donne non portavano le brache, ma talvolta si cingevano il petto con un velo di mussolina a mo' di reggiseno.
Anche le donne vestivano una tunica, che poteva essere normale (semplice e lunga) o composta (verso il 1180, con un corsetto aderente, una larga fascia che sottolineava la vita e una gonna lunga aperta su entrambi i fianchi). Quest’ultima soluzione slanciava la figura e disegnava la forma dei fianchi, del ventre e del dorso. Lo scollo era sempre ampio e rotondo, le maniche lunghe e svasate a partire dal gomito.


Esempio del secolo XIV - o XV.


A completamento della tunica la donna sfoggiava una cintura molto ampia, di cuoio intrecciato, di seta o di lino, sapientemente allacciata.
Si effettuava un primo giro all'altezza della vita, un nodo sui reni, poi un secondo giro all'altezza dei fianchi, un nuovo nodo all'altezza del bacino ed infine si lasciavano cadere le estremità in due bande uguali fino a terra.
Le calze erano simili a quelle degli uomini ma sempre sorrette da giarrettiere, perché non potevano essere agganciate alla cintura delle brache.
Anche nel medioevo le scarpe femminili erano di vario tipo: alte o basse, chiuse o aperte, con o senza linguetta, di cuoio, di feltro, di tessuto, foderate di pelliccia. La moda prediligeva i piedini minuscoli, i tacchi abbastanza alti, il passo ondeggiante e accuratamente studiato.




Donna XIII secolo.
Da Codice Manesse XIV secolo.


A partire dal XII secolo i mantelli vennero chiusi con doppi bottoni che si infilavano in due occhielli, e potevano essere sferici, piatti, di cuoio o di tessuto, d'osso, di corno, d'avorio o di metallo. Il mantello si prestava ad una grande varietà di invenzioni quanto alla forma, alla lunghezza, alla decorazione, alla materia usata.
Le donne più giovani portavano solitamente i capelli con la scriminatura al centro e due trecce che scendevano sul petto (talvolta anche fino alle ginocchia). Le vedove e le suore, invece, portavano un ampio copricapo di tessuto leggero che nascondeva completamente i capelli, le tempie, il collo e la parte superiore del busto.

Come potete ben immaginare gli abiti dei contadini erano totalmente differenti rispetto a quelli dei nobili. Erano generalmente fatti con tessuti a buon mercato, casacche e mantelli erano più corti (per risparmiare sulla stoffa) e non si indossavano né calze né scarpe (a meno di rudimentali zoccoli in legno). Tutti viaggiavano a gambe nude e non portavano copricapo.




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